giovedì 23 febbraio 2012
giovedì 2 febbraio 2012
Lusi dimettiti - Bene la scelta del PD di cacciarlo dal gruppo parlamentare
In questi casi non c'è garantismo che tenga. Lusi deve dimettersi anche da Senatore. Atteggiamenti come questi allontanano la gente dalla politica. Noi siamo diversi. Dimostriamolo con i fatti.
Di seguito il testo dell'intervento del tesoriere nazionale del Pd Antonio Misiani sul caso Lusi e più in generale sul bilancio del Pd e sul finanziamento ai partiti, pubblicato oggi su l'Unità
L'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere
nazionale della Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici
che vanno affrontati a viso aperto.
Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire che l'altra sera, nella
sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un vasto pubblico (tra cui
il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose sbagliate. È satira, ma
c'è il rischio che per far ridere si incida nelle convinzioni di molte
persone. Alcune cose vanno dunque precisate.
Primo: il Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto
distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò,
non ha alcun titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio
della Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader
di un'altra formazione politica.
I 13 milioni di euro al centro delle indagini della magistratura sono stati
sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non ha mai girato rimborsi
elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici sono il pagamento
da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant'Andrea delle Fratte e
il rimborso di alcune spese di gestione della sede e del personale
distaccato.
Secondo punto da precisare e ricordare: il bilancio nazionale del Pd, sin
dalla nascita nel 2007, è controllato fino all'ultima fattura da una società
di revisione indipendente (PriceWaterhouse Coopers, gli stessi che
certificano il bilancio della Banca d'Italia). Siamo gli unici a farlo,
sulla base dì una precisa scelta politica di trasparenza.
Terzo: il Pd ha reagito all'indagine che ha coinvolto un suo parlamentare
senza alcuna timidezza, seguendo con rigore le regole che ci siamo dati.
Tutto questo, naturalmente, non toglie in alcun modo dal campo i riflessi
politici della vicenda, perché il punto di fondo è la necessità di una
profonda riforma del sistema dei partiti, in attuazione dell'articolo 49
della Costituzione. Uno snodo cruciale della più complessiva riforma della
politica, che chiama in causa tutte le forze politiche, Pd compreso.
I rimborsi elettorali, di gran lunga la principale fonte di finanziamento
dei bilanci nazionali dei partiti, negli anni più recenti sono stati
drasticamente ridimensionati: è stato cancellata la prosecuzione dei
rimborsi anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura e sono
stati ridotti del 30 per cento gli stanziamenti.
Nel 2010 i rimborsi elettorali ammontavano a 290 milioni. Nel 2011, con la
fine dei rimborsi relativi alle politiche 2006, questa cifra è scesa a 189
milioni. Con la progressiva entrata in vigore dei tagli già decisi le
risorse si ridurranno ulteriormente a 143 milioni: è un livello inferiore,
in termini pro capite, a quanto viene destinato ai partiti in Germania,
Francia e Spagna.
Ciò che invece è rimasto invariato è il sistema dei controlli interni ed
esterni sui bilanci dei partiti. Secondo la normativa vigente ogni partito
che riceve i rimborsi elettorali deve redigere un rendiconto, che viene
esaminato dai revisori dei conti interni.
Il rendiconto è trasmesso al Presidente della Camera e un collegio di
revisori, nominato d'intesa tra i Presidenti di Camera e Senato, verifica la
regolarità formale del rendiconto.
I bilanci dei partiti sono pubblicati su due quotidiani e sulla Gazzetta
Ufficiale. Punto. È un sistema chiaramente insufficiente, che va
radicalmente cambiato guardando alle migliori esperienze europee.
Il Pd ha da tempo detto come la pensa: proponiamo che i rendiconti siano
sottoposti obbligatoriamente alla certificazione di organismi esterni, siano
essi società di revisione o un'autorità indipendente o la Corte dei Conti.
Chi sgarra, deve perdere il diritto ai rimborsi elettorali. I rendiconti dei
partiti vanno pubblicati non solo sui giornali ma anche su Internet, a
disposizione dei cittadini che hanno il diritto di vedere e capire come i
partiti si procurano le risorse e come le spendono.
La trasparenza non è uno slogan, abbiamo scritto nelle pagine Internet in
cui abbiamo messo online i conti del Pd
(http://beta.partitodemocratico.it/speciale/trasparenza/bilancio.htm). Oggi
è una questione vitale, se vogliamo che i partiti riconquistino la fiducia e
il rispetto dei cittadini.
Antonio Misiani
(Tesoriere Nazionale Pd)
Di seguito il testo dell'intervento del tesoriere nazionale del Pd Antonio Misiani sul caso Lusi e più in generale sul bilancio del Pd e sul finanziamento ai partiti, pubblicato oggi su l'Unità
Bilanci certificati e trasparenti: il Pd li ha, gli altri?
L'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere
nazionale della Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici
che vanno affrontati a viso aperto.
Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire che l'altra sera, nella
sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un vasto pubblico (tra cui
il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose sbagliate. È satira, ma
c'è il rischio che per far ridere si incida nelle convinzioni di molte
persone. Alcune cose vanno dunque precisate.
Primo: il Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto
distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò,
non ha alcun titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio
della Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader
di un'altra formazione politica.
I 13 milioni di euro al centro delle indagini della magistratura sono stati
sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non ha mai girato rimborsi
elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici sono il pagamento
da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant'Andrea delle Fratte e
il rimborso di alcune spese di gestione della sede e del personale
distaccato.
Secondo punto da precisare e ricordare: il bilancio nazionale del Pd, sin
dalla nascita nel 2007, è controllato fino all'ultima fattura da una società
di revisione indipendente (PriceWaterhouse Coopers, gli stessi che
certificano il bilancio della Banca d'Italia). Siamo gli unici a farlo,
sulla base dì una precisa scelta politica di trasparenza.
Terzo: il Pd ha reagito all'indagine che ha coinvolto un suo parlamentare
senza alcuna timidezza, seguendo con rigore le regole che ci siamo dati.
Tutto questo, naturalmente, non toglie in alcun modo dal campo i riflessi
politici della vicenda, perché il punto di fondo è la necessità di una
profonda riforma del sistema dei partiti, in attuazione dell'articolo 49
della Costituzione. Uno snodo cruciale della più complessiva riforma della
politica, che chiama in causa tutte le forze politiche, Pd compreso.
I rimborsi elettorali, di gran lunga la principale fonte di finanziamento
dei bilanci nazionali dei partiti, negli anni più recenti sono stati
drasticamente ridimensionati: è stato cancellata la prosecuzione dei
rimborsi anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura e sono
stati ridotti del 30 per cento gli stanziamenti.
Nel 2010 i rimborsi elettorali ammontavano a 290 milioni. Nel 2011, con la
fine dei rimborsi relativi alle politiche 2006, questa cifra è scesa a 189
milioni. Con la progressiva entrata in vigore dei tagli già decisi le
risorse si ridurranno ulteriormente a 143 milioni: è un livello inferiore,
in termini pro capite, a quanto viene destinato ai partiti in Germania,
Francia e Spagna.
Ciò che invece è rimasto invariato è il sistema dei controlli interni ed
esterni sui bilanci dei partiti. Secondo la normativa vigente ogni partito
che riceve i rimborsi elettorali deve redigere un rendiconto, che viene
esaminato dai revisori dei conti interni.
Il rendiconto è trasmesso al Presidente della Camera e un collegio di
revisori, nominato d'intesa tra i Presidenti di Camera e Senato, verifica la
regolarità formale del rendiconto.
I bilanci dei partiti sono pubblicati su due quotidiani e sulla Gazzetta
Ufficiale. Punto. È un sistema chiaramente insufficiente, che va
radicalmente cambiato guardando alle migliori esperienze europee.
Il Pd ha da tempo detto come la pensa: proponiamo che i rendiconti siano
sottoposti obbligatoriamente alla certificazione di organismi esterni, siano
essi società di revisione o un'autorità indipendente o la Corte dei Conti.
Chi sgarra, deve perdere il diritto ai rimborsi elettorali. I rendiconti dei
partiti vanno pubblicati non solo sui giornali ma anche su Internet, a
disposizione dei cittadini che hanno il diritto di vedere e capire come i
partiti si procurano le risorse e come le spendono.
La trasparenza non è uno slogan, abbiamo scritto nelle pagine Internet in
cui abbiamo messo online i conti del Pd
(http://beta.partitodemocratico.it/speciale/trasparenza/bilancio.htm). Oggi
è una questione vitale, se vogliamo che i partiti riconquistino la fiducia e
il rispetto dei cittadini.
Antonio Misiani
(Tesoriere Nazionale Pd)
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