martedì 27 ottobre 2009

Il messaggio di Dario Franceschini



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I risultati delle primarie in provincia di Pisa - Assemblea Regionale

Votanti: 31.648

Bianche: 709 - Nulle: 250 - Voti validi: 30.689

Con Bersani 09 per Manciulli: 14.917 voti, 48,61%

Democratici Made in Toscana: 1.193 voti, 3,89%

Siliani per Marino segretario: 4.560 voti, 14,86%

Democratici con Dario Franceschini: 8.694 voti, 28,33%

Semplicemente Democratici: 1.230 voti, 4,01%

ELETTI IN ASSEMBLEA REGIONALE

LISTA CON DAVID SASSOLI SEMPLICEMENTE DEMOCRATICI PER FRANCESCHINI

  • Antonio Mazzeo
  • Alessandra Buscemi

LISTA DEMOCRATICI CON DARIO FRANCESCHINI

  • Lucia Ciampi
  • Federico Gelli
  • Ilaria Buselli
  • Nicola Landucci
  • Silvana Agueci
  • Massimiliano Sonetti
  • Sonia Pieraccioni
  • Michele Fiaschi
  • Valentina Settimelli
  • Massimiliano Bagnoli
  • Antonella Ruglioni
  • Andrea Paganelli
  • Morena Lotti
  • Renato Lemmi
  • Daniela Bucchioni


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I risultati delle primarie in provincia di Pisa - Assemblea Nazionale

Votanti: 31.668

Bianche: 194 - Nulle: 159 - Voti validi: 31.315

Con Bersani 09: 16.026 voti, 51,18%

Democratici con Dario Franceschini: 10.565 voti, 33,74%

Per Marino Segretario: 4.726 voti, 15,09%


ELETTI IN ASSEMBLEA NAZIONALE PER LA MOZIONE FRANCESCHINI

  • Ermete Realacci
  • Lucia Curcio
  • Luciano Modica


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Mozione Franceschini: davvero un ottimo risultato in Provincia di Pisa!!! GRAZIE A TUTTI‏

Care/tutte/i
grazie mille per il grande impegno e per la passione che ognuno di voi ci ha messo in questo lungo periodo congressuale. Ci siamo confrontati su posizioni che a volte non erano completamente similari, a volte la passione ci ha portato ad alzare i toni, ma la cosa più bella è aver visto che il nostro dibattito, le nostre idee, il nostro essere ben radicati sul territorio ha portato, in Provincia di Pisa, circa 32.000 persone a passare parte di una bella giornata domenicale con NOI, con il PD. Non disperdiamo questa ennesima grande opportunità che il popolo delle primarie ci ha dato!! Da oggi mettiamo a fattor comune le diverse esperienze che compongono il PD, per offrire un partito radicato e plurale che possa tornare a governare!

Di seguito vi lascio le dichiarazioni che io, Luciano Modica (coordinatore Provinciale della Mozione) e Nicola Landucci, abbiamo rilasciato ieri alla stampa locale.

“Grande soddisfazione per la grande affluenza al voto di oltre 30 mila elettori,- è il primo commento di Luciano Modica - segno che nonostante le sconfitte elettorali e le recriminazioni l’elettorato del PD è sempre pronto a impegnarsi, a dire la sua sui grandi temi della politica ed la ricchezza maggiore del nostro partito che non possiamo disperdere anzi dobbiamo valorizzare sempre più. Soddisfazione anche per il risultato della mozione Franceschini in provincia di Pisa, partì in luglio da una stima non
superiore al 20 %; abbiamo toccato il 29% fra gli iscritti e il 34% fra gli elettori, segno evidente che nell’opinione pubblica del PD la proposta di Franceschini ha fatto breccia.
Se ci fosse stato un aumento percentuale analogo in tutta Italia avremmo assistito ad un testa, con una non impossibile vittoria di Franceschini. Bersani è il nostro segretario, ha vinto ed ha la possibilità di guidare il PD con una forza ed una autorevolezza significative. Noi mettiamo sin da oggi il nostro lavoro e la nostra passione a disposizione del nostro segretario, lealmente e senza recriminazioni”.
“Il risultato composito e molto articolato impone a tutti una seria riflessione e credo non si possa prescindere da una formula di governo del partito che garantisca la più ampia condivisione delle scelte- è stata l’opinione di Nicola Landucci- La massiccia partecipazione dimostra ancora una volta l’insostituibilità dello strumento delle primarie, anche per scegliere le più importanti cariche istituzionali”.
“Hanno partecipato tanti giovani, molti dei quali per al prima volta si sono avvicinati alla politica e questo soprattutto per noi è motivo di grande orgoglio. Faremo di tutto per non deluderli e coinvolgerli nelle decisioni. Nella geografia politica pisana il consenso sulla linea politica del nuovo segretario, si aggira attorno alla metà dei voti, leggermente superiore in provincia per il voto nazionale e leggermente inferiore in città per il voto regionale. Segno che comunque le scelte del PD locale devono ripartire da questo dato di fatto” ha ribadito Antonio Mazzeo.


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lunedì 26 ottobre 2009

Un grande successo di partecipazione

Comitato provinciale per Franceschini

Con soddisfazione registriamo innanzitutto la grande partecipazione al voto, quasi trentamila persone, che va anche oltre le più rosee aspettative e che conferma il ruolo guida del PD nel centrosinsitra e nell'opposizione alla destra di Berlusconi. Si tratta di un grande successo che premia l'impegno di tutti.
Dai primi dati emerge un risultato della mozione Franceschini che nella provincia di Pisa supera significativamente i risultati delle assemblee di circolo, con un aumento di consensi di circa cinque punti percentuali. Segnale evidente che gli elettori del PD hanno gradito la proposta e i risultati di Franceschini.

Allo stesso tempo registriamo che il vantaggio della mozione Bersani, sia a livello locale che nazionale, è tale da non poter essere superato. Facciamo quindi i migliori auguri a Pierluigi Bersani per il compito che lo attende e a cui daremo tutti il massimo contributo di collaborazione. Comunque il PD si conferma un grande partito plurale e sarà estremamente importante condurre un lavoro unitario per non deludere e anzi per valorizzare al massimo la grande partecipazione degli elettori che dovranno essere chiamati come oggi ad esprimersi ogni volta che ci sarà da prendere decisioni importanti, in particolare per scegliere i candidati più adatti ai vari ruoli istituzionali.


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sabato 24 ottobre 2009

Discorso ai Liberi

Marzabotto (Bo) 24 Ottobre 2009

Si conclude qui oggi, a Marzabotto, questo mio viaggio attraverso l’Italia. Dieci tappe per incontrare donne e uomini del nostro Paese. I loro problemi, le loro speranze. Sono partito dalla Stazione Centrale Milano, dove ho incontrato il popolo dei volontari: un esercito di costruttori del bene comune. Sono stato a Genova. In quel porto da dove sono partiti milioni di poveri emigranti che cercavano un futuro senza fame e miseria, lì ho parlato ai nuovi italiani. Ho visto nei loro occhi la stessa identica luce che ho guardato tante volte nelle vecchie foto ingiallite dei nostri nonni, quando partivano nella terza classe dei transatlantici per raggiungere il Nuovomondo. Anche per loro, anche per conservare la memoria dei nostri 27 milioni di emigranti ho chiesto a un nuovo italiano, Jean Leonard Tuoadì, di essere il mio vicesegretario. Sono stato a Napoli. Dove c’erano gli insegnanti, coloro ai quali mettiamo in mano il futuro dei nostri figli ma ai quali la politica toglie risorse e dignità. A Bra ho parlato della qualità italiana, dei nostri talenti. Di quello che ci rende unici nel mondo. Poi a Cosenza. Lì, nell’Università della Calabria, c’erano i ragazzi del Sud. Abbiamo parlato del loro futuro. Di un Mezzogiorno che cerca riscatto. Della necessità di ribellarsi. Alla mafia e alla criminalità. E ho dedicato quel discorso a uno di loro, a un ragazzo del sud, a Roberto Saviano. Poi ho incontrato i lavoratori, a Prato, e gli imprenditori, a Vicenza in due fabbriche: e ho promesso e spiegato loro che per noi sono importanti in misura eguale. Con loro vogliamo costruire un patto per costruire insieme un futuro che sappia riconoscere il merito, l’impegno e il valore di chi rischia e produce. Perché solo insieme usciremo dalla crisi. A Bari ho voluto parlare ai nonni dei nostri figli, e a Palermo alle donne italiane, alle quali noi uomini dobbiamo chiedere scusa. Per averle costrette a subire modelli culturali e sociali nei quali non c’è lo spazio che ci dovrebbe essere per l’altra metà del mondo. E poi oggi sono qui. A parlare ai liberi.

A parlare alle donne e agli uomini che vogliono vivere la loro libertà. Mi sembrava che fosse giusto concludere così. Per questo sono tornato a Marzabotto. Questo è un luogo di memoria. Di una memoria viva e ancora sofferente. Qui a Marzabotto ricordare significa testimoniare un impegno che riguarda inevitabilmente anche il futuro. Perché senza quell’impegno c’è il rischio che tragedie tanto atroci possano tornare a ripetersi. Testimoniare significa esprimere gratitudine a chi ha saputo resistere all’orrore. A chi ha combattuto per la libertà e la democrazia. A chi ci ha donato quella libertà perché la custodissimo e la facessimo vivere. A chi ci ha insegnato che, generazione dopo generazione, ci sono valori e responsabilità che ci tengono uniti. E che quei valori e quelle responsabilità rappresentano il patrimonio che ci fa essere una comunità coesa e forte. Una patria. Per questo sono venuto a Marzabotto. Per lo stesso motivo per cui otto mesi fa ho deciso di iniziare la mia avventura di segretario del Partito democratico giurando sulla Costituzione di mio padre, a Ferrara. Quello per me non è stato un gesto simbolico. E’ stato un giuramento vero di fedeltà alla Costituzione. Il giuramento di difenderla. Per questo, se domani sarò rieletto Segretario, come si fa all’inizio di ogni nuovo mandato, giurerò di nuovo sulla Costituzione. In un altro luogo e in mani più giovani di quelle di un giovane partigiano di 60 anni fa. Ma giurerò. Perché nella Costituzione c’è scritta la nostra libertà. Da Ferrara a Marzabotto la strada non è poi così lunga. In mezzo ci ho messo l’Italia. In otto mesi ho girato in lungo e in largo. Sono stato in tantissime città e comuni. Ho incontrato tantissime persone. Ho incontrato in ognuno di questi posti il nostro popolo. Il popolo democratico. Quel popolo che c’era prima di noi, e che aspettava questo partito da tanto tempo.

Quelle donne e quegli uomini che la sintesi, quella nuova cultura politica di cui tanti parlano come se fosse irraggiungibile, l’hanno già fatta dentro di loro. E la vivono e la testimoniano ogni giorno. Nel loro essere democratici. Perché credono nella giustizia e nell’uguaglianza. Perché credono nella libertà come qualcosa che non esclude ma coinvolge. Una libertà che senza gli altri non ha sapore, né senso. Democratici con le loro storie e le loro esperienze. E anche con la loro cultura politica e la loro identità, spesso diverse le une dalle altre. Ma uniti dallo stesso obiettivo: costruire un futuro migliore. Per questo quando me lo hanno chiesto ho accettato di fare il segretario del Partito democratico. Per questo popolo. Domani questo impegno si conclude e la parola torna a quel popolo, a quelle donne e a quegli uomini. Le primarie decideranno chi sarà il nuovo segretario del nostro partito. Sarà, ancora una volta, una straordinaria prova di democrazia. Ma anche la dimostrazione concreta che noi ci siamo, che abbiamo superato la crisi, che siamo più forti dei nostri errori. Più forti dei dubbi di chi immagina la nostra storia come un eterno ritorno al punto di partenza. Più forti della nostra ricorrente vocazione all’autolesionismo. Più forti di quei profeti di sventura che hanno cominciato ad annunciare il nostro declino poche ore dopo la nostra nascita. Più forti di chi parla male di noi perché non ha il coraggio di ammettere di essersi arreso alla corrente. Più forti di chi denigrandoci nasconde in realtà la sua paura, i suoi interessi, i suoi privilegi. Più forti dei conservatori. E questa forza della nostra gente sarà anche la forza di chi tra noi sarà eletto segretario. Sarà la sua dote più preziosa. La sua libertà. Io mi sono ricandidato con questo spirito e con questa volontà.

Essere libero per poter cambiare. E allora, parlando ai liberi oggi, parlo prima di tutto a me stesso. All’impegno esigente che sento di dover assumere in nome di quella di responsabilità. Occorre cambiare. Cambiare l’Italia per farne un Paese migliore. Cambiare la politica. E dunque cambiare noi stessi. Non è tempo di compromessi. Di aggiustamenti. Di piccoli calcoli. Di convenienze meschine. Chi ricerca il potere solo per sopravvivere sì è già condannato a perdere. E invece il nostro partito, il nostro sogno, hanno un senso solo se sapremo spendere ogni goccia della nostra fatica per cambiare. Dovunque sono stato, con chiunque abbia parlato, ho ricavato questa convinzione: l’idea di un Paese che si sta progressivamente chiudendo impaurito su se stesso. Un paese bloccato. Ostaggio di ingiustizie e privilegi. Una società che ruba il futuro ai giovani che valgono, che meritano, che hanno talento e che lo regala a quelli che non meritano ma hanno la fortuna di essere cresciuti al riparo di protezioni e raccomandazioni, questa non è una società giusta. Un Paese in cui i figli dei ricchi saranno ricchi e quelli dei poveri resteranno poveri non è un Paese giusto. E non è un Paese che tutela la libertà. La libertà di esprimere le proprie potenzialità. La libertà di essere davvero tutti uguali per le opportunità che si hanno. La libertà di avere tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. Parlo di libertà perché dobbiamo riconoscere che una delle responsabilità più gravi che abbiamo, nel nostro campo, è di aver abbandonato questo valore nelle mani della destra. E la destra berlusconiana ha preso questo tema e ne ha fatto una caricatura. La libertà è diventata arbitrio dei più forti contro i più deboli.

E’ stata chiusa nel recinto dell’individualismo, ed è diventata l’arma da giocare contro gli altri. Libertà di fare quello che serve a tutelare solo i miei interessi, da coltivare nel privato, fuori da ogni spazio pubblico. Libertà che coincide con la ricchezza e che presuppone che tutto si possa comprare. Anche il consenso. Anche il potere. La libertà assolutizzata, che non riconosce il limite del potere. E che quel potere esercita negando ogni forma di pluralismo e di equilibrio istituzionale. Libertà dei furbi a danno degli onesti. Tanto c’è sempre un condono, uno scudo, una sanatoria. Lo vediamo in questo tempo di crisi: la libertà è ridotta all’unica legge che questa destra di governo conosce: il “si salvi chi può”. E a salvarsi, in una logica conflittuale che mette tutti contro tutti, sono sempre gli stessi. Quelli, appunto, che vivono nella cittadella blindata delle protezioni e dei privilegi tramandati da generazione in generazione. Noi abbiamo un’altra idea della libertà. Un’idea che non può prescindere dalla responsabilità. Dalla comunità. Dal limite. Dalle regole. Ci sono i nostri diritti, ma ci sono, inseparabili, anche i nostri doveri. C’è una libertà che deve corrispondere al principio del pieno sviluppo di ogni persona. Cioè all’idea dell’uguale diritto di ogni individuo di condurre una vita libera e dignitosa. Gli esseri umani nascono e devono poter vivere liberi e uguali. Liberi. Liberi di credere, di pregare, di avere una fede, senza che quel credere diventi motivo di divisione o di scontro. Liberi di essere educati da una scuola che funzioni. Liberi di poter studiare in università in cui poter mettere a frutto il proprio talento, di poter puntare all’eccellenza anche in Italia senza essere costretti a cercarla per forza all’estero.

Liberi di fare ricerca e, anche qui, di non essere spinti ad emigrare per vedere valorizzata la propria intelligenza. Liberi di educare, in un sistema che valorizzi il pluralismo ma riconosca nella Costituzione il pilastro di una comune cittadinanza. Liberi di informare, senza dover subire minacce, pressioni, intimidazioni. Liberi di partecipare. E di “associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, è l’articolo 49 della Costituzione, che parla della politica, parla di noi. Liberi di parlare. Cercando di farsi sentire in una realtà che riconosce e ascolta soltanto quello che appare dentro lo schermo di un televisore. Liberi di lavorare. Se è vero che è sul lavoro che è fondata la nostra repubblica. Liberi di fare impresa, senza dover calcolare nei rischi, anche la zavorra di una burocrazia nemica. O l’inefficienza di istituzioni pubbliche che non fanno il loro dovere e rendono ostile il volto dello stato. Liberi di sposarsi e fare una famiglia, perché quel lavoro non è il miraggio di una stagione. Liberi di essere anziani senza dover temere la solitudine. Liberi di vivere in un ambiente sano, non inquinato, non cementificato. Liberi di vivere e di non essere uccisi dall’ingordigia di chi per denaro costruisce dove non si dovrebbe. Liberi di vivere perché le case, le scuole, gli asili, dove gli ospedali sono costruiti con il ferro e il cemento e non con la terra e la sabbia. Liberi di vivere e di non morire perché la sanità pubblica non funziona. Perché un medico è specialista di tessere. Perché un primario è un commissario politico. Liberi di vivere il proprio orientamento sessuale senza doversi giustificare con nessuno. Liberi di poter girare di sera in una grande città senza temere di essere aggrediti o insultati o discriminati per motivi sessuali, razziali o religiosi. Liberi di essere cittadini italiani, anche se si è stranieri, ma si è scelta l’Italia e se ne rispettano le leggi, la cultura, le regole. Liberi di essere cittadini italiani se è su questo suolo che si è nati.

Liberi di scegliere dove vivere, e non essere costretti ad emigrare per cercare il proprio futuro. Libere di essere donne e di non essere usate, sfruttate, offese, umiliate. Anche dalla politica. Liberi di essere giovani e di non dover aver paura del futuro. Ecco la libertà che vogliamo affermare. Liberi di. Ma non solo, secondo una vecchia lezione. Anche liberi da. Liberi dalle mafie. Dall’illegalità che corrode, corrompe, soffoca pezzi interi di Italia. Liberi da modelli culturali e da stili di vita che avviliscono la dignità delle persone e che misurano il valore e il successo solo sul denaro posseduto e ostentato. Liberi da un consumismo esasperato che sta divorando se stesso e i beni della terra. Liberi da questa deriva che trasforma il cittadino solo in cliente e consumatore. Liberi dalla povertà, che non ha voce e viene nascosta e dimenticata con il suo carico di disperazione. Liberi dal razzismo, dall’omofobia, dalla paura delle diversità. Liberi dall’ignoranza e dall’egoismo. Liberi dalla retorica delle piccole patrie di chi ha solo paura del mondo. Liberi da rigurgiti nazionalisti di chi non ha mai creduto all’Europa. Liberi dai revisionisti che riscrivono la storia e vorrebbero distinguere i partigiani buoni da quelli cattivi. Liberi da chi vorrebbe fare a pezzi la Costituzione. Liberi. E anche noi, noi democratici, dobbiamo recuperare il senso di questa nostra libertà come l’anima della nostra avventura. Anche noi dobbiamo essere liberi. Liberi dai condizionamenti del passato. Dalle nostalgie. Dalle nostre vecchie appartenenze. Dalle correnti. Dai piccoli calcoli di potere.

Perché non conta più da dove veniamo ma è molto più importante dove vogliamo andare. Liberi di sperimentare forme nuove del nostro essere partito. Con coraggio. Rischiando il nuovo. E’ proprio questa nostra capacità di rischiare che ci renderà interessanti. Che conquisterà l’attenzione di chi, finora, è rimasto sulla soglia, a guardarci. Perché si vede che la nostra è una storia vera che sarà lunga: lo sanno anche i nostri avversari. Quelli che congressi e primarie non li hanno mai fatti e forse non li faranno mai. Siamo un partito nuovo anche per questa nostro saper essere liberi. Abbiamo discusso tra noi. Ci siamo divisi. Ci siamo contati nei circoli. E domani ci apriamo ancora: ai nostri elettori. Che sono i nostri azionisti. I soli padroni del nostro destino. I nostri militanti, i nostri iscritti, sono oro, una risorsa preziosa da tramandare alle future generazioni. E sono proprio loro, io li ho incontrati nei circoli, che in questi giorni si stanno spaccando la schiena per far venire domani più elettori possibili alle primarie. Perché sanno bene, più di qualche dirigente impaurito, che gli elettori non sono estranei da noi ma sono una parte di noi, che rende il partito più forte. Per questo siamo vivi e vitali. Lo siamo perché nella difficoltà ci siamo ritrovati uniti e convinti delle nostre ragioni. Ho sentito in questi mesi, attorno a me, questa solidarietà, che ha accompagnato la mia libertà. La mia libertà di segretario. Ho mantenuto l’impegno che avevo preso nel momento in cui mi è stato chiesto di guidare il partito in un momento difficile. Ho fatto le scelte che ritenevo necessarie e giuste, senza fare patti con nessuno. Senza accettare accordi sottobanco o compromessi. Molti in questi mesi, mi è capitato molte volte, mi hanno ringraziato per il sacrificio di avere accettato di guidare il partito sette mesi fa, in un momento di grande crisi. Vorrei dirvi che non è stato un sacrificio. E’ stata la più bella esperienza della mia vita politica. A chi ha fin da ragazzo la politica che gli scorre nelle vene, non poteva capitare cosa più bella che essere chiamato a guidare il partito che abbiamo aspettato per anni, il sogno della nostra generazione.

Ed essere chiamati a guidarlo quando tutto sembrava perduto e finito. In questi mesi ho avuto spesso in mente i miei maestri. Quello che mi hanno insegnato ad amare la politica e le persone che sperano nel futuro, che lavorano, che lottano, che soffrono. E mi sono chiesto tante volte, in questi mesi se quello che stavo facendo fosse giusto. Se quei miei maestri avessero condiviso le mie scelte, anche quella di ricandidarmi. Non tocca a me rispondere. Io non mi sono sottratto al compito difficile che mi è stata affidato. E ho cercato di usare tutte le mie energie e le mie capacità. Voglio condividere con tutti quelli che hanno lavorato in questi mesi i risultati positivi del nostro lavoro. E voglio sulle mie spalle, solo sulle mie spalle, ogni responsabilità degli errori che abbiamo commesso. Quello che ho cercato di fare in questi sette mesi è la traccia di quello che cercherò di fare andando avanti. Qualunque sarà il mio ruolo. Nel mio partito. Nel nostro partito. Comunque vada domani. Forse questo è il mio ultimo discorso da segretario. Soltanto voi potrete decidere domani che non sia così. Se mi rieleggerà lotteremo ancora insieme per un futuro diverso. Lotteremo per cambiare tutto. Lotteremo per cambiare noi stessi. Così diceva sempre un parroco di campagna, un antifascista, un intellettuale della mia infinita e meravigliosa pianura, un uomo che amava la politica. Un uomo che era nato sull’argine del mio grande fiume. E sull’argine aveva imparato a camminare diritto con il suo popolo. Sempre qualche passo avanti, come fanno i profeti scomodi. Nel primo numero di “Adesso”, il suo giornale, il giornale che aveva voluto ad ogni costo, anche sfidando l’incomprensione del proprio tempo, Don Primo Mazzolari aveva scritto queste parole: “Rischiamo di morire di prudenza in un mondo che non vuole e non può attendere. Adesso è un atto di coraggio. Adesso, non domani.”

Noi non moriremo di prudenza. Noi vivremo di coraggio. Il coraggio di cambiare tutto in questa Italia che non più attendere. Nessuno ci fermerà. Neanche il potere più forte. Lo dobbiamo alle nostre madri e ai nostri padri. Alle loro fatiche, al loro sangue, al loro sudore. Lo dobbiamo alle nostre figlie e ai nostri figli. Alle loro speranze in un futuro da vivere liberi. Adesso è il nostro tempo, il tempo della nostra sfida. Non è domani. E’ adesso.


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Invito al voto‏

di Luciano Modica

Elettori e simpatizzanti del Partito Democratico sono chiamati oggi alle urne per eleggere il segretario nazionale e quello regionale. Qualunque sarà il risultato, tuttora incerto, sarà una Festa della Democrazia. Quella che si ripete ogniqualvolta i cittadini possono esprimere direttamente e liberamente la loro opinione. Non è più il momento di delusioni e recriminazioni. Quante più persone voteranno, tanto più efficaci saranno la forza trasmessa al maggiore partito dell’opposizione e il segnale politico di cambiamento inviato al Governo.

Tra i candidati noi preferiamo Franceschini per la segreteria nazionale e Fragai per quella regionale. Franceschini, segretario uscente, ha impresso da otto mesi uno straordinario cambiamento al PD per leadership ed efficacia d’azione. Sa decidere con metodo democratico, è netto nelle sue posizioni, riconosce francamente gli errori commessi. Merita di aver confermata fiducia. Come Fassino ha detto giovedì a Pisa, Franceschini rappresenta meglio di ogni altro il partito nuovo, unito, plurale, fiducioso, giovane, lungimirante che abbiamo a lungo sognato e poi fondato. Una persona leale lo ha definito Veltroni.

Nonostante una competizione tra i candidati vera ma mai aspra, il partito di oggi è più unito nei valori e nei comportamenti. Se fosse eletto, Franceschini chiamerebbe come principali collaboratori Bersani e Marino. Questo è il PD che gli elettori vogliono, da sempre. Ad un Governo che indulge a comportamenti discriminatori nei confronti degli immigrati e maschilisti nei confronti delle donne, Franceschini risponde con le candidature a vicesegretari di un immigrato e di una donna. Un segnale alla società civile che spesso è assai più avanti di quella politica. Eguaglianza, regole, merito sono le sue parole chiave. Una società “eguale” perché attenta al rispetto delle regole da parte di tutti senza eccezioni o condoni, in cui si favorisca lo sviluppo riducendo e non ampliando le diseguaglianze sociali, in cui, a parità di opportunità, sia premiato il merito personale di ciascuno.
Il PD non rinnega le sue diverse radici ma le integra in un futuro riformista comune. E’ il senso vero della sua storia. Nelle mani del padre partigiano Dario Franceschini ha giurato fedeltà alla Costituzione, alla cui stesura concorsero con grande rispetto reciproco cattolici democratici, laici azionisti, socialisti e comunisti. A questa stessa storia noi vogliamo dare nuova linfa eleggendolo alla guida del Partito Democratico.


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venerdì 23 ottobre 2009

Caffè della politica: si parla di Green Economy con Ermete Realacci

Intenso programma per Ermete Realacci, il deputato eletto in Toscana responsabile nazionale ambiente del PD, nel week end che precede la data delle primarie

Realacci è capolista per l’assemblea nazionale nel collegio della provincia di Pisa ed è sempre assidua la sua presenza in zona, ma il rush finale della campagna elettorale lo condurrà non solo nel capoluogo ma anche nel resto del territorio provinciale. Si comincia venerdì 23 con un aperitivo a Perignano intorno alle 12 a cui saranno presenti Ivan Mencacci, Olivia Picchi, Mirko Terreni, cui seguirà alle ore 13.00 un incontro con l’Associazione “RERUM NATURA” presso Museo Zoologico ed Archeologico di Capannoli; e dopo il pranzo di autofinanziamento presso Ristorante La Torre sempre a Capannoli.

Nel pomeriggio è prevista la visita con volantinaggio alla Fiera di San Luca a Pontedera. Alle ore 18.00 presso la sede del comitato elettorale in Corso Italia a Pisa per la serie i “ Caffè della Politica” Realacci parlerà di uno dei suoi preferiti cavalli di battaglia, la “Green Economy”.

“La crisi economica ci impone un cambiamento. Dobbiamo costruire nuovi posti di lavoro stabili in settori nuovi. Occorre saper guardare avanti. La green economy è una bandiera che il Pd ha fatto sua fin dalla nascita, perché esprime la diversa idea di futuro che si ha per l’Italia. Perché rilancia l’economia e da speranza. Perché, come incalzano anche dalle imprese, può essere l’innesco su cui impostare le riforme che ci servono. L’ambiente è una delle chiavi per affrontare la crisi. E’ la strada che hanno già intrapreso i più importanti paesi europei, è la via che indica per il futuro il presidente degli Stati Uniti Obama, mentre l’Italia, con il Governo Berlusconi, rischia di rimanere ai blocchi di partenza per quella che si annuncia come la più importante competizione economica dei prossimi anni. Eppure il nostro paese e Pisa può essere trainante in questo, ha le capacità e le competenze per puntare con decisione su innovazione, ricerca, nuove tecnologie, fonti rinnovabili. Pisa può essere un buon esempio dell’Italia che ci piace.
Senza dimenticare i problemi esistenti e di cui dobbiamo farci carico, dal precariato ai servizi, è giusto ricordare che qui abbiamo a disposizione talenti e qualità non comuni. Pisa ha grandi risorse ambientali e culturali che nei secoli ha saputo valorizzare con la ricerca e la conoscenza, cioè tradurre i saperi in progetti concreti. Il Partito Democratico può e deve valorizzare i tanti talenti di Pisa, affrontando i problemi esistenti e le sfide future fiducioso delle grandi possibilità di questo territorio delle sue città e dei suoi paesi”.

In serata sarà presente al programma “Luci della città” di 50canale, insieme a Paolo Fontanelli e Samuele Agostiniper poi proseguire con la partecipazione all'apericena che si terrà dalle 21.00 al bar Settimelli in Borgo Stretto.

Intensa anche la giornata di sabato: la mattina dalle 10.00 alle 12.00 volantinaggio al mercato di via Paparelli a Pisa.


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giovedì 22 ottobre 2009

Fassino a Pisa per Dario Franceschini

"Nel solco della tradizione della partecipazione democratica - ha affermato Piero Fassino, in un comizio improvvisato davanti alla sede pisana del comitato per Dario Franceschini e Agostino Fragai - domenica 25 ottobre in occasione delle Primarie del Pd ci aspettiamo una grande partecipazione di popolo per dare un segnale concreto di opposizione alle scelte del Governo nazionale. L'esito del congresso del PD, che termina con le primarie, rafforzerà il più grande partito di centrosinistra, il PD, e tutto il centrosinistra. Nella scelta di Franceschini si riconosce la volontà di un PD che guarda avanti e che vuole essere sempre più il baricentro riformista del Paese."

Con queste parole Piero Fassino ha invitato a sostenere domenica prossima 25 ottobre Dario Franceschini e Agostino Fragai.


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Le sedi per votare alle primarie










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Giovani, è il momento giusto!


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mercoledì 21 ottobre 2009

Domingo, 25 Octuber...


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Pisa 2015: La Regione finanzia il progetto PIUSS

Davvero complimenti a tutti quelli che si sono impegnati per ottenere questo prestigioso riconoscimento

Antonio

PS: guardate le foto dei progetti nel resto del post

15/10/2009 - «Le notizie giunte dalla Regione sul finanziamento dei nostri progetti PIUSS confermano che si tratta di una svolta storica per la città. I 42 milioni di investimento segneranno questo mandato amministrativo e premiano la scelta politica molto netta, coraggiosa, per la valorizzazione della città d'arte e la riorganizzazione dell'offerta turistica. Nel 2015 vedremo una città diversa, ancora più bella e accogliente». Così il sindaco di Pisa Marco Filippeschi impegnato in una trasferta nella città gemellata di Hangzhou all’annuncio dei risultati del bando PIUSS. Grande soddisfazione nella nostra città dopo la presentazione ufficiale dei Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile ( PIUSS) avvenuta questa mattina a Firenze.

Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha infatti comunicato i risultati del bando regionale per l’accesso ai finanziamenti di fronte ad una platea di sindaci toscani.
I 18 progetti (di cui 14 a diretta competenza del Comune di Pisa) sono stati valutati tra i migliori, quarti in una graduatoria di 16 comuni e riguardano lo sviluppo il recupero e la riqualificazione urbana di aree nevralgiche della città (dalla Cittadella alle Mura Medioevali, da Corso Italia a Piazza dei Cavalieri).
Oltre 42 milioni di euro di cui 24 finanziati tramite il bando europeo renderanno Pisa più bella, più vivibile, più accogliente.
Ulteriore sprone alla realizzazione la tempistica imposta per la realizzazione del progetto non a caso chiamato “PISA 2015”: entro il 2010 tutte le opere dovranno essere affidate alle ditte esecutrici ed entro la fine del 2014 dovranno essere conclusi i lavori.
Premiata da un lato la grande coerenza con gli altri progetti di trasformazione urbanistica della città (trasferimento S. Chiara, progetto caserme) e dall’altro la coesione tra i tanti soggetti pubblici e privati coinvolti. Il protocollo di intesa per l’attuazione del PIUSS è stato infatti sottoscritto da 48 Enti, Istituzioni, Associazioni di categoria etc.
«I progetti coinvolgono città e cittadini – conclude il Sindaco – per questo abbiamo pensato di offrire alla città un concerto per festeggiare questo successo».
Il Comune infatti, in collaborazione con l’associazione Metarock, offrirà alla città due serate di concerti con i gruppi pisani il 23 e 24 ottobre presso uno dei luoghi simbolo del PIUSS: il parco della Cittadella.

LE SCADENZE

ll PIUSS, promosso e presentato dal Comune di Pisa , è composto da 18 interventi (Comune, USL 5 , Provincia di Pisa, OPA) di cui 14 di diretta competenza del Comune di Pisa.
Il 10 marzo u.s. il Comune di Pisa ha presentato all’autorità di gestione POR il PIUSS Pisano in tutte le sue componenti progettuali, per ogni intervento, allo stadio preliminare.

Le prossime tappe sono le seguenti:
• entro 21 novembre 2009 il Comune di Pisa, soggetto coordinatore, dovrà presentare alla Regione una relazione dettagliata sulla struttura tecnica di gestione del PIUSS, che dovrà curare sia la fase di conclusione dell’iter di progettazione sia la fase di attuazione/realizzazione, garantendo altresì il costante monitoraggio delle operazioni, secondo le indicazioni che saranno impartite dall’Autorità di gestione.
• entro 1marzo 2010 dovranno essere presentati i progetti definitivi formalmente approvati e le domande di co- finanziamento dei singoli interventi.
• entro 12 ottobre 2010 dovranno essere affidati gli appalti per l’esecuzione delle opere (28.02+ 45 gg dalla presentazione della domanda di finanziamento che l’autorità di gestione ha a disposizione per adottare un provvedimento di approvazione + 180 gg per affidamento)
• entro 31/12/2014 tutti i lavori devono essere conclusi.
• entro 30/10/2015 tutte le spese devono essere rendicontate



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Aperitivo di benvenuto per i giovani lucani a Pisa


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lunedì 19 ottobre 2009

A FRANCESCHINI ADESIONI DA SOCIETÀ CIVILE, CULTURA E SPETTACOLO

Molte le personalità che si son schierate a sostegno di Dario nella corsa alla segreteria

Franceschini ha ricevuto in questi giorni l'adesione di numerose personalità della società civile, come Luciana e Giorgio Alpi, genitori della giornalista del Tg3 uccisa in Somalia, e Daria Bonfietti, già presidente dell'associazione vittime del disastro di Ustica. A loro Franceschini ha garantito l'impegno del Pd nella battaglia per l'accertamento della verità. Grande soddisfazione anche per il sostegno di Massimo Rendina, esponente della Resistenza romana e responsabile dell'Anpi.
Dal mondo dello spettacolo e della cultura arriva poi l'adesione del regista Ettore Scola, dello scrittore Vincenzo Cerami, dello scrittore Ugo Riccarelli, del fotografo Marco Delogu, dell'artista Giobbe Covatta, dell'attore Roberto Ciufoli e del tastierista dei Subsonica Boosta Di Leo.

Hanno deciso di dare il proprio supporto anche il fondatore di Slow Food Carlo Petrini e Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, oggetto nel 2008 di una vergognosa offesa da parte della giunta di centrodestra di Comiso che cancellò il nome del parlamentare comunista, ucciso dalla mafia, ripristinando il vecchio nome dell'aeroporto siciliano.
Molte anche le personalità del mondo cattolico e dell'associazionismo: Luigina di Liegro, Romano Forleo, Giovanni Bianchi e Lino Prenna.


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Verso le primarie del 25 ottobre con Franceschini e Fragai

“I caffé della politica: un modo nuovo per confrontarsi e decidere”

Martedì 20 ottobre, ore 18.30 - C/o Comitato cittadino per Dario Franceschini (Corso Italia 10, Pisa)

“Scuola e ricerca: i saperi di domani”

incontro con: Luciano Modica
Responsabile nazionale Università PD - Candidato Assemblea Nazionale

Per informazioni: 334/2078880 – 050/49893;
www.pisaperfranceschini.blogspot.com; franceschinipisa@gmail.com


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La nuova politica

Con piacere ricevo e pubblico una appassionata e bella lettera di Valentina Settimelli.
Condivido completamente il suo pensiero e credo che la forza di questo gruppo stia nella spontaneità delle posizioni politiche e nella capacità di porsi di fronte ai temi!!!

Sono davvero contento di far parte di questa squadra e di aver percorso questo cammino insieme… sperando che sia solo il primo tragitto di un nuovo modo di fare politica

Antonio


LA NUOVA POLITICA

Il percorso congressuale del Partito Democratico che ci sta conducendo al 25 Ottobre mi dà la possibilità di alcune riflessioni e considerazioni che mi vengono spontanee e sincere. Il mio sostegno alla mozione Franceschini e alla candidatura di Agostino Fragai come segretario regionale della Toscana mi ha dato l’opportunità di conoscere, dopo molti anni di impegno e di frequentazione della politica, un nuovo e interessante modo di fare questa politica. Fin dai primi momenti di vita del Comitato pisano di Dario Franceschini mi sono trovata a lavorare con persone motivate, serene, senza troppi retro pensieri, spontanee e sorridenti.

Una vera sorpresa in positivo. E’ nato cosi un gruppo di persone giovani e meno giovani che hanno cominciato ad incontrarsi per mettere giù idee, per proporre cose, per discutere di contenuti, o anche solo per trovarsi, per stringere amicizie, per confrontarsi.
E cosi tutti è stato più leggero, meno pesante, meno complicato. Le presentazioni della mozione in giro per la provincia mi hanno fatto incontrare ovunque sono andata, persone allegre, che mi ascoltavano attente e sorridenti. Ho visto congressi dove ci sono state persone che dopo avere ascoltato hanno scelto per chi votare, e congressi in cui c’è stato vero dibattito. Questo voglio prendere e tenerlo dentro di me.
Ho letto i nomi delle liste pisane collegate a Franceschini e Fragai e ho sentito riconfermata in me questa bella sensazione: nomi nuovi di persone non per forza giovani ma di certo rappresentativi di un mondo vasto e articolato. Tante donne che si sono avvicinate da poco, tanti ragazzi che per la prima volta si affacciano alla politica fattiva.
Ora siamo all’ultimo sprint finale. Il 25 ottobre con le Primarie i nostri elettori, tutti, sceglieranno il loro segretario. Una vittoria, qualunque sia il risultato, della democrazia.
Per me, qualunque sia il risultato, che ovviamente auspico veda vincere l’attuale segretario, Dario Franceschini, questi ultimi 2 mesi hanno segnato una rinascita alla politica, una nuova spinta e un arricchimento prima di tutto umano. La scoperta che la simpatia, la positività, i rapporti umani, la spontaneità possono ancora essere presenti e anzi, diventare motivo di maggiore slancio e maggiore coraggio.
Ecco perché ringrazio pubblicamente chi mi ha coinvolto in questa nuova sfida e spero che quest’aria di cambiamento continui a farsi respirare cosi come io l’ho sentita e la sto sentendo in queste settimane.

Valentina Settimelli, Comitato Franceschini


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sabato 17 ottobre 2009

Intervista tripla Bersani-Franceschini-Marino‏

Franceschini è stato davvero troppo forte!!!!!

Netta vittoria... cosa ne pensate?



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Scelta di Franceschini non di appartenenza storica

Dario è quello che sa amalgamare meglio le differenti storie di ciascuno

'Scegliere Dario Franceschini significa decidere per il candidato che più corrisponde al profilo con cui il Pd si è voluto fondare. Io sono stato segretario dei Ds per 7 anni e questa scelta dimostra che la scelta non è per appartenenza storica, ma semmai per il progetto del Pd'. È quanto ha dichiarato oggi a Trento Piero Fassino, coordinatore nazionale della Mozioni Franceschini per le primarie del 25 ottobre, che in mattinata si era recato anche in Alto Adige, a Merano. 'Il Pd - ha proseguito Fassino - è nato per unire donne e uomini, esperienze e partiti italiani che a lungo la storia a diviso, ma tutti con culture progressiste e riformiste. La competizione non è tra ex Ds ed ex Margherita. In discussione c'è il progetto del Pd e la candidatura di Franceschini è quella che sa amalgamare meglio le differenti storie di ciascuno'.
Quanto a Franceschini 'innanzitutto è stato segretario solo per sette mesi - ha detto Fassino - un tempo troppo breve per esaurire l'esperienza di un leader: altra buona ragione per votarlo. Del resto - ha concluso - in sette mesi ha dimostrato di saper fare il segretario, di saper guidare il partito e un ricambio non è necessario'.


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venerdì 16 ottobre 2009

25 milioni per ridisegnare Pisa

Finanziati i 18 progetti presentati dal Comune. Opere pronte nel 2014.


ED ORA SIAMO CONCRETI... E LAVORIAMO CON SERIETA ED EFFICIENZA PER COSTRUIRE UNA CITTA’ NUOVA

Antonio



Articolo di MARCO BARABOTTI sul Tirreno di PISA

PISA. Arrivano 24,5 milioni di euro per finanziare i piani integrati di sviluppo urbano sostenibile (Piuss) della nostra città. È uno passo decisivo per dare nuovo slancio a Pisa, appunto nel segno di uno sviluppo sostenibile. Sono stati approvati dalla Regione - sono 16 in tutta la Toscana i piani approvati (Pisa è arrivata quarta, in graduatoria, quindi in una posizione di preminenza) -, e attiveranno oltre 42 milioni di euro. Infatti, oltre ai 24 milioni che ci mette l’Unione Europea attraverso la Regione, il Comune di Pisa ne dovrà tirar fuori altri 13 e il restante l’Usl 5, la Provincia di Pisa e altri.

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Filippeschi, che si trova all’estero («una svolta storica per la città»), dal vicesindaco Ghezzi e dagli assessori Viale (che ha illustrato l’operazione), Forte, Cerri, Serfogli e Zambito. «Se i progetti sono stati approvati - ha detto Viale - il merito va a tutta la macchina che si è messa in moto con estrema prontezza e incisività, negli stretti tempi previsti».
Ma ci sono anche degli adempimenti importanti che occorre adottare, per non perdere i finanziamenti. Infatti, entro il 21 novembre il Comune dovrà presentare alla Regione una relazione dettagliata della struttura tecnica di gestione dei Piuss, chiamata a curare sia la fase di conclusione dell’iter di progettazione, sia la fase di attuazione-realizzazione, garantendo altresì il costante monitoraggio delle operazioni, secondo le indicazioni che saranno impartite dall’autorità di gestione.
Poi, entro l’1 marzo 2010 dovranno essere presentati i progetti definitivi formalmente approvati e le domande di co-finanziamento dei singoli interventi.
Inoltre, entro il 12 ottobre 2010 (quindi tra un anno) dovranno essere affidati gli appalti per l’esecuzione delle opere. Infine, entro il 31 dicembre del 2014 tutti i lavori dovranno essere conclusi e entro il 30 ottobre del 2015 tutte le spese devono essere rendicontate.
Come ha ricordato il presidente della Regione Martini e come hanno ribadito gli amministratori del Comune di Pisa, la nuova urbanistica deve essere in grado di qualificare il territorio dal punto di vista economico, sociale e ambientale. I progetti danno grande spazio alle attività della ricerca, alle nuove tecnologie, all’espansione della società della conoscenza, ai beni culturali, ai percorsi turistici di qualità. In questa direzione, quindi - come hanno ricordato Ghezzi e Cerri - prende consistenza il progetto per la Pisa del futuro, nel solco tracciato anche dal progettista Chipperfield per quanto riguarda il recupero di tutta l’area Santa Chiara, una volta liberata completamente dall’ospedale.
In Toscana, complessivamente, sono stati finanziati 16 piani integrati per 134 milioni. Pisa, al quarto posto, è dopo “La città polifonica di Arezzo”, la “Via Regia a Viareggio” e “Lucca dentro”.
Per festeggiare questo avvenimento, il Comune ha deciso due giornate di concerti e una festa (venerdì 23 e sabato 24 ottobre) nel luogo che sarà la città del futuro, la Cittadella, una delle zone maggiormente interessate dai 18 progetti che trasformeranno la vivibilità e l’immagine di Pisa.


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Visti in tv‏

Posto un bel commento, che mi rappresenta in pieno al dibattito odierno dei tre candidati alle Primarie del PD.
Franceschini è stato davvero una spanna sopra gli altri!!!!

Avanti tutta!


Dal blog di Andrea Sarubbi

Se avessi avuto qualche dubbio su chi votare alle primarie, la diretta di oggi su Youdem me lo avrebbe tolto dopo un quarto d’ora: il tempo di sentire Bersani prendere a calci l’articolo 67 della Costituzione, in nome della disciplina di partito, e Marino ripetere la famigerata frase del Lingotto sul “chi non si sente laico dentro può anche fermarsi un giro e stare a casa”. Mai come oggi, ho avuto chiaro che la mia scelta per Dario Franceschini è anche un atto di legittima difesa: chiunque vincesse degli altri due, infatti, mi toglierebbe il diritto di votare (come ho fatto e rifarei) contro il mutuo ventennale da 4 miliardi di euro per Gheddafi, o di astenermi (come ho fatto e continuerò a fare) sulle missioni internazionali fino a quando non aumenteranno i fondi per la cooperazione, o di dissentire dalla maggioranza del partito (come non ho ancora fatto ma potrei fare) su alcune delicatissime questioni etiche. Se questo blog fosse uno strumento di propaganda, insomma, oggi avrei diverse mazzate da tirare; non lo faccio perché voglio ancora bene al Pd, e così mi concentro su ciò che – di tutti e tre i candidati – mi ha convinto di più. In ordine di mozione, naturalmente.

Pierluigi Bersani. Sulle questioni economiche ha dimostrato di essere decisamente una spanna sopra a tutti (in Parlamento gli tengono testa solo Cazzola e Tabacci, nel Pd nessuno): il passaggio sulla crisi e sulle tre soluzioni (sostegno ai redditi medio bassi, fondi di garanzia per le piccole e medie imprese, grande piano di piccole opere pubbliche) è stato di una lucidità impressionante. Allo stesso modo, quando ha parlato di previdenza è stato l’unico capace di contestualizzare l’innalzamento dell’età pensionabile all’interno di una riforma più ampia, in funzione dei giovani. Mi è piaciuto anche il passaggio sulla giustizia che non va, e sul fatto che ogni riforma necessaria venga condizionata dagli interessi personali del presidente del Consiglio. Bersani è un solido uomo di Stato.

Dario Franceschini. Bene sul pluralismo all’interno del Pd: il fatto che occorra votare sulle questioni controverse non è in discussione, ma non si può imporre la disciplina su tutto. Condivido anche il suo approccio sulle unioni civili, per le quali devono esserci limiti ben chiari: il no alle adozioni ai single ed alle coppie gay potrebbe costarmi l’accusa di essere singlofobo ed omofobo, ma mi rimetto al vostro buon cuore. Il suo discorso sul bipolarismo da conservare con i denti (non regaliamo una parte del Pd al centro, non deleghiamo all’Udc la rappresentanza dei moderati) mi pare saggio, così come la sua idea di partito aperto agli elettori e lontano dai caminetti. Franceschini è un uomo equilibrato e coraggioso.

Ignazio Marino. Perfetta la prima risposta, quella sulla sanità: per un chirurgo come lui, era una specie di domanda a piacere, ma devo riconoscere che è stato bravissimo. In due minuti, è riuscito a parlare di tutto: l’esodo dal sud al nord, le lunghe attese, le condizioni degli ospedali, le stesse candidature con Bersani di due campioni mondiali dell’intreccio fra politica e sanità come Bassolino e Loiero. Buono anche il passaggio sul merito come motore dell’istruzione e della ricerca, lontano dalla tentazione di utilizzare la scuola come ammortizzatore sociale. Sacrosanto il discorso sulle correnti che bloccano il rinnovamento della classe politica e l’avanzamento dei giovani all’interno del Pd. Infine, sottoscrivo il suo approccio sull’immigrazione, sulla cittadinanza e sul voto alle amministrative per chi paga le tasse qui. Marino è un uomo nuovo, con un approccio politico e non politicante.

Le critiche le lascio a voi, ma con una preghiera: non scanniamoci, perché da qui al 25 è ancora lunga e potremmo farci molto male.


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Lettera ai Democratici di David Sassoli‏

Cari Democratici,
ad aprile ho lasciato il mio lavoro e mi sono candidato alle elezioni europee. Ho pensato fosse arrivato il momento giusto per aggiungermi ai tanti che lavorano per la nostra comunità. E’ stata una bella campagna elettorale, fatta all’antica, incontrando tante persone e imparando molte cose. Ho capito che la politica se non ascolta i cittadini è solo esercizio di potere; che serve un grande partito, non solo per battere Berlusconi, ma per costruire un Paese migliore.

Ho capito anche che dobbiamo essere più coraggiosi. Per troppo tempo siamo stati timidi, incerti, tante persone sono rimaste deluse e non ci hanno più votato. Sono loro, il nostro banco di prova: se non saremo sinceri e coraggiosi rischiamo di perderli per sempre. Prima di pensare ad accordi con altri partiti dobbiamo concentrarci su coloro che ci chiedono di non litigare, di non rinunciare ai nostri valori, di fare un’opposizione efficace e di essere coerenti nei comportamenti personali.

Il Pd che vogliamo è un partito che decide, presente nei nostri territori, in grado di incontrare le persone e di suscitare partecipazione. Senza la partecipazione dei cittadini la democrazia muore. Senza la politica vincono i modelli delle tv di Berlusconi.
Dario Franceschini lo ha capito. Ha preso in mano il Pd in una fase difficile senza chiedersi se fosse arrivato il momento giusto. Si è assunto le proprie responsabilità, ha tenuto unito il partito, ha sfidato la destra, ha ribadito i valori della Costituzione e ha scommesso su persone nuove.
Le primarie decideranno la politica dei prossimi 3 anni. E' un privilegio per tutti. I cittadini potranno indicare la strada da seguire.
L'impegno della nostra lista - “Semplicemente Democratici” - sarà di non dimenticare il popolo delle primarie, di coinvolgerlo nelle grandi scelte che ci attendono.
Domenica 25 ottobre sarà il giorno della responsabilità, perchè solo partecipando possiamo cambiare.
David Sassoli


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Fac-simili schede Primarie Pisa: CON DAVID SASSOLI SEMPLICEMENTE DEMOCRATICI PER FRANCESCHINI‏


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giovedì 15 ottobre 2009

Una prevenzione col Nastro Rosa

Apertura ambulatori gratuita alle donne

La campagna di prevenzione si inserisce a pieno nella missione della Società della Salute che intende divulgare l'iniziativa alla cittadinanza con un'appropriata campagna continuativa.

Si terranno due incontri:

17 ottobre 2009 ore 10,30 - Palazzo Gambacorti, Sala dell'Asino

Incontro per la cittadinanza e le associazioni di volontariato: "Per saperne di più sul tumore al seno "


23 ottobre 2009 ore 21,15 - Chiesa di Sant'Andrea via del Cuore, Pisa

"S-Concerto" Divertente viaggio nel mondo della musica

Per l'iniziativa il Palazzo Gambacorti sarà illuminato di rosa con la collaborazione di cinque vigilesse in alta uniforme che testimonieranno per la campagna.

Dal 12 al 31 ottobre, presso la sede della Lega Italiana Lotta Tumori, Via Tino da Camaino, 13, previo appuntamento al n° di telefono 050-830684, sarà possibile usufruire di visite gratuite di controllo.

Maggiorni informazioni sul sito: http://www.nastrorosa.it/


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mercoledì 14 ottobre 2009

"Ragazzi, prendetevi la politica e cambiatela''

Messaggio di Dario Franceschini

Non lasciatela a chi ne ha tradito il senso più alto, a chi l'ha sporcata e umiliata, inquinandola con affari e criminalità. C'è un'altra politica. Fatta di passione, ideali, servizio. Una politica può essere e deve essere il vostro strumento per cambiare le cose. Per far sì che la sanità sia liberata dalla morsa della partitocrazia.

Non la politica degli affari e delle cordate di potere.
Non la politica dei partiti che occupano tutti gli spazi.
Non la politica che si spartisce i primari in base all'appartenenza a questo o a quel partito.

La politica pulita, per restituire un futuro alla vostra terra, per incanalare il vostro desiderio di innovare e di guardare avanti. Non abbandonatevi alla rassegnazione o al fatalismo. Dovete fare politica, dovete impegnarvi, dovete rompere gli schemi. Ribellatevi alla conservazione e all'immobilismo.

Prendetevi la politica e prendetevi questo nostro partito. Senza chiedere il permesso, senza aspettare cooptazioni o pacche sulle spalle. Voi giovani del Sud siete una grande occasione per il Pd e per l'Italia intera. Nulla è impossibile per chi ha la voglia di osare, di mettersi in gioco, di guardare lontano. Lo dico in questa università che ne è la prova tangibile.

Qui dove un intellettuale e politico straordinario ma soprattutto un vero italiano, ha costruito, insieme ad altri, quella che è un'eccellenza del sud. Aveva immaginato qui, fra le colline di Arcavacata abitate da vecchi ulivi, un campus in grado di accogliere quanti avessero voluto crescere nella loro terra d'origine. Aveva sognato giovani pronti a rimanere, a non essere costretti ad andarsene. Giovani ai quali offrire finalmente una opportunità concreta nel nei luoghi dov'erano nati.

Un uomo che è venuto qui a fare il rettore. Un maestro di cui abbiamo nostalgia. Un uomo che ha speso la sua intelligenza nel segno di una straordinaria passione civile. Beniamino Andreatta.

Noi, il nostro partito, l'Italia abbiamo bisogno dei vostri sogni, delle vostre speranze, della vostra voglia di futuro.

Adesso". Dario Franceschini


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I CAFFE DELLA POLITICA: UN MODO NUOVO PER CONFRONTARSI E DECIDERE‏

Vi invito tutti ad un modo nuovo di fare politica. Breve esposizione di relatori illustri e poi spazio all’ascolto ed alla risposta concisa.
Solo dando CONCRETEZZA ALLE IDEE è possibile innovare la politica.


Ecco il calendario:

Martedì 20 ottobre ore 18.30, Corso Italia 10 - Scuola e ricerca: incontro con
Luciano Modica

Mercoledì 21 ottobre ore 18.30, Corso Italia 10, Legalità e sicurezza: incontro con Federico Gelli

Giovedì 22 ottobre (ancora da fissare il luogo) ore 17, incontro con Piero Fassino

Venerdì 23 ottobre ore 18.30, Corso Italia 10 - Green economy: incontro con Ermete Realacci

Vi aspetto

Antonio


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La scelta della Binetti è intollerabile‏

FRANCESCHINI SU TWITTER: LA SCELTA DELLA BINETTI È INTOLLERABILE

A Ignazio Marino: sai bene che la Binetti non c’entra nulla con la mia mozione e le mie liste


"Il dato politico è che la destra e l'Udc hanno affossato il provvedimento contro l'omofobia. Noi abbiamo votato contro il rinvio perchè non ci è stato garantito dalla maggioranza un impegno su tempi". Polemica cui si aggiunge quella con la deputata Pd Binetti che ha votato insieme alla maggioranza, cosa che Franceschini commenta: "E' un problema, un signor problema".

E la replica della Binetti arriva a stretto giro: "Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità potevano essere individuate come un reato. Le mie e quelle di tante altre persone". Per Ignazio Marino quello della Binetti è un atto grave. "Che partito e che opposizione può promettere chi permette a Paola Binetti di continuare a sedere nei banchi del Pd, votando con la destra?"

Dario Franceschini è tornato a criticare su Twitter la decisione di Paola Binetti "La scelta della Binetti in Aula è intollerabile. Contro l'omofobia c'è una sola linea del Pd e la liberta di coscienza non c'entra nulla".

Il segretario del Pd ha attaccato anche Ignazio Marino. "Ignazio,vedo che usi sempre la Binetti contro di me. Cerca di essere onesto: sai bene che non c'entra nulla con la mia mozione e le mie liste", ha detto.


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martedì 13 ottobre 2009

Primarie del 25 ottobre: dove e come votare



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DEMOCRATIC PARTY – Non mancate giovedi 15 ore 21.30 Akua Keta


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Violante, Armeni, Rondolino e le primarie

1. E' partita un'incredibile offensiva: contro la democrazia diretta e lo strumento delle primarie. Un'offensiva stimolata dal fatto che con ogni probabilità milioni di persone il 25 ottobre si metteranno in fila, spenderanno tempo, pagheranno persino dei soldi per votare e decidere. Per decidere il nome del segretario del più grande partito riformista d'Europa.

2. Luciano Violante oggi in un'intervista a La Stampa fa l'eco a Massimo D'Alema e ripete: "Il segretario di un partito devono decidono gli iscritti, non gli elettori". Qualcuno mi spiegherà perché una legittimazione più ampia è così esecrabile rispetto a una legittimazione più ristretta. O meglio, non spiegatemelo. So perché D'Alema, ma anche Violante e Bersani e Visco e tutti quelli con cui ho parlato preferiscono che a scegliere siano i signori delle tessere. Perché altrimenti il gioco rischia di sfuggire loro di mano.

3. Dovevate vedere lo sguardo torvo di D'Alema, la faccia incredula del mio amico Franco Marini, il sincero stupore di Rosy Bindi che non finiva di voltarsi verso una platea congressuale che doveva essere a maggioranza assoluta bersaniana e invece inondava di applausi Dario Franceschini. Dovevate vederli e capire.

4. D'Alema ha provato a dire che gli iscritti non avrebbero accettato una leadership diversa da quella di Bersani, che secondo l'ex segretario del Pds è "incommensurabilmente più credibile" di Franceschini. La risposta ieri gliel'hanno data non gli iscritti. I delegati. Su chi sia il più credibile. Su chi sia il leader potenziale che più sa infiammare i cuori. E su quel che potrebbe accadere se a quegli iscritti e a quei delegati, a questo popolo democratico, fossero scippate la democrazia diretta e le primarie per la scelta del leader.

5. Eppure la vulgata dei sedicenti intellettuali che ieri si sono tenuti lontani dalla Convenzione del Partito democratico, continua a giocare cercando di salire sul presunto carro del presunto vincitore. Non mi sorprende che l'ex lothar dalemiano Fabrizio Rondolino nella puntata di oggi di Omnibus abbia speso buona parte del suo tempo a provare a smontare la figura di Dario Franceschini. Mi infastidisce di più sentire Ritanna Armeni, che una volta cantava il bertinottismo della necessità della partecipazione più ampia possibile, affermare che le primarie sono il frutto dell'antipolitica. Antipolitica? Persone a milioni in fila per votare un segretario di partito è antipolitica? Ma vi siete bevuti il cervello?

6. Non sopporto più questi elitisti che si proclamano cantori della sinistra ed è una sinistra immobile, conservatrice, che ha paura della sua stessa ombra e il terrore di aprire e spalancare le porte, abbattere i suoi confini. Elitisti che si fidano solo delle consuete nomenklature, pur se si atteggiano a iconoclasti e invocano il rinnovamento.

7. La frontiera delle primarie, la conquista che è stato frutto di un percorso lungo e complicato, è l'essenza stessa del Partito democratico. Combatterla, negarla è come voler negare il proprio dna. Rimettere le decisioni più importanti nelle mani di nomenklature che detengono i pacchetti di tessere mi pare una follia, un suicidio politico rispetto all'unico passo avanti compiuto nell'elaborazione politica del campo progressista: l'idea di affidarsi alla partecipazione più ampia possibile e alla democrazia diretta. Difendere questa frontiera è un obiettivo vitale, sconfiggere chi vuole tornare indietro è il motivo principale per cui io domenica 25 ottobre voterò Dario Franceschini.

Dal blog di Mario Adinolfi


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lunedì 12 ottobre 2009

OGGI COME IERI...forse più di ieri‏

Cari amici, non mi piace fare polemica, specie internamente al Pd, ma ci sono alcune delle dichiarazioni a mezzo stampa di oggi che richiedono una replica (e in questo vi chiediamo di collaborare, laddove fosse possibile, commentando tali dichiarazioni sulle vostre bacheche facebook o girando l'email ai vostri contatti).
Infatti, come prevedibile dopo l'ottimo discorso di Dario di ieri alla Convenzione Nazionale, le reazioni dei sostenitori della mozione Bersani non si sono fatte attendere.
Ieri i commenti si sono concentrati su due elementi:
- gli applausi "pilotati". Facciamo notare che il 55% dei delegati erano della mozione Bersani e che per ciascuna mozione era disponibile un numero limitato (alcune decine) di ingressi ad invito. Davvero fantasioso pensare a una claque organizzata
- lo stile di Dario, "da comizio". Dario ha fatto la scelta coraggiosa di parlare a braccio, rivolgendosi ai delegati presenti. Chi ha scelto di comunicare in modo più asettico non può colpevolizzare altri perché più efficaci.

I commenti di oggi sono invece partiti dai "grandi elettori" di Bersani, D'Alema in primo luogo.
Questa le sue parole riportate da Repubblica e dal CorSera:
http://www.facebook.com/l/dcbc0;www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/partito-democratico-32/verso-primarie/verso-primarie.html
http://www.facebook.com/l/dcbc0;www.corriere.it/politica/09_ottobre_12/scintille-dalema-franceschini_1a3f11ca-b729-11de-b239-00144f02aabc.shtml

Questa la risposta di Dario tramite Twitter: "D'Alema è fantastico! Dice che se verrò eletto io gli iscritti se ne andranno dal Pd. Io rispondo che non è vero e lui dice che l'attacco..."

D'Alema, ospite da Zoro, ha poi dichiarato:
- che sostiene Bersani perchè "non semina zizzania" (evidentemente tale è considerato il discorso di Dario...)
- che con Franceschini si schiera la "nomenclatura" (es. Fassino, Veltroni). Detto da lui è un po' paradossale.
- che Franceschini lo attacca per ottenere rilievo sulla stampa. Considerando il tenore delle sue ultime interviste (cfr Il Riformista di venerdì scorso) si potrebbe inopportunamente pensare la stessa cosa di lui.

Il secondo intervento di peso di oggi è venuto da Violante (sostenitore di Bersani) con un'intervista a La Stampa:
''La deriva populista c'e' anche nel Pd. Basta guardare le primarie. .... E' impensabile che il segretario di un partito non sia scelto dai suoi iscritti, ma dagli elettori"
Violante, saggiamente, ha aggiunto che rispetterà la scelta che verrà effettuata il 25 e che chiunque sarà eletto, sarà il segretario. (Meno male, verrebbe da dire).

Un po’ mi sembra di rileggere eventi già avvenuti

Spero di sbagliarmi
Antonio


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domenica 11 ottobre 2009

Inaugurazione del comitato cittadino in Corso Italia

Stamattina abbiamo inaugurato, alla presenza di tantissime amiche e amici volontari, la sede pubblica del comitato pisano a sostegno della mozione Franceschini (la prima di questo tipo aperta in tutta la Toscana) in Corso Italia 10, nel cuore della città. La sede resterà aperta fino al 25 ottobre, giorno delle primarie, tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20 circa.

Con l’occasione Luciano Modica e Antonio Mazzeo, rispettivamente coordinatore provinciale e cittadino della mozione, presenteranno le liste collegate alla Mozione Franceschini per l’Assemblea Nazionale e alla candidatura di Agostino Fragai per l’Assemblea Regionale, liste che potranno essere votate dai cittadini nel corso delle primarie.

Il comitato di Corso Italia si propone di diventare in questi 15 giorni un luogo aperto, di incontro e di confronto per tutti gli elettori e gli iscritti del PD, simpatizzanti del partito, della mozione Franceschini e non solo. Crediamo sia importante che questo spazio dia un segnale di presenza territoriale e di ascolto delle proposte e delle idee dei cittadini e degli elettori del PD in vista delle primarie, per ristabilire quel contatto che è alla base della crescita di questo partito.
Il comitato sarà un luogo dove trovarsi per parlare di politica ed avere informazioni sui temi del confronto nazionale e locale che animano non solo il dibattito all’interno del partito durante questo congresso, ma anche e soprattutto il paese.

Uno spazio in cui incontrare i politici in una modalità diversa, più semplice e diretta, nello spirito di un vero e proprio “caffè politico”, in cui ascoltare sia le opinioni dei semplici elettori sia le proposte di personaggi politici di spicco.
Dal 9 al 25 ottobre si svolgeranno una serie di incontri tematici con politici regionali e nazionali che aderiscono alla mozione Franceschini. Tra i temi trattati, la libertà di informazione, la scuola e la ricerca, la green economy, il lavoro, sicurezza e legalità, la riforma della Pubblica Amministrazione.

Vi aspetto!

Antonio


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venerdì 9 ottobre 2009

A Pisa è aperta la sede del comitato per Franceschini segretario nazionale‏

Carissime/i,
da ieri è ufficialmente aperta le sede del comitato per Franceschini segretario nazionale e Fragai segretario regionale. Per la cronaca è la prima sede in Toscana!!!!!! Si trova in Corso Italia numero 10 (accanto alla profumeria Gardenia,per intenderci!) e sarà aperta tutti i giorni in orario ufficio. Lì troverete materiale per le Primarie. In particolare ci sono volantini e manifesti con la foto di Franceschini e Fragai che potrebbero esservi utili per il lavoro nei vostri territori.
Per qualsiasi ulteriore informazione, contattatemi!

Antonio


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giovedì 8 ottobre 2009

“Dopo questo congresso la geografia locale del Pd è diversa”

Care/i tutte/i,
di seguito trovate la mia intervista sui risultati del congresso tratta dal sito di Pisa Notizie.

Cosa ne pensate?

Un abbraccio
A



Mazzeo: “Dopo questo congresso la geografia locale del Pd è diversa”
L'intervista di Pisanotizie al coordinatore cittadino della mozione Franceschini

Dopo i commenti degli esponenti della mozione Bersani, Pisanotizie dà spazio alle riflessioni e alle valutazioni della mozione Franceschini tramite il suo coordinatore cittadino Antonio Mazzeo, consigliere comunale del Partito Democratico e Presidente della IV commissione permanente.

"Abbiamo ottenuto - ci spiega Mazzeo - un risultato al di là di ogni aspettativa, tanto più se consideriamo che siamo partiti in 5-6 e avevamo di fronte l'apparato di via Fratti. Il dato certamente per noi più positivo è il fatto che a questo successo hanno lavorato tantissimi ragazzi che si sono avvicinati tramite la proposta di Franceschini al Partito Democratico. La nostra mozione è riuscita in un qualche modo a raccogliere intorno a sé il popolo delle primarie, riaprendo il partito alla società".

"Il 29% è - afferma il consigliere comunale de Pd - per noi, comunque, un punto di partenza: pensavamo di arrivare ad una percentuale compresa tra il 22 ed il 25%, invece abbiamo raccolto maggiori consensi. Ciò non toglie che dobbiamo lavorare ancora molto nel radicamento sul territorio. Sono convinto che già con le primarie del 25 ottobre il nostro risultato può ancora migliorare. Si tratta di un appuntamento molto importante. E credo che la sfida dei due milioni di partecipanti possa essere vinta, dando così un ulteriore grande segno di partecipazione".

"Credo che questo congresso - prosegue Mazzeo - sia stato già così una grande lezione di democrazia in cui ci si è confrontati su proposte politiche, visione del partito, possibili alleanze. Io credo nella mozione di Franceschini che vuole costruire un partito capace di guardare a sinistra e competere al centro, capace di parlare tanto agli imprenditori, quanto agli operai, capace di evitare gli errori del passato superando la formula centro-sinistra con il trattino nel mezzo"

Entrando nello specifico del voto sul territorio provinciale e nella città di Pisa, il coordinatore della mozione Franceschini mette in evidenza i successi raccolti dalla mozione medesima nei circoli Don Bosco, Pratale, San Marco- San Giusto "grazie all'enorme lavoro di Maurizio Sereni e Valentina Settimelli", e Psa centro: "Abbiamo vinto in tutto il centro città, mentre la mozione Bersani grazie a un forte radicamento ha vinto nei luoghi storici come Putignano e Riglione, dove vivono meno giovani e l'età media degli iscritti è più alta". Il consigliere comunale evidenzia però la vittoria al circolo Pisa centro dove sono iscritti tra gli altri il sindaco Marco Filippeschi e il deputato franceschiniano Ermete Realacci: "Questo circolo è la finestra del Pd sulla città, punto di incontro tra chi vive e chi studia a Pisa, e qui noi abbiamo vinto".

"Dopo questo congresso - conclude Mazzeo - la geografia locale del Partito Democratico è diversa. Ora c'è una posizione che ha il 30% dei consensi che deve essere ascoltata, e con la quale vi deve essere un confronto. Abbiamo raccolto intorno alla nostra mozione tanti giovani che ora vogliamo che si appassionino alla politica e alla vita del Pd e non che scappino. A noi interessa far valere questa visione più innovativa del partito e non reclamare rappresentanza. Le cariche nel partito devono essere assegnate, quindi, non sulla base di logiche di corrente, ma su quelle del merito e della capacità. Occorre quindi costruire, come abbiamo iniziato a fare con questo congresso, luoghi veri di confronto e di sintesi all'interno del Pd".


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Discorso ai Nuovi Italiani di Dario Franceschini‏

Un discorso fresco per il futuro dell'Italia!!!!!

Leggetelo e ditemi cosa ne pensate
A

Discorso ai Nuovi Italiani - Genova, 6 ottobre 2009

Ventisette milioni. Tanti sono stati gli italiani che in un secolo se ne sono andati dall’Italia per cercar fortuna altrove. Ventisette milioni di italiani. Abbandonavano tutto: la loro terra, la loro casa, le loro famiglie. Percorrevano migliaia di chilometri, attraversavano oceani, viaggiavano per giorni. Inseguivano “La Merica”, cercavano il “Nuovomondo”. Sognavano un futuro migliore per sé e per i propri figli. Molti, moltissimi, partirono proprio da qui, da questi moli del porto di Genova. Oggi i barconi dei disperati hanno come meta finale Lampedusa, le nostre coste. Ieri, i piroscafi con la terza classe affollata all’inverosimile di uomini, donne, bambini e valigie di cartone avevano per destinazione privilegiata New York. Ma il loro carico veniva sbarcato due miglia prima: ad Ellis Island. Isola che faceva da frontiera. Luogo di attesa. Di speranza. E di umiliazione. Di domande e sospetti, di visite e verifiche.

Quando sono stato a Ellis Island con la mia famiglia ho pensato che ogni Italiano di oggi dovrebbe passare da lì per potersi specchiare negli occhi dei nostri nonni, in quelle foto ingiallite piene di orgoglio e di fierezza ma anche di paura e miseria. Per loro iniziava la fatica, non più solo fisica, di cercare un tetto sotto cui ripararsi e un lavoro per cominciare a vivere di nuovo.

E’ passato un secolo, e oggi troppe volte fa comodo rileggere quella storia in modo distorto. Ci raccontano che quegli italiani non erano mica come gli immigrati che oggi vengono a casa nostra. No, noi eravamo tutti bravi, laboriosi e onesti. Ci integravamo senza alcun problema e le popolazioni locali non faticavano certo a riconoscere le nostre qualità. Non è così.

Andate a guardare le pagine scritte qualche anno fa da un bravo giornalista come Gian Antonio Stella. “L’Orda”, si intitola, ed è un libro che si dovrebbe far leggere nelle nostre scuole. Non c’è stereotipo rinfacciato agli immigrati di oggi che non sia già stato rinfacciato, a quel tempo, a noi. Rubano il lavoro ai nostri giovani. Sono tutti delinquenti. Ci stanno invadendo. Non si contano gli italiani che, lontani da casa, hanno fatto le spese di queste stessa accuse e di queste generalizzazioni. E spesso eravamo clandestini.

C’è stato un tempo in cui i paesi confinanti ci chiedevano di controllare i valichi alpini non per bloccare gli arrivi, ma per impedire le partenze. La storia, quando si parla della disperazione che muove milioni di persone e della paura che fa alzare muri e barriere a chi si sente minacciato, non inventa nulla. E fa impressione assistere alla leggerezza, alla disinvoltura, alla grettezza con cui in un colpo solo si dimentica il nostro passato e si calpestano i più elementari principi di umanità ed accoglienza. Quei principi che fanno parte della nostra identità di italiani e che hanno saputo tenere insieme la nostra società nei momenti più duri della nostra vicenda nazionale.

Questo è il primo aspetto, gravissimo, su cui dobbiamo riflettere e interrogarci. Per trovare, e dare, concrete risposte. C’è una politica, quella impugnata come un’arma da questa destra, fatta solo di slogan urlati, utili a conquistare una manciata di voti in più, magari anche a “prendere il potere”. Cosa ben diversa dal governare un Paese e i suoi problemi, i suoi processi di lunga durata. Sono anni che li sentiamo: le cannonate per respingere i clandestini, le impronte digitali, i medici chiamati a denunciare gli immigrati irregolari, le ronde “verdi” e quelle “nere”. Si cavalca la paura, si alimenta l’odio, si alzano muri che, di fronte a fenomeni che sono epocali e irreversibili, si rivelano muri di cartapesta. E tuttavia quei muri servono a portare consensi, sono utili all’oggi, all’immediato. Portano qualche punto in più nei sondaggi.

Eppure l’Italia è cambiata. E non c’è bisogno di uno scienziato della politica, di un demografo o di un sociologo delle migrazioni. Basta chiedere ad un’ostetrica: su nove bambini nati nei nostri ospedali, uno è figlio di genitori stranieri. In questa sala molti di voi sono nati e cresciuti qui. Oggi in Italia c’è tutta una generazione che sarebbe un errore definire di immigrati, non essendosi mai mossa dal nostro Paese per il semplice fatto che è qui che è iniziata la sua avventura umana. Una parte di questa nuova generazione è già maggiorenne. Voi siete italiani. Anche se la legge ancora non lo riconosce. Portate con voi le radici dei vostri genitori, un legame con le origini e le culture dell’Asia, dell’Africa, del sud America, ed è bello e straordinario che sia così. Ma voi siete italiani. Lo dico con orgoglio e affetto, voi siete italiani.

Ed è l’Italia di domani che dobbiamo già da oggi, insieme, cominciare a costruire. A partire da un tema cruciale, che la politica non può più eludere e che dobbiamo tenere al riparo di un approccio ideologico che rischia di diventare perfino razzista. Parlo della proposta di legge della proposta di legge sulla cittadinanza che noi abbiamo presentato. Nella scorsa legislatura alla Camera nostra era la proposta di legge, nostro il relatore. Solo la fine anticipata della legislatura ci ha fermato. Ma nell’aprile del 2008 l’abbiamo ripresentata. Ed è una proposta importante e innovativa: si diventa cittadini italiani se si è nati in Italia, se si è minori e si studia in Italia e, novità assoluta, c’è la possibilità dell’attribuzione della cittadinanza: non è più solo una concessione dello Stato, ma si può diventare cittadini in soli cinque anni se lo si vuole, se ci si crede, solo assolvendo ad alcuni elementari requisiti: una conoscenza elementare della lingua italiana, il reddito minimo previsto dall’Europa e il giuramento di osservanza della Costituzione e di rispetto della pari dignità sociale dei cittadini. Cittadini perché lo si vuole diventare, non perché qualcuno te lo concede. La cittadinanza come grande e potente motore di integrazione. E’ una questione di civiltà e di giustizia.

Guardiamo con attenzione ma anche con preoccupazione a quanto sta avvenendo su questo punto nella maggioranza. Da un lato l’apertura intelligente maturata dal Presidente della Camera GianFranco Fini, in linea con un profilo più moderno della destra europea. Dall’altra il prevalere di una ideologia che definisce la sua identità nella paura e nella chiusura. E che si esprime nella grettezza di un ministro della Repubblica che arriva dire: “non vorrei tra cinque anni trovarmi un Presidente abbronzato”. E d’altra parte il ministro Calderoli è in buona compagnia, se lo stesso Berlusconi e il suo più stretto alleato, Umberto Bossi, non solo non vogliono questa legge, ma in diverse occasioni si sono dichiarati contrari all’idea stessa di una “società multietnica”. Sono fermi all’idea della cittadinanza che deriva solo dal sangue, dalla nascita, dall’appartenenza razziale. Non sopportano il pensiero che ci siano più italiani e “nuovi italiani”. Ma si devono rassegnare. Questo avverrà. Sta già avvenendo. L’Italia è già cambiata, non aspetta il legislatore.

Lo sanno bene gli imprenditori del Nord per i quali l’immigrazione legale è una risorsa preziosa. Lo sanno i milioni di famiglie che riescono a prendersi cura dei propri cari, di nonne e nonni non autosufficienti, grazie al lavoro e alle premure di tanti badanti. Lo sanno i nostri figli e i nostri nipoti, che a scuola, come compagni di banco, ogni giorno di più hanno bambini di un colore differente dal loro, di un’altra religione. Che però parlano la stessa lingua, tifano per la stessa squadra di calcio, sognano di fare, da grandi, lo stesso lavoro.

Ed è così che i nostri figli superano i pregiudizi e imparano a conoscersi, è così che diventa più bella e positiva l’Italia di domani. E pensare che qualcuno ha proposto scelleratamente le classi differenziate. Una separazione sarebbe incivile e dannosa. Dannosa per quei bambini che potrebbero sentirsi messi ai margini e respinti, dannosa per i nostri figli che vedrebbero ridotte le opportunità di crescita e di conoscenza.
Tutti sappiamo che i primi giorni di scuola sono importanti, speciali, nascono le amicizie e le simpatie, si lega con i compagni di classe. Un amico, Andrea Causin, mi ha raccontato di suo figlio Giovanni che ha appena cominciato la materna e che non fa che parlargli del suo nuovo amico Stephen. Quando è andato a prenderlo in classe gli ha chiesto: chi è Stephen? Giovanni ha risposto indicandolo: “quello con la maglietta azzurra”. Non quel bambino di colore, della Costa d’Avorio ma quello con la maglietta azzurra. E’ nelle scuole che è già cominciata l’Italia di domani.

E’ nelle scuole che un futuro di convivenza e incontro fra culture si sta costruendo ogni giorno. Là dove bambini pachistani, magrebini, albanesi e cinesi imparano l’alfabeto assieme, dividono lo stesso banco e gli stessi giochi. Non dobbiamo avere paura. Preoccupati per i voti e il consenso troppo spesso siamo finiti ad inseguire la destra mostrandoci soltanto un po’ meno severi o un po’ più solidali. Ma rinunciamo a dire con che le nostre città che stanno diventando multietniche possono essere più giovani, più vive, più dinamiche, più colorate. E che proprio gli immigrati integrati potranno aiutarci a combattere la criminalità legata all’immigrazione clandestina, i racket e anche la tristezza di società vecchie e impaurite. E tutto questo sta necessariamente a noi, ai riformisti. Ma se vogliamo riuscire, dobbiamo cambiare. Cambiare profondamente. Dire con chiarezza dei sì e dei no. E allora sì alla sicurezza, no al razzismo.

Dobbiamo saper riconoscere la domanda di sicurezza che c’è nel nostro Paese. E per questo dobbiamo contrastare con decisione le infiltrazioni criminali che penetrano nel fenomeno dell’immigrazione. Infiltrazioni che qualche volta vengono da fuori, che altre volte sono invece un prodotto di casa nostra. Dobbiamo dire sì al diritto delle donne di uscire la sera senza la paura delle violenze. Al diritto degli anziani di andare a ritirare la pensione senza essere aggrediti o scippati. A quello dei bambini di giocare con allegria in spazi verdi che non siano degradati o degradanti. Dobbiamo difendere quei diritti, quando sono violentati da criminali legati all’immigrazione o da italiani.

Ma dobbiamo dire no al razzismo, chiamandolo senza reticenze col suo nome. Ad ogni sua forma. Anche velata, strisciante, insinuata. Perché la fermezza, e la severità, contro chi commette un reato, sono una cosa. Ma il razzismo è un’altra cosa. Nessuno più di noi italiani dovrebbe saperlo. “Dago”, ci chiamavano al di là dell’Oceano. In gergo vuol dire all’incirca “pugnalatori”, vista la facilità con cui i nostri connazionali usavano il coltello. E dovremmo sapere anche cosa voleva dire leggere sulla porta di un bar “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. Teniamo allora ben marcato il confine che separa e distingue la sicurezza dal razzismo. E’ sicurezza combattere la mafia. E’ razzismo identificare gli italiani con i mafiosi. E’ sicurezza combattere l’immigrazione clandestina e i traffici criminali che a volte l’accompagnano. E’ razzismo identificare immigrazione e criminalità. E’ un’equazione, questa, che non si può fare. Vorrebbe dire negare uno dei fondamenti della nostra civiltà: sono gli individui che commettono un crimine e che per questo vanno puniti. Non sono mai i gruppi, mai le comunità etniche, sociali o religiose.

Cambiamento, allora, vuol dire innanzitutto tornare a proporre dei valori. Una gerarchia di valori drasticamente rovesciata rispetto a chi raccomanda l’egoismo e predica la separazione, che diventa diffidenza e poi intolleranza e anche violenza. Rispetto a questo, noi siamo agli antipodi. Deve essere chiaro. Costi quel che costi. Non mi interessano vere o presunte convenienze di altro tipo. Tattiche mediocri di avvicinamento alla Lega Nord. In tutto il mondo le persone si mescolano, generando nuove persone e modellando società aperte, interetniche e multiculturali. I “nuovi americani” da tempo hanno nomi che raccontano provenienze diversissime tra loro, sono figli di diverse culture, hanno differenti modi di credere e pregare.

Ma guardiamo la Francia, non dall’altra parte dell’oceano ma solo dall’altra parte del confine, a meno di 200 km da qui. A destra spesso evocano le periferie parigine. Se non ce l’ha fatta la Francia a vincere la sfida dell’integrazione, dice una parte della destra italiana – per fortuna, non tutta – perché dovremmo farcela noi? Ma chi lo dice mente senza vergogna. Intanto, perché all’Eliseo c’è il figlio di un immigrato ungherese, e poi perché lo stesso Sarkozy, appena eletto, ha voluto nei posti chiave tre donne francesi di seconda generazione: l’ormai ex ministro della Giustizia Rachida Dati, figlia di un muratore marocchino e di una algerina; il sottosegretario per le Politiche Urbane Fadela Amara, figlia di algerini della Cabilia; ed addirittura una giovane nata in Senegal e giunta in Francia con la sua famiglia all’età di 8 anni: Rama Yade, prima sottosegretario agli Esteri ed ora allo Sport. Pensano davvero, gli uomini della destra, che l’Italia potrà vivere questo secolo asserragliata nel suo fortino, senza aprirsi al mondo? Pensano davvero che non saranno, tra venti o trent’anni, e speriamo prima, anche dei “nuovi italiani” a prendere le decisioni che riguarderanno la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti? E pensano che i nostri figli e i nostri nipoti avranno la loro stessa miopia, le loro stesse chiusure e difficoltà nello sceglierli come propri rappresentanti?

E’ la storia che va in questa direzione. “L’uomo non può erigere bastioni e barriere al vento che soffia da ogni parte del mondo”, ha detto una volta il Cardinal Martini. Cercare di far così, come succede a questa destra, è non solo velleitario. E’ pericoloso. Si moltiplicano tensioni e paure , si continua dividere un Paese già abbastanza diviso e stanco. Comprendere la direzione e la forza del vento, incanalare le energie di un così grande processo, è invece il nostro compito. E’ il modo di aprire la nostra società, di renderla multietnica e per questo più giovane e ricca di risorse. E’ il modo di far tornare a crescere l’Italia, di riuscire a farla competere nel mondo che cambia. Allora garantire diritti e doveri a chi arriva qui e, come voi, lavora onestamente, e chiede integrazione, chiede diritti civili, chiede di poter votare, a cominciare dalle amministrative.

Verso di voi deve valere la memoria del nostro passato. E deve valere la nostra voglia di futuro. Per questo andremo avanti anche per un altro cambiamento: il diritto di voto per i residenti stranieri alle elezioni amministrative. “Un subdolo stratagemma per garantirsi una futura preminenza elettorale”, ha detto il Presidente del Consiglio, con la visione alta e disinteressata, da vero statista, che lo contraddistingue. Non comprende, proprio non riesce, che anche qui è una elementare e fondamentale questione di modernità e di giustizia. Chi vive e lavora in una comunità, chi osserva le sue regole e usufruisce dei suoi servizi, chi concorre alle spese comuni con i propri contributi, ha diritto di partecipare alle spese comuni. Punto. Ci si metta l’anima in pace. Ci sono cose che sono giuste e vanno avanti nonostante gli spauracchi agitati da
chi vorrebbe che tutto rimanesse sempre così com’è. Nella conservazione.

Anche quando si lottava per il suffragio universale o per il voto alle donne c’era chi era contrario perché temeva chissà quale spostamento dei consensi o perché pensava proprio che nullatenenti e donne non dovessero avere voce in capitolo sulle scelte pubbliche collettive. Eppure la storia è andata avanti lo stesso. E oggi queste sono conquiste che nessuno si azzarderebbe più a mettere in discussione. Accadrà lo stesso per la nuova cittadinanza e il diritto di voto agli stranieri.

Il Partito democratico ha voluto dare un segnale in questo senso, per non limitarsi alle enunciazioni di principio: alle nostre primarie, gli immigrati votano già. Hanno votato per Prodi e Veltroni e voteranno il 25 ottobre. Una scelta che dimostra con coerenza quale è la nostra scelta. Insomma dobbiamo affermare con più forza i valori, dobbiamo alzare la voce, se vediamo calpestare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione, se vediamo scivolare via quei valori fondamentali che ci sono stati tramandati da coloro che permisero al nostro Paese di tornare libero e democratico.
Dobbiamo reagire, dobbiamo essere più netti e avere più radicalità, se a risultare mortificata è la dignità degli esseri umani che cercano qui da noi quella stessa speranza che cercavano, al di là del mare o appena fuori dai nostri confini, i nostri padri e i nostri nonni. Stiamo assistendo a cose vergognose. Gommoni e “carrette del mare” strapiene di donne, vecchi e bambini vengono lasciate alla deriva. Esseri umani indifesi abbandonati a se stessi, al loro destino. E’ questa la realtà che si nasconde dietro la fredda parola “respingimenti”. E’ questo l’effetto perverso di un decreto sicurezza che produce paura e morte, che cancella relazioni umane e reazioni umanitarie. L’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu ha condannato i respingimenti in mare con parole che dovrebbero far provare a tutti vergogna e preoccupazione. Esseri umani, ha detto, vengono “abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale”.

Sono stato a Palermo, alla fine di agosto, dopo il naufragio di quei poveri profughi eritrei nel Canale di Sicilia. Sono andato all’ospedale, a trovare due giovani, tra i pochissimi sopravvissuti. A chi con tanta volgare facilità parla di cacciare via a cannonate e rispedire a casa loro queste persone, vorrei dire: andate a vedere gli occhi di una ragazza di ventinove anni che disidratata, con una flebo vicino al letto e un filo di voce con cui vi racconta quale dramma si è lasciata alle spalle e quale inferno ha attraversato per arrivare fin lì.

Una ragazza fuggita da una terra devastata dalla guerra, che dopo avere attraversato il deserto, la fame, la sete, la violenza, la morte, quando arriva in Italia in fin di vita, trova ad accoglierla un avviso di garanzia per il reato di immigrazione clandestina. Eppure l’Italia è il “Nuovomondo” che quella ragazza ha sognato. E se lei rispetterà le nostre leggi, se studierà, lavorerà, metterà su qui da noi una famiglia, noi abbiamo il dovere di fare di lei e dei suoi figli, se è questo che lei vorrà, una “nuova italiana”. Questo è ciò che ci distingue e ci distinguerà sempre dalla destra. Lo ripeto: se abbiamo dato la sensazione che questa differenza sia meno forte di un tempo, siamo colpevoli e abbiamo sbagliato. E dobbiamo cambiare.

Guai ad inseguire la destra sul suo terreno. Guai a pensare che basti correggere le sue posizioni e mitigarle appena un po’. Dei sì e dei no, questo dobbiamo dire. E in base a questo dovremo fare. E pazienza se qualcuno osserverà che così i consensi non arriveranno subito. E’ all’Italia che noi pensiamo. Agli italiani di oggi e di domani.
Noi non permetteremo che l’Italia diventi un paese razzista. Non permetteremo che abbia la meglio la visiona piccola e senza futuro di chi vuole tornare indietro e spezzare l’Italia in mille egoismi territoriali. Non sono le “piccole patrie”, la soluzione.
La nostra identità attuale è il frutto di millenni di incontro fra culture e lingue diverse. Come non dirlo in questa città , da sempre crocevia di marinai e mercanti, dove nei secoli la lingua si è arricchita di parole arabe, spagnole, francesi e di molte altre influenze. O pensate a Venezia, un miracolo fatto dagli italiani ma anche dai mosaicisti bizantini, dagli intagliatori arabi, dai tappezzieri turchi. Basta allungare l’orecchio ai nostri dialetti, alle cadenze greche del barese, a quelle arabe del siciliano e del calabrese, alle comunità che dopo millenni continuano ancora oggi a parlare in albanese antico. Alle influenze francesi in Piemonte, a quelle spagnole in Lombardia, a quelle Slave nel nordest. A questa eredità unica al mondo, dobbiamo restituire il futuro che gli spetta.

L’identità non è immobile, è qualcosa di vivo, qualcosa da costruire ogni giorno.
Qualcosa che arricchite oggi anche voi, con culture e religioni diverse, con saperi e sapori nuovi. E’ la costruzione, paziente e tenace, di un nuovo patriottismo. Nel segno dell’apertura. Del rispetto delle regole. Dei doveri insieme ai diritti. Per tutti. Nel segno della nostra Costituzione, dei valori e dei principi che la ispirano.

Forse le cose che ho cercato di dire oggi non porteranno consenso, forse i sondaggisti me lo sconsiglierebbero: attento, l’immigrazione è un tema troppo spinoso per chi ha bisogni di raccogliere voti! Non mi interessa. Solo cambiando noi stessi riusciremo a cambiare il Paese. Io non rinuncerò mai a dire una cosa giusta per un sondaggio. E questa è una battaglia giusta. Una battaglia che contribuisce a costruire un Paese migliore. Un Paese forte e moderno. Abitato da “nuovi italiani”. Protagonisti di una identità nazionale rivolta al futuro. Un’identità costruita non nel rifiuto delle diversità, ma attraverso i valori dell’accoglienza e dell’integrazione.

E’ una sfida entusiasmante che dobbiamo raccogliere: vivere la giovane bellezza di una società multietnica. Viverla con gli stessi occhi impauriti e orgogliosi degli italiani di Ellis Island. Gli occhi dei nostri nonni, dei nostri padri, delle nostre madri che partivano da qui, da questo porto di Genova per raggiungere un mondo nuovo e lontano, senza più fame e senza più miseria. Vivere il nostro tempo senza paura. Adesso.


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