di Luciano Modica
Elettori e simpatizzanti del Partito Democratico sono chiamati oggi alle urne per eleggere il segretario nazionale e quello regionale. Qualunque sarà il risultato, tuttora incerto, sarà una Festa della Democrazia. Quella che si ripete ogniqualvolta i cittadini possono esprimere direttamente e liberamente la loro opinione. Non è più il momento di delusioni e recriminazioni. Quante più persone voteranno, tanto più efficaci saranno la forza trasmessa al maggiore partito dell’opposizione e il segnale politico di cambiamento inviato al Governo.
Tra i candidati noi preferiamo Franceschini per la segreteria nazionale e Fragai per quella regionale. Franceschini, segretario uscente, ha impresso da otto mesi uno straordinario cambiamento al PD per leadership ed efficacia d’azione. Sa decidere con metodo democratico, è netto nelle sue posizioni, riconosce francamente gli errori commessi. Merita di aver confermata fiducia. Come Fassino ha detto giovedì a Pisa, Franceschini rappresenta meglio di ogni altro il partito nuovo, unito, plurale, fiducioso, giovane, lungimirante che abbiamo a lungo sognato e poi fondato. Una persona leale lo ha definito Veltroni.
Nonostante una competizione tra i candidati vera ma mai aspra, il partito di oggi è più unito nei valori e nei comportamenti. Se fosse eletto, Franceschini chiamerebbe come principali collaboratori Bersani e Marino. Questo è il PD che gli elettori vogliono, da sempre. Ad un Governo che indulge a comportamenti discriminatori nei confronti degli immigrati e maschilisti nei confronti delle donne, Franceschini risponde con le candidature a vicesegretari di un immigrato e di una donna. Un segnale alla società civile che spesso è assai più avanti di quella politica. Eguaglianza, regole, merito sono le sue parole chiave. Una società “eguale” perché attenta al rispetto delle regole da parte di tutti senza eccezioni o condoni, in cui si favorisca lo sviluppo riducendo e non ampliando le diseguaglianze sociali, in cui, a parità di opportunità, sia premiato il merito personale di ciascuno.
Il PD non rinnega le sue diverse radici ma le integra in un futuro riformista comune. E’ il senso vero della sua storia. Nelle mani del padre partigiano Dario Franceschini ha giurato fedeltà alla Costituzione, alla cui stesura concorsero con grande rispetto reciproco cattolici democratici, laici azionisti, socialisti e comunisti. A questa stessa storia noi vogliamo dare nuova linfa eleggendolo alla guida del Partito Democratico.
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