venerdì 30 aprile 2010

Variazione di bilancio del Comune di PIsa: i cittadini al centro delle scelte

Cofinanziamento dei progetti del Piuss, realizzazione di opere pubbliche e acquisto della Cittadella: questi gli obiettivi centrati dal Comune con la variazione di bilancio approvata ieri in Consiglio comunale. “Con questa variazione – ha dichiarato il presidente della 4° commissione Antonio Mazzeo in conferenza stampa – mettiamo i cittadini al centro delle scelte. E' un intervento importante, dovuto intanto alla necessità di cofinanziare i progetti del Piuss. Pisa è il primo Comune tra quelli che hanno ricevuto il finanziamento ad avere già a disposizione la propria quota di risorse. Ma con la variazione di bilancio approvata ieri potremo anche intervenire per altre opere pubbliche essenziali: le fognature di Marina, gli impianti sportivi del Cep, la manutenzione delle strade nelle periferie, il verde pubblico e l'edilizia scolastica”. Tutte scelte, tra l'altro, nelle quali i cittadini potranno incidere direttamente. “Questo – ha osservato Mazzeo, che ha partecipato alla conferenza stampa insieme al consigliere Valter Ceccarelli e al capogruppo Pd Ranieri Del Torto – grazie al fatto che i Consigli territoriali di partecipazione (Ctp) hanno la possibilità di indicare qual è l'opera pubblica prioritaria per i rispettivi quartieri”. Infine l'acquisto della Cittadella dal Demanio, valore 1,7 milioni di euro. “Abbiamo trovato anche i fondi per l'acquisto della Cittadella – chiude Mazzeo – e imprimeremo così una svolta contro il degrado di quella zona. Apriremo una fase nuova e rioffriremo a cittadini e turisti degli spazi che saranno all'altezza della storia della nostra città”. Nel dettaglio, passano al Comune la Torre di San Giorgio, gli Arsenali Repubblicani, la vasca del Michelucci, la Torre Guelfa e il Fortilizio.


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giovedì 29 aprile 2010

Federico Gelli: l'approccio alla politica che mi piace‏

Federico è un amico,
con lui ho avuto la fortuna di iniziare a svolgere attività politica... ho imparato a conoscere un ottimo amministratore che ha anche grandi doti umane (cosa assolutamente non scontata in politica).

La sua esclusione dalla Giunta regionale è stato un segnale brutto, di vecchia politica. L'assenza di Federico dalla Giunta Regionale è una perdita per tutto il territorio pisano (non solo per una parte) che esce indebolito da questa tornata elettorale.

Oggi Federico poteva essere astioso, o fare come hanno fatto molti altri (chiedere subito poltrone e poltroncine)... invece (scarica l'articolo) ha scelto di rientrara a lavoro. Incarnando i valori che abbiamo sempre sostenuto in questi anni: la politica deve essere servizio alla collettività. Se il PD avrà bisogno delle sue competenze lui tornerà a disposizione.

Questo è anche il mio approccio alla politica... ed oggi ancor di piu mi metto a disposizione del partito con grande senso di responsabilità

Antonio


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Solidarietà e responsabilità, due parole da riscoprire‏

Soliderietà e responsabilità devono essere due parole centrali nello sviluppo del progetto di Partito Democratico. Queste due parole ci hanno guidato e ci guideranno nelle scelte congressuali dei prossimi mesi.

Rispetto alla mia intervista sul Tirreno (che potete leggere cliccando qui) manca però un passaggio fondamentale. Noi continueremo ad impegneraci con senso di responsabilità... ma crediamo che si debba uscire fuori dalle vecchie logice ex pci-ex pd, trovando uno spazio di RAPPRESENTANZA POLITICA adeguato a chi come noi incarna i valori originali del Partito Democratico.

Senza la rappresentanza politica tutto diventerebbe piu difficile


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martedì 27 aprile 2010

E Porto fu....‏

Ieri la prima pietra del porto di Marina, un nuovo inizio, una grande opportunità di sviluppo per il territorio pisano.
Faccio mio le parole di Marco Bani, mio collega in consiglio comunale (http://www.marcobani.it/blog/2010/04/il-porto-di-marina-di-pisa/). Meglio non avrei saputo fare!!!



Dopo più di 5 secoli dall’interramento del Porto Pisano, Pisa avrà di nuovo uno scalo per le barche. Ieri è iniziato un percorso che solo qualche anno fa in pochi potevano immaginare: è stata posta la prima pietra del porto di Marina di Pisa. Finita, rispettando i tempi, la fase di bonifica e di disinquinamento, può partire la costruzione del progetto che richiederà un investimento di oltre 30 milione di euro. Un porto turistico ben inserito nel parco, che saprà ridare slancio al Litorale pisano. Quasi 500 posti barca, 200 appartamenti e una lunga passeggiata che diventerà sicuramente un affollato punto di ritrovo, dove gustarsi un gelato con la splendida vista del mare e della foce dell’Arno. Con il recupero delle colonie a Calambrone, degli ex stabilimenti Cosmopolitan, il rilancio dei Navicelli per nautica e turismo, il Litorale diventerà un nuovo centro d’attrazione turistico e residenziale, non avendo nulla da invidiare alla più famosa Versilia. La presenza del parco comporterà una vigilanza severa sul rispetto ambientale, garantendo la compatibilità ecologica. Sicuramente si verrà a creare una sinergia con i Navicelli per la creazione di un polo legato alla filiera nautico-cantieristica, dove Pisa potrà essere all’avanguardia nel panorama nazionale.

Un’occasione di rilancio economico turistico per Marina di Pisa, con l’augurio di tornare ai fasti di un tempo, quando era una località amata da illustri personalità come Eleonora Duse, Dino Campana, Sergei Rachmaninoff e dal grandissimo e controverso poeta Gabriele D’annunzio, che ha dato il nome allo splendido viale alberato che collega Pisa al Litorale.


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Io non so ballare‏!

Rientro oggi da una lunga tre giorni milanese e mi ritrovo in "acque agitate" (con una foto davvero bruttina!).

Vi assicuro che il mio Forte non è ballare... e con il Sindaco preferirei andare a pranzo o a cena... o al limite a giocare una sana partita di pallone!

Per chiunque, invece, volesse avere un mio parere sulle cose della città, non esiti a contattarmi: sarò sicuramente più preciso dei "fantomatici informatori" :)

P.S. x la redazione La Nazione: per favore cambiate quella fotooooo

Con affetto e stima
Antonio


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giovedì 22 aprile 2010

Cana Pisa: Sono per il rispetto della Legalità‏

Il rispetto della Legalità è alla base della mia azione politica!


Senza questi valori è difficile far crescere la nostra città

Antonio


Nel resto del post c'è la mozione urgente presentata in Consiglio Comunale...

COMUNE DI PISA - CONSIGLIO COMUNALE
MOZIONE URGENTE

PRESO ATTO
Che da anni nella nostra città si raduna da varie parti d’Italia un migliaio di persone sotto la sigla CanaPisa, per un evento organizzato dal Comitato “Liberi tutti CanaPisa Crew” e previsto per il 29 maggio prossimo;
Che CanaPisa non si configura come una manifestazione di carattere politico né, tantomeno, culturale, quanto piuttosto come un insolitamente non clandestino “rave party”, che mira alla esaltazione dell’uso libero ed indiscriminato di stupefacenti;
VALUTATI
i danni all’arredo urbano, le numerosissime scritte sui muri, i rifiuti e le deiezioni “regalati” in queste occasioni dalla “Street Parade” di CanaPisa;
CONSIDERANDO
CanaPisa una situazione al limite della legalità;
FACENDO PROPRIE
Le parole del Vicesindaco Ghezzi, che il 2 giugno 2009 ha dichiarato sui quotidiani locali che CanaPisa “è solo apparentemente un’espressione di democrazia e di diritto a manifestare” ed “è, in realtà, un sopruso inaccettabile per tutti coloro che, al di là delle convinzioni sul tema, non desiderano vedere persone semiincoscienti che vagano per strade trafficate, che vomitano per strada o che fanno uso di stupefacenti su panchine pubbliche”;
RIFIUTA
qualsiasi evento che inneggi o anche solo avvicini al consumo di sostanze stupefacenti,
CONDIVIDE
la presa di posizione dell’Amministrazione Comunale in merito a CanaPisa;
AUSPICA
che vengano trovate delle soluzioni da parte degli organismi competenti per evitare che il corteo riesca a tenersi ugualmente.


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mercoledì 21 aprile 2010

Basilicata in TIR a Pisa dal 7 al 9 Maggio‏

Turismo: la Basilicata fa il giro d'Italia

Sei tappe e oltre un migliaio di chilometri da percorrere in venti giorni. Sono i numeri più significativi della quarta edizione di “Basilicata in Tir: seduzioni in viaggio”, l'evento itinerante organizzato dall'associazione culturale Identità Lucana che dal 23 aprile al 13 maggio porterà nelle piazze delle principali città italiane le bellezze turistiche della Basilicata. L'evento è realizzato in collaborazione con Regione Basilicata e Apt Basilicata.

La prima tappa del tour-in-tir sarà Salerno dal 23 al 25 aprile, seguiranno nell'ordine Latina, Assisi, Firenze e Pisa. Ultima tappa a Bologna dall'11 al 13 maggio.

In ogni piazza sarà allestito un vero e proprio villaggio che ospiterà spettacoli, degustazioni e incontri con le comunità lucane. Nell'ambito della manifestazione l'Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata curerà una serie di workshop con gli operatori turistici per promuovere il prodotto Basilicata. Nelle tre precedenti edizioni “Basilicata in Tir” ha fatto tappa in 40 città, totalizzando circa 200 mila visitatori.

Basilicata in Tir 2010: mercoledì 31 marzo 2010
Fervono i preparativi per la quarta edizione di Basilicata in Tir, il tour promozionale realizzato dall'associazione Identità Lucana che porta le bellezze turistiche della regione nelle piazze delle principali città italiane. In questi giorni lo staff sta mettendo a punto gli ultimi dettagli delle tappe. Sei le piazze che ospiteranno quest'anno il padiglione mobile di Basilicata in Tir. Si partirà dalla solare Salerno (dopo il successo dello scorso anno) dal 23 al 25 aprile nella centrale piazza Cavour nei pressi del lungomare. Poi la carovana di Basilicata in Tir si sposterà a Latina (new entry) dove sosterà dal 27 al 28 aprile in piazza del Popolo. La terza tappa del tour sarà ad Assisi in piazza Santa Chiara dal 30 aprile al 2 maggio. Dal 4 al 6 maggio Basilicata in Tir tornerà a Firenze in piazza Annigoni per incontrare la popolosa comunità lucana dopo il successo di pubblico riscosso nel 2008. Ultime due tappe della quarta edizione a Pisa (dal 7 al 9 maggio in piazza XX Settembre) e Bologna (dall'11 al 13 maggio in piazza VIII Agosto).

Baci e abbracci: lunedì 25 maggio 2009
Un piccolo breack per riordinare le idee e fare un po' di conti. Le proiezioni confermano il successo di una formula che "acchiappa". Ma più dei numeri parlano le persone che abbiamo incontrato nelle varie tappe del nostro viaggio e quell'entusiasmo frizzante dei nostri amici lucani che ci ha contaminato fino al midollo. Se Basilicata in Tir è diventato un modello di eccellenza nella promozione del territorio il merito è anche delle tante comunità lucane sparse nelle città grandi e piccole d'Italia.

Ultima tappa a Bari: giovedì 21 maggio 2009
Basilicata in Tir lascia Taranto e si appresta a vivere l’ultimo segmento del viaggio programmato dall’Associazione Identità Lucana, Regione Basilicata, APT e sponsor pubblici e privati. Domani e dopodomani, in Piazza Prefettura a Bari, il villaggio lucano presenterà ad un mercato di prossimità da sempre generoso con la nostra regione il meglio della Basilicata turistica, enogastronomica e culturale.

Molti gli eventi da seguire: si inizia domani, alle ore 18.00, nell’ambito della sezione “Basilicata bella scoperta” dell’APT Basilicata, con Le storie di Lulu’ - fiabe e suoni della Lucania; Mimmo Sammartino sarà la voce recitante, accompagnato da Pasquale Coviello alla fisarmonica. A seguire, "I Mieli di Basilicata", presentazione e degustazione guidata a cura del Consorzio Tutela e valorizzazione Miele Lucano in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata. Franco Rondinella, presidente del consorzio, si soffermerà sugli aspetti organizzativi e promozionali della struttura, illustrando agli ospiti il processo di tracciabilità e l’idea che ha consentito di redigere la Carta dei Mieli di Basilicata, unico esempio europeo nel suo genere, utile sia all’orientamento per il consumatore che a quanti si occupano di commercio del miele. Il professor Renato Spicciarelli, dell'Università degli Studi di Basilicata, si soffermerà sugli aspetti nutrizionali e sull’origine botanica dei mieli e farà il punto sull’apicoltura lucana tra presente e futuro. Quindi, seguirà una degustazione di 6 tipi diversi di miele.

Sabato 23, alle 19.00, è in programma la presentazione di "Album Lucano - Famiglie, Personaggi e Immagini ritrovate", scritto da Riccardo Riccardi ed edito da Antezza, che analizza le continue trasformazioni sociali della società civile lucana attraverso il ritratto di numerose famiglie e personaggi, nel corso del tempo. L’evento, promosso da ATAVICA, Accademia Italiana di Genealogia e Studi Ancestrali (che ha sede a Matera), consisterà in una conversazione con l’autore moderata dalla giornalista Antonella Daloiso.

Gran finale in Puglia, da domani a Taranto: martedì 19 maggio 2009
Sarà ancora una volta la Puglia ad ospitare le due tappe conclusive della terza edizione di “Basilicata in Tir, seduzioni in viaggio”, la tournée che promuove le bellezze turistiche della Basilicata nelle piazze delle città italiane. Una scelta pianificata e strategica per strizzare l'occhio al mercato pugliese, notoriamente uno dei principali fruitori del turismo lucano. E quanto sia importante il cosiddetto turismo di prossimità lo dimostra la proficua collaborazione con l'Apt Basilicata (l'azienda regionale di promozione turistica) che in occasione delle tappe di Taranto (20-21 maggio) e Bari (22-23 maggio) ha messo a punto un ricco menu di eventi collaterali.

Il gran finale parte domani da Taranto, in piazza Maria Immacolata, con una ricca due giorni tutta improntata alla storia, alla cultura e alle tradizioni lucane tra degustazioni guidate, folclore, musica e racconti. Evento clou della tappa tarantina sarà la performance del trio comico La Ricotta, ormai abituali frequentatori del palcoscenico di Zelig. L'appuntamento è domani 20 maggio alle 21 all'Arena Teatro Villa Peripato per un bagno nella esilarante e stralunata comicità del trio lucano più famoso d'Italia.

"Abbiamo scelto la Puglia per l’assoluta importanza del turismo di prossimità”, spiega Antonio Bruno, presidente di Identità Lucana, l'associazione culturale che da tre anni cura l'evento. “Taranto è la nostra porta di accesso per chi viene da Est”, continua Bruno. "Alla città ionica ci lega la vicinanza geografica e ci lega quella straordinaria e per certi versi irripetibile stagione della storia che fu la Magna Grecia”. Un legame che ha puntuale riscontro nel flusso di visitatori che ogni anno si riversano dal tarantino in Basilicata.

La tappa tarantina è organizzata in collaborazione con l'associazione Presenza Lucana, storico sodalizio guidato dal presidente Michele Santoro (nella foto a destra insieme ad Antonio Bruno), che da quasi vent'anni rappresenta un punto di riferimento nel panorama culturale della città ionica. Ne sono una tangibile testimonianza le molte iniziative che l'associazione promuove a cadenza praticamente settimanale. Incontri, conferenze, mostre, serate di poesia, diaforum, quaderni medici, tesi di laurea e molti altri progetti, che con una media di quaranta incontri annuali, hanno fatto di Presenza Lucana un vero e proprio cenacolo culturale aperto a lucani e non. I venerdì culturali di Presenza Lucana sono ormai un appuntamento fisso dell'agenda culturale tarantina, tanto da essere puntualmente recensiti dai principali organi di stampa della Puglia e della Basilicata.


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martedì 20 aprile 2010

Usciamo dall'eterno processo del lunedì (di Ermete Realacci‏)

Pubblico volentieri l'articolo di Ermete Realacci (clicca qui per scaricarlo).

Condivido la sua visione: parlare prima di tutto al Paese in modo semplice e coinvolgente. Dobbiamo parlare a chi non ci ha votato, a chi vota centro-destra e non ha una alternativa credibile.


Con Ermete più volte ci siamo confrontati su questi temi, sul bisogno del ricambio generazionale non nell'ottica del giovanilismo spinto, ma per l'esigenza di trasmettere nuove metodologie/nuove speranze alla nostra cara Italia


Grazie Ermete per gli ottimi spunti


Antonio
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lunedì 19 aprile 2010

MOZIONE -REGISTRO.IT: la tecnologia e il progresso non possono uccidere il lavoro

Nel resto del post la mozione urgente presentata giovedi scorso su Registro.it

Cosa ne pensate?


MOZIONE URGENTE
Oggetto: Registro.it, la tecnologia e il progresso non possono uccidere il lavoro.

Visto lo stato di agitazione dichiarato da diversi lavoratori precari del servizio Registro.it, servizio creato e amministrato all’interno dell’IIT del Cnr di Pisa al fine di gestire l’anagrafe dei nomi a dominio Internet con estensione “.it”;

Rilevato che i suddetti lavoratori, preposti alla registrazione manuale dei domini ed eterogenei nelle competenze, dal prossimo dicembre 2010 vedranno interrompersi i loro ormai pluriennali rapporti di lavoro in quanto il sistema verra’ automatizzato (diventera’ un sistema sincrono);

Rilevato che alla base della scelta di licenziamento non vi sono motivazioni economiche che, anzi, il servizio in oggetto ha un fatturato crescente, frutto di una efficiente gestione pubblica i cui meriti probabilmente vanno riconosciuti anche all’insieme dei lavoratori coinvolti, a tutti i livelli, da quelli direzionali a quelli relativi alle figure precarie che, come spesso accade negli enti pubblici, svolgono mansioni simili a quelle del personal strutturato nonostante i vincoli dei contratti atipici;

Preso atto che vi sono gia’ state delle opportune interlocuzioni tra i lavoratori e le istituzioni comunali e provinciali, tra cui il Sindaco di Pisa;

Ritenute di fondamentale importanza per l’economia, lo sviluppo e l’immagine della citta’ di Pisa le attivita’ svolte sul territorio cittadino nell’ambito delle innovazioni dell’ICT, nel quale si inquadra l’opera svolta da Registro.it;

Considerato che almeno negli enti pubblici, fermi restando i vincoli di bilancio, sarebbe doveroso annoverare tra i principi fondamentali il diritto al lavoro, ricorrendo sempre il meno possibile ai contratti atipici o comunque adottando un regime di massima tutela e che, invece, spesso soprattutto nel mondo universitario e della ricerca i finanziamenti, anche pubblici, dei vari progetti generano precariato;
IL CONSIGLIO COMUNALE

Auspica che per i lavoratori coinvolti si arrivi presto ad una soluzione che consenta dii mantenere o convertire all’interno dell’IIT e del Cnr stessi le loro professionalita’;

Impegna il Sindaco e la Giunta, nei limiti delle proprie competenze, a farsi carico in tutte le sedi preposte delle valutazioni e degli indirizzi sopraesposti.


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mercoledì 14 aprile 2010

Bisogna avere più coraggio‏

Con qualche giorno di ritardo, provo a riassumere di seguito il mio intervento sull'Analisi del Voto a seguito delle Elezioni Regionali, tenuto in Assemblea Comunale venerdi scorso (nel resto del post il mio intervento ufficiale).

Tanti interventi, un clima di positività anche se il risultato elettorale non è stato entusiasmante. un partito che sente l'esigenza di un cambio di passo. Un partito che deve ascoltare di piu la propria gente (anche quela che non ha votato in questa tornata). Un partito che ha bisogno di ricambio della classe dirigente, non intesa come ventata di giovanilismo, ma come nuova organizzazione del radicamento territoriale, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone.

La politica di domani, non nascerà se non sarà frutto di uno sforzo generazionale collettivo. Occorre che ci ritroviamo e che ci parliamo, pubblicamente e schiettamente, per capire come aiutare il Partito democratico a uscire da un’impasse.

Dobbiamo riuscire a superare i tracciati di maggioranze e minoranze, e balzare oltre i recinti del partito per andare verso le persone. Quelle persone che alla fine sono singole storie, bisogni, paure, emozioni: continueremo a rimanere un partito in difesa se non troveremo una parola per tutti, che ognuno possa fare propria.
Parecchio tempo fa ho detto che bisogna trovare il coraggio che manca. L’invito vale ancora oggi. Perciò mettiamo da parte suscettibilità, protagonismi e vanità, e diamoci da fare.


Intervento in Assemblea Comunale

L’esito delle elezioni dimostra che il sistema culturale del berlusconismo è tutt’altro che un fenomeno superficiale e temporaneo; la società italiana si sente ancora fortemente legata a quella proposta politica, che evidentemente continua a convincere molta parte della cittadinanza.
E’ anche vero, e credo sia difficilmente contestabile, che nel Paese è cresciuta un’area grandissima, forse maggioritaria, di persone che non appoggiano il governo, che non ne condividono l’ispirazione e le scelte. Ma solo una quota minoritaria di queste persone affida la sua fiducia ai partiti di opposizione. Il PD, da partito a vocazione maggioritaria, piega verso un ruolo di leadership in alleanze che evidentemente non convincono, non affascinano, non danno l’impressione di essere adeguate a dare una svolta effettiva al governo, delle regioni e del Paese.

Credo che se noi avessimo vinto per un soffio in Piemonte e in Lazio, invece di aver perso, adesso staremmo facendo un'analisi diversa. Ritengo che oggi non sia il momento degli sfoghi e delle divisioni che ci allontanerebbero ulteriormente dai cittadini. Dobbiamo invece porre attenzione sul fatto che il Partito Democratico deve ritrarre spunto dalle sue origini, da quello che era il progetto fondativo del Lingotto. Ripartire da lì e costruire un radicamento forte sul territorio, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone".
Dalla base del partito, da chi incontro per strada, dalle mail che ricevo, sembra salire un’unica grande preoccupazione: così non si può andare avanti, bisogna cambiare marcia.
Dopo il risultato elettorale di questa tornata la sensazione di pessimismo è più diffusa di allora, ed è venata di una rabbia triste. Sono sentimenti esacerbati dalle interpretazioni che hanno provato a minimizzare un risultato deludente.
Sarebbe un errore non fare autocritica oggi e non ammettere che il centro-sinistra esce piu debole dalle elezioni regionali. Nel PD hanno prevalso le alchimie strategiche e infatti gli elettori non hanno capito e in molti casi hanno preferito un voto di protesta
Non si può pensare di trovare la soluzione ai problemi reali dei cittadini nel tatticismo delle alleanze. Le persone chiedono e meritano una visione più ampia e lungimirante della politica, fatta di programmi e idee concrete: dal no al nucleare a una politica che salvaguardi chi continua a perdere il posto di lavoro a una sanità trasparente e senza sprechi e poi diciamo una volta per tutte basta ad indagati nelle liste
Non possiamo dimenticare che tutto ciò avviene a pochissimi mesi da quel 25 ottobre in cui 3 milioni di persone hanno dato caparbiamente fiducia al PD e sono andate ai gazebo a votare alle primarie. Ci dicevamo: non possiamo più deluderli, e invece li abbiamo delusi ancora.

La nostra gente ci sta mandando, infatti, richieste chiare e pressanti di cambiamento e rinnovamento, e continuare a far finta di niente sarebbe suicida. Lasciamo perdere la slavina della Lega al nord, dimentichiamo la speranza breve del Lazio, siamo assuefatti a farci succhiare voti da Di Pietro. Ma quando in Emilia Romagna la lista di Grillo raccoglie un consenso di quella entità, ci deve essere chi si chiede perché accade una cosa simile. O forse si pensa che sia un fenomeno della natura, inevitabile come la pioggia?
Occorre fare presto. Dobbiamo riprendere a parlare con la gente che ci contesta, con quelli che hanno preferito restare a casa, con quelli che votano Lega. Anzi, prima di parlargli, dobbiamo cominciare ad ascoltare, perché ho l’impressione che molti abbiano un’idea dell’elettorato, dei cittadini, che non corrisponde proprio alle persone che camminano nelle strade, lavorano tutto il giorno e tornano a casa la sera, o non hanno proprio lavoro.
Certamente la toscana e pisa, vivono meno di altri questa situazione, sono territori liberi, di buona amministrazione, dove i processi di desertificazione culturale sono stati validamente avversati e controbilanciati da governi locali capaci di attivare consenso e partecipazione. Ma è anche vero che si colgono tanti elementi di stanchezza; si coglie anche qui la disaffezione, soprattutto là dove la “cultura dell’appartenenza” è meno radicata; dove, prevalgono modelli di convivenza civile diversi e forse più moderni rispetto a quelli tradizionali delle periferie. I miei non sono giudizi di valore, c’è solo la allarmata constatazione che i modelli cittadini normalmente sono predittivi, anticipano quelli delle periferie. Dunque, o cambia qualcosa, o difficilmente potremo sperare che il modello Putignano o Riglione abbia successo se applicata al centro storico. Sicuramente, come si dice anche per la Lega, la presenza sul territorio è importante; non ci vuole un genio particolare per riconoscere che essere politicamente presenti è meglio che non esserci; ma non può bastare. Penso per esempio ai risultati delleSezioni che confluiscono nell Circoscrizione 5. Li negli ultimi anni c'è stato un calo di quasi il 2% rispetto alle regionali e del 10% rispetto alle Politiche 2008. anche se confluiscono due circoli molto attivi sul territorio. Da questo deduco non può bastare solo la presenza fisica ma ci vuole anche la capacità di saper fare proposte politiche, di conoscere il tessuto dei cittadin iche vivono i singoli territori. Per questo ritengo necessario un momento di confronto e dialogo anche con le altre forze di maggioranza per analizzare questi fattori e par dare insieme nuovo slancio al lavoro dell'Amministrazione e dei nuovi consigli territoriali di Partecipazione che, utilizzo una metafora fatta ieri da un amico, dovranno essere delle Antenne e NON dei PARAFULMINI.
UN BREVE INCISO SULLE CIRCOSCRIZIONI E SULLE ALLEANZE ED ALLARGAMENTO MAGGIORANZA


E' il momento che anche noi si sfidi la nostra gente. La si ponga di fronte all' ambiziosità del progetto, che è quello di affrontare la modernità tenendo conto della nostra storia e della nostra tradizione, di governare le contraddizioni cercando di trasformare ogni novità in una occasione per migliorare la vita di tutti. Il punto politico,per Pisa, sarà questo: conquistare la grande opinione pubblica a questo progetto, e dunque superare le zone grigie, estendere la base sociale del dibattito e della partecipazione . Evitare che l'opinione pubblica si riconosca nella proposta politica di Di Pietro e della Lega.
E lo stesso a livello Regionale. Il Risultato di Enrico Rossi è davvero importante. Il consenso ampio che abbiamo registrato non è solo il segno di un confermato apprezzamento per una capacità di buona amministrazione mai venuta meno, ma anche l’espressione della fiducia nella proposta strategica che abbiamo saputo elaborare. Un risultato frutto dlla capacità dei nostri amministratori di non sfidarsi ad ogni costo, di saper fare un passo indietro, di fare sintesi scegliendo una persona che ha dimostrato di essere un ottimo amministratore, che ha avuto il coraggio di innovare la sanità anche scontrandosi con corporativismi esasperati.. Proprio per questo io credo che questa regione possa essere d'esempio...un modello da seguire nella gestione amministrativa. Enrico può continuare a dare segnali di cambiamento anche nella definizione dell'esecutivo regionale. Che dovrà essere basato su parole quali merito, competenze, capacità amministrative e non dalla solita logica del bilancino, delle componenti, dei terriotori. Dovrà partire dalla valorizzazione delle risorse migliori che il PD ha a disposizione e tra queste non si può non tenere in considerazione l'ottimo lavoro che in questi anni ha svolto Federico Gelli come Vicepresidente della Regione Toscana. Il PD Pisano su questo deve essere ancora piu chiaro e piu forte nel suo sostegno...non alla persona, ma ha un metodo nuovo di selezione degli amministratori che incarnino davvero la sfida del PD

Con Enrico il PD saprà sicuramente innovare (anche se in ConsigliO Regionale ci sono pochissimi giovani e poche donne), ma il rinnovamento non si fa solo con l'imposizione dei dati anagrafici. Si fa con i progetti, con le idee, con le parole. Io aggiungerei si fa con i FATTI, con la capacità di dare CONCRETEZZA alle IDEE
La politica di domani, non nascerà se non sarà frutto di uno sforzo generazionale collettivo. Occorre che ci ritroviamo e che ci parliamo, pubblicamente e schiettamente, per capire come aiutare il Partito democratico a uscire da un’impasse.

Dobbiamo riuscire a superare i tracciati di maggioranze e minoranze, e balzare oltre i recinti del partito per andare verso le persone. Quelle persone che alla fine sono singole storie, bisogni, paure, emozioni: continueremo a rimanere un partito in difesa se non troveremo una parola per tutti, che ognuno possa fare propria.
Parecchio tempo fa ho detto che bisogna trovare il coraggio che manca. L’invito vale ancora oggi. Perciò mettiamo da parte suscettibilità, protagonismi e vanità, e diamoci da fare.


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venerdì 9 aprile 2010

Emilio Colombo: Un esempio di virtù politica‏

Parlando di Emilio Colombo, ci sarebbero tante cose da dire. Io personamlmente l'ho conosciuto da bimbo e sapeva trasmettere pathos, idea di stato, serietà. In questa intervista raffiorano i ricordi, ma si legge in maniera chiara chi è Emilio Colombo.
Forse se faccio politica è anche grazie a lui. Sicuramente il mio lavoro in politica si ispira agli ideali di democrazia e riformismo che hanno guidato la sua azione politica.

Auguri Emilio


ROMA - «Ma cosa vuole quel sagrestanello... ». Francesco Saverio Nitti, ex presidente del Consiglio tra il 1919 e il 1920, esponente del Partito radicale storico, rientra dall’esilio parigino nel 1945. Torna a Potenza e nella primavera del 1946 affronta le urne per l’Assemblea costituente. Al Gran Laico parlano di Emilio Colombo, 26 anni, segretario generale della Gioventù italiana di azione cattolica, schierato dalla Dc: «Ma cosa vuole quel sagrestanello…». Il sagrestanello di Potenza esige il suo spazio politico. E si prende 26.000 voti, ben più di quelli poi guadagnati dal vecchio Nitti. Domenica 11 aprile il «sagrestanello », senatore a vita dal 2003, compie 90 anni, li festeggerà a Roma con la famiglia. Martedì il Senato gli dedicherà una seduta. Seguirà una specie di tournée: Strasburgo, Aquisgrana. Più in là una cerimonia nella sua Potenza: «Adesso la città è ferita per l’atroce storia di Elisa Claps, non potrei mai festeggiare in mezzo a tanto dolore. Si vedrà». Novant’anni di vita e 64 di carriera politica. Montanelli lo descrisse «dritto come un manico d’ombrello, una voce tersa come la brina». L’udito si è un po’ indebolito ma il fisico resta dritto, e la voce si fa sentire. Ricordi nitidi, mai appuntati nero su bianco per una tipica forma di superstizione da figlio del Sud.

E un peso da togliere dal cuore. Il 2003, il coinvolgimento in un’inchiesta sul traffico di cocaina a Roma, la sua ammissione di averne fatto uso personale «per ragioni terapeutiche » dovute, disse, allo stress da lavoro: «Nella vita, ogni persona tenta di inviare dei messaggi positivi. Tra quelli negativi, da parte mia, c’è questo episodio. Per il quale oggi, in piena onestà, mi sento di dover chiedere scusa al Paese. Sì, di chiedere scusa ».

La memoria si affolla di persone ed episodi, diversi e lontani tra loro: «Sembra una macedonia», ridacchia. Una presidenza del Consiglio, trenta nomine a ministro, tre presidenze del Parlamento Europeo. Va fierissimo, soprattutto, dei dieci anni trascorsi al Tesoro con sette diversi incarichi: «Sempre al fianco di Guido Carli. Si discuteva ma mai una vera lite. Fronteggiammo insieme la prima grande inflazione italiana dopo quella di De Gasperi, il Financial Times ci premiò con l’Oscar per la moneta più forte». Appena un lampo ed ecco riaffiorare Giuseppe La Pira, sindaco democristiano di Firenze: «Veniva da me al Tesoro per chiedere fondi. Mi sussurrava: "Colombino, Colombino mio, lo sai che il Bilancio è una congettura…". In effetti è così, si prevedono entrate e spese su valori non acquisiti. Gli rispondevo: "Può essere una congettura ma dobbiamo scrivere cifre con una visione realistica. Non posso prometterti soldi falsi"». Anche il Bilancio di Tremonti è una congettura? «Diciamo, una congettura sui generis…».

Mescolando la macedonia ecco il colbacco di Gromyko, per trent’anni ministro degli Esteri dell’Unione sovietica. Fu un regalo di più di trent’anni fa e Colombo lo usa ancora quando fa veramente freddo: «Andai a Mosca per convincere i sovietici a partecipare al vertice di Madrid della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, cioè la conclusione del processo di Helsinki. Lui andò avanti per ore a colpi di "niet", niente da fare, non verremo. Solo alla partenza mi sussurrò all’orecchio: "Se mi promette di non dirlo, le confido che verremo". Fu una grande vittoria». Altro ricordo vivissimo, politico e sentimentale: l’Europa. «La voce di Margaret Thatcher durante i vertici europei che grida "my money, my money!", preoccupata com’era delle sorti della Sterlina. Donna dura, ma gran politico ». Deng Xiaoping a Pechino si fa descrivere il progetto europeo, Colombo ci impiega un’ora: «Poi lui mi dice "ma se questo progetto è così bello, perché non lo avete ancora attuato? I sovietici stanno per impossessarsi di tutte le fonti di energia lungo i mari caldi, tra poco vi strangoleranno, e voi che farete con la vostra Unione?"».

Per fortuna, poi, non andò così. La pagina più bella di questa lunghissima vita? «Gli anni al Tesoro. La stessa presidenza del Consiglio, durissima per i moti di Reggio Calabria con Ciccio Franco, il "Boia chi molla". Poi Bruxelles, fui il primo presidente dell’assemblea europea a parlare al Parlamento spagnolo e a quello portoghese dopo la caduta dei regimi di Franco e Salazar». Pagine buie? «Mani pulite, la liquidazione di un’esperienza come quella della Democrazia cristiana in quel modo… la storia, quella vera, renderà merito a un partito capace di traghettare l’Italia oltre la catastrofe del dopoguerra e del fascismo, in un’Europa stretta tra il blocco comunista e le dittature di destra, con il più forte partito comunista occidentale, rimanendo sempre una democrazia piena, libera».

E l’Italia di oggi, il capitolo delle riforme? «Per me, ciò che non resta toccabile è il principio di Repubblica democratica parlamentare. Di qui il mio pregiudizio negativo su tutti i tentativi presidenzialisti». Un gesto della mano è più eloquente di tante parole: «La democrazia corre pericoli di alterazioni sostanziali, vedo tendenze plebiscitarie, autoritarie, una forte accentuazione del personalismo. Non si capisce che le future classi dirigenti si formano nei partiti. E che dunque i partiti, quelli veri, sono necessari». Il sagrestanello novantenne ha ancora molte cose da dire.


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martedì 6 aprile 2010

Dov'è finito il cielo? tratto dal blog di Pippo Civati‏

Ciao Pippo,
perchè non ne parliamo a Pisa insieme a Peppe... lui è un caro amico e Pisa è la sua seconda casa, e poi a Pisa ci sono moltisssimi studenti fuorisede che lasciano il profondo sud per non tornarci più!

Io sono uno di questi, che ora prova a dare un contributo al "bel" PD toscano...

Parliamone, potrebbe essere una grande opportunità per intercettare nuove energie

Antonio


dal blog di Pippo Civati

Luca Bianchi e il caro amico Peppe Provenzano lo sanno. Ne scrivono in Ma il cielo è sempre più su? L'emigrazione meridionale ai tempi di Termini Imerese. Proposte di riscatto per una generazione sotto sequestro, Castelvecchi. Il libro è da leggere, insieme alle ultime 'fatiche' di Gianfranco Viesti, a cui ho già accennato. In particolare, vale la pena di fermarsi a p. 44:

Le regioni del Sud sono non solo mediamente più giovani, ma anche meno «vecchie» (il 38% della popolazione ha meno di trent'anni, contro una quota inferiore al 30% al Nord, mentre coloro che hanno più di sessantacinque anni pesano il 22% al Nord e il 17% nel Mezzogiorno).

Bianchi e Provenzano riprendono Livi Bacci, quando dice: «poiché i giovani sono pochi, logica vorrebbe che su di loro si investisse molto, assegnandogli maggiori responsabilità e funzioni di rilievo». Sono «scomparsi» o «sommersi» o «sequestrati» i giovani, soprattutto i giovani meridionali, costretti a emigrare e a 'pendolare' verso Nord, meno di un tempo, certamente, ma più di qualche anno fa e in condizioni di ancora maggiore incertezza.
Più che con «il partito del Sud», è il caso di confrontarsi allora con «i partiti dal Sud» e cercare di riscattare attraverso il cambiamento, la valutazione, la verifica dei risultati quelle «tracce» buone di «questione meridionale» che ancora sopravvivono nel dibattito pubblico nazionale. Senza che siano solo i pregiudizi a muoverci, senza che tutto si riduca ad una conclusione, per altro parecchio frequentata: il Sud è così, lasciamolo andare. Prima, leggiamo Bianchi e Provenzano. E poi parliamone. Un po' meglio, se ci riusciamo.
Dov'è finito il cielo?


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sabato 3 aprile 2010

BUONA PASQUA

Se per una volta cancellassimo l'odio,
se abbracciassimo con l'anima ogni colore e religione
se alzassimo bandiera bianca davanti alle provocazioni
se guardassimo oltre il buio dell'egoismo,
potremmo vivere appieno il vero senso della Pasqua,
che è fatto di pace e serenità.

Auguri di cuore a ognuno di voi... da estendere anche alle vostre famiglie
Antonio


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venerdì 2 aprile 2010

Rinnovare in continutà (sembra strano ma può essere possibile)

E' il nostro momento. E' il momento del rinnovamento della classe dirigente in un percorso di continuità politica. Ce lo chiede la gente. Tutta quella gente che al discorso del Lingotto di Veltroni si è entusiasmata e che nel tempo si è sentita sola. Non è il momento di attaccare il segretario, ma di difenderlo, di rafforzarlo. Tutto questo può essere fatto solo attraverso linguaggi nuovi, proposte politiche nuove, la scelta di Amministratori che incarnino davvero la sfida del PD. Il Pd è un grande partito (quantitativamente e qualitativamente, se solo ci credesse un po' di più), l'unico che può fare la differenza. l'idea in sé non era e non è male. Indebolirlo porterebbe al ritorno al passato unionista che, personalmente, non rimpiango affatto.

Per l'ennesima volta Pippo Civati sul suo blog (nel resto del post un estratto interessante) ha colto in pieno il segno. Per rinnovare la classe dirigente ci vuole coraggio. Il coraggio di saper investire sul futuro, di trasmettere il sorriso e la speranza. Noi giovani, però dobbiamo guadagnarcelo. Il rinnovamento (e lo cito) non si fa solo con l'imposizione dei dati anagrafici. Si fa con i progetti, con le idee, con le parole. Io aggiungerei si fa con i FATTI, con la capacità di dare CONCRETEZZA alle IDEE. Lo si fa creando una rete nazionale che non sia una "corrente" (che brutto termine), che metta insieme le best practices e traduca questa nostra difficoltà in una grande opportunità. Quella di CAMBIARE IL PAESE!

Noi a Pisa, nel nostro piccolo, stiamo provando a farlo. E vi assicuro ci stiamo anche divertendo.



tratto dal Blog di Pippo Civati

"Preoccupiamoci di fare bene due o tre cose, che sentiamo più 'nostre' delle altre. Magari partendo da quello che non va. Il voto (e la non-politica) al Nord, quello dei giovani (e la loro rappresentanza, che riguarda anche i cittadini di una certa età), le potenzialità del Sud, coperte, di volta in volta, dalla mafia, dal malaffare, dai rifiuti, dall'irresponsabilità. Elaboriamo strumenti, modalità, proposte per il Pd in questi tre campi. Facciamolo dopo aver studiato, osservato, chiesto e ascoltato. Facciamolo come se fossimo un think tank, ma all'aria aperta, non nel chiuso di una fondazione. Cerchiamo di capire che il 'radicamento' è spesso mediatico e culturale, prima che gazebistico e politicista. Pensiamo a cosa si può dire al bar, non ai convegni. Siamo in missione per conto del Paese? Forse solo di noi stessi ovvero di quelle centinaia di migliaia di persone che ora non si sentono rappresentate. Il rinnovamento non si fa con la sola imposizione dei dati anagrafici. Si fa con i progetti, le idee, le parole, le chiavi di lettura, i punti di vista. Non fermiamoci, andiamo oltre."


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giovedì 1 aprile 2010

La mossa del cavallo

di Fabiano Corsini

L’esito delle elezioni dimostra che il sistema di potere e la cultura del berlusconismo sono tutt’altro che un fenomeno superficiale e temporaneo; al di là delle vicende personali del presidente del Consiglio la società italiana si sente ancora fortemente legata a quella proposta politica, che evidentemente continua a convincere molta parte della cittadinanza. E’ anche vero, e credo sia difficilmente contestabile, che nel Paese è cresciuta un’area grandissima, forse maggioritaria, di persone che non appoggiano il governo, che non ne condividono l’ispirazione e le scelte. Ma solo una quota minoritaria di queste persone affida la sua fiducia ai partiti di opposizione. Il PD, da partito a vocazione maggioritaria, piega verso un ruolo di leadership in alleanze che evidentemente non convincono, non affascinano, non danno l’impressione di essere adeguate a dare una svolta effettiva al governo, delle regioni e del Paese.

Sbaglieremmo se non sottolineassimo, tra i risultati positivi, il ruolo di “diga democratica” che il nostro partito ha svolto e continua a svolgere. Ma sbaglieremmo anche, e di più, se non cogliessimo come tutti i segnali ci dicono che occorre mettere in campo novità significative: proposte credibili di governo, di cambiamento reale di una situazione che rischia di provocare la presa di distanza dalla politica della maggio parte dei cittadini.Se non vogliamo restare soffocati, chiusi nella “riserva” di un recinto che si sta stringendo attorno a noi, dovremo essere capaci di politiche che mostrino non tanto, e non più, la bruttezza e la inadeguatezza di chi ci governa, ma la bontà e la praticabilità delle nostre proposte. La mossa del cavallo sarà quella di mettere in campo proposte di riforma, capaci di mettere in movimento i soggetti che ora sono chiusi nel sistema berlusconiano di potere. E questo potrà accadere se saranno proposte credibili, che godano di un consenso forte tra i cittadini. Insomma, si tratta di fare i riformisti, ma di farlo sul serio. Non ci mancano i terreni su cui esercitarci e le idee: nel campo della economia ( la green economy) , in quello della Pubblica Amministrazione, del lavoro, persino del fisco. Certo, se ci preoccupiamo prima di sapere se Rifondazione o i Comunisti italiani sarebbero d’accordo, il compito diventa duro. Anche il voto pisano secondo me va letto così. Certamente la toscana e pisa sono territori liberi, di buona amministrazione, dove i processi di desertificazione culturale sono stati validamente avversati e controbilanciati da governi locali capaci di attivare consenso e partecipazione. Ma è anche vero che si colgono tanti elementi di stanchezza; si coglie anche qui la disaffezione, soprattutto là dove la “cultura dell’appartenenza” è meno radicata; dove, mi spiace essere crudo, prevalgono modelli di convivenza civile più moderni rispetto a quelli tradizionali delle periferie. Non sono giudizi di valore, non c’è una gerarchia buoni e cattivi; c’è solo la allarmata constatazione che i modelli cittadini normalmente sono predittivi, anticipano quelli delle periferie. Dunque, o cambia qualcosa, o difficilmente potremo sperare che il modello Putignano abbia successo se applicata al centro storico. Sicuramente, come si dice anche per la Lega, la presenza sul territorio è importante; non ci vuole un genio particolare per riconoscere che essere politicamente presenti è meglio che non esserci; ma non può bastare. Soprattutto non può bastare la presenza fisica se sono poco chiare le proposte politiche.

Non regge la rappresentazione di un ceto politico locale con l’anello al naso, boccheggiante davanti ad una società fatta di nuovo che avanza. Pisa, e la Toscana, non hanno certo da rimproverarsi ritardi sul piano della innovazione, amministrative e politica. Le difficoltà cha abbiamo derivano dalla ambiziosità del progetto, che è quello di affrontare la modernità senza uccidere l’uomo, di governare le contraddizioni cercando di trasformare ogni novità in una occasione per migliorare la vita di tutti. Il punto politico,per Pisa, sarà questo: conquistare la grande opinione pubblica a questo progetto, e dunque superare le zone grigie, estendere la base sociale del dibattito e della partecipazione. Mettere sul tappeto, nell’agenda politica, temi capaci di suscitare interesse e convinzione. Dovremo scegliere, ma alcuni temi si sono scelti da sé: uno è sicuramente quello della integrazione e della inclusione sociale. Quando si vede che a Tirrenia la Lega Nord si avvicina all’8%, è segno che su questo versante, del rapporto con la immigrazione, la iniziativa politica ed il governo marcano una sconfitta. Quel dato è da riferire alla presenza invadente e insopportabile di un insediamento commerciale illegale, colpa di una politica che continua ad essere percepita come ondivaga, tra la arroganza burocratica delle ordinanze ed il permissivismo acquiescente. Su questo versante il progetto deve essere più chiaro, deve assumere una importanza ben più rilevante; quando partirà il novo modello di partecipazione cittadina, una misura della sua efficacia dovrà essere valutata proprio su questo: sul piano della capacità di far esprimere le comunità locali su percorsi di integrazione e legalità.


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I commenti a poche ore dal voto

Diversi i giudizi nel Partito Democratico sull'esito delle elezioni regionali. Le interviste di Pisanotizie a diversi esponenti locali del Partito democratico.

All'indomani del voto anche il Pd si interroga sull'esito delle elezioni, e già si riaprono a livello nazionale vecchie ferite e scontri nel gruppo dirigente del Partito Democratrico. Pisanotize ha raccolto i commenti e le analisi di diversi esponenti locali del Pd. Il primo a fare un'attenta disamina dei dati è Paolo Fontanelli, segretario comunale e deputato del Pd che dalle pagine del suo blog propone una valutazione articolata sul voto locale: "La prima considerazione è che il risultato provinciale di Pisa è in linea con quello regionale: grande affermazione di Rossi e significativo recupero del Pd sulle europee (fra il 3,5 e il 4 per cento). Il tutto avviene in un contesto di forte aumento dell'astensione e quindi di una consistente diminuzione dei votanti e del numero dei voti (il Pd rispetto a un anno fa ne prende circa 150mila in meno e il Pdl quasi 250mila)".

"Confrontando i dati complessivi della provincia pisana - prosegue Fontanelli - con quelli della Toscana non sembra che vi sia un effetto particolarmente significativo della candidatura di Enrico. Il "fattore Rossi" ha inciso sul nostro territorio meno di quanto si pensava e si sperava. O quantomeno non ha ridotto il fenomeno del non voto. Certamente ci sono differenziazioni e si vedono nel rapporto tra i voti al Presidente e la somma dei voti delle liste che lo sostengono. E' più alto a Pontedera (27,72%) e in Valdera, dove evidentemente c'è stato un numero più alto di voti di opinione sul candidato Rossi, ma è sceso in linea con la media regionale nel resto della provincia (14% circa). A Pisa comune, Rossi ha preso 3.714 voti in più della coalizione e forse tra questi anche un po' di voti di elettori del Pd che non hanno messo il segno sulla lista".

Fontanelli mette in evidenza che "comunque rispetto ai voti di lista, nel raffronto con quelli di un anno fa, il Pd ha preso 4000 voti in meno, quanti ne ha persi anche il Pdl. Le uniche liste che hanno avuto il segno + sono la Lega con un incremento di 323 voti, SEL di 122 e l'IdV di 6 voti. Rifondazione ne ha persi 296. E' evidente che questi numeri non indicano automatici spostamenti e vanno letti nel quadro del forte aumento dell'astensione. Però qualche spunto possono offrirlo. Io ne indico uno. Il risultato di SEL a Pisa sembra migliore di quello ottenuto da altre parti e forse ha inciso la ricerca del voto utile su una candidatura locale conosciuta nella sinistra pisana. Come dire: ha tirato. Mentre penso che sia il voto alla Lega che quello all'IdV abbiano il segno prevalente della proiezione della politica nazionale".

Riguardo, infine, al voto nel Comune di Pisa il deputato del Pd rileva come sul "piano delle percentuali il Pd a Pisa tiene rispetto alle europee, ma non ha l'incremento medio che c'è stato in gran parte degli altri comuni della provincia. E questo merita certamente un approfondimento specifico, compresa la similitudine con Firenze e con altre grandi città. Non bisogna mai perdere di vista l'impatto del non voto che forse trova uno spazio più grande nelle dimensioni urbane più complesse. Credo che sia utile mandare avanti la riflessione su questi aspetti. Invece penso che non sia utile spostare la discussione sul leader o sul gruppo dirigente del Pd o sulle vicende interne, che semmai sono state causa dei nostri ritardi sulla proposta politica. Quello di cui c'è bisogno è rilanciare il progetto del Pd, con il tempo e il respiro necessario, in termini di visione dei problemi, di proposte per il futuro, di contenuti di reale rinnovamento della politica intesa come servizio e impegno collettivo e non come carriera".

Molto severo, invece, il giudizio sul risultato nazionale ottenuto dal Pd da parte di Stefano Landucci, consigliere comunale ed esponente della mozione Marino: "Non credo che sia il caso di dire che abbiamo vinto 7 a 6. Credo invece sia utile cercare di capire dove risiedano i problemi, che derivano dal fatto che siamo andati a rincorrere alleanze, tatticismi e strategie senza invece concentrarci sulle proposte, i progetti, l'ascolto dei problemi delle persone. Questo tentativo di andare avanti con modalità tecnico-tattiche senza avere un progetto credibile dietro non è servito assolutamente a niente, producendo un risultato al di sotto delle aspettative".

"Oggettivamente - prosegue Landucci - è fallita la linea emersa da dopo il congresso e voluta dal duo D'Alema-Bersani. Credo ci debba essere un'assunzione di responsabilità, ed evitare di nascondersi dietro una pseudo vittoria. Va ritrovato quello che era lo spirito del Partito Democratico: la volontà di essere concreti nelle proposte e nei progetti. Ci manca la capacità di ascolto dei problemi reali, la capacità di fare progetti concreti. Ad esempio sul lavoro l'attuale segretario in periodo congressuale aveva proposto più volte di andare avanti con una piattaforma significativa che fosse elaborata dal partito e rappresentasse una proposta vera per il paese. Ad oggi non ne troviamo traccia. Credo che la gente più che di tattiche ed alleanze abbia bisogno di risoluzione dei problemi".

Il consigliere del Pd mette in evidenza che ciò che è emerso da queste elezioni è soprattutto "un voto di protesta, testimoniato da un lato dai risultati ottenuti dalla Lega e dall'Italia dei Valori, dall'altro dall'astensionismo che ha fatto emergere una forte disaffezione nei nostri confronti. In numeri assoluti abbiamo perso tantissimi voti come Partito Democratico. Questo è, a mio giudizio, il dato più rilevante. Le percentuali sono uguali a quelle delle europee che storicamente dovevano rappresentare il risultato più basso che dovevamo attenderci. La risalita non c'è stata, nonostante un percorso del centrodestra che ci aveva sicuramente favorito: di fatto, dunque, questa rappresenta una sconfitta politica significativa".

In questo quadro Landucci mette in evidenza il fatto che "in Toscana il PD mantiene un livello importante, ma non possiamo certo cullarci sugli allori. Il risultato di Rossi è sicuramente forte, non altrettanto quello del Partito Democratico anche a Pisa, provincia e città. Avevamo la speranza di ottenere 3 consiglieri regionali nel territorio pisano, questo però non si è verificato e dobbiamo assumercene la responsabilità".

Meno aspro è il giudizio di Antonio Mazzeo, consigliere comunale del Pd ed esponente della mozione Franceschini durante il dibattito congressuale: "Credo che se noi avessimo vinto per un soffio in Piemonte e in Lazio, invece di aver perso, adesso staremmo facendo un'analisi diversa. Credo però che oggi non sia il momento degli sfoghi e delle divisioni che ci allontanerebbero ulteriormente dai cittadini. Dobbiamo invece porre attenzione sul fatto che il Partito Democratico deve ritrarre spunto dalle sue origini, da quello che era il progetto fondativo del Lingotto. Ripartire da lì e costruire un radicamento forte sul territorio, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone".

In questo quadro Mazzeo pone anche su un piano nazionale il risultato toscano: "Consiglierei, se mi posso permettere, ai dirigenti nazionali di studiare il caso toscano per comprendere le ragioni del successo nella nostra regione. Il successo a mio parere è dipeso da un lato dalla capacità di scegliere una persona che aveva dimostrato di essere un ottimo amministratore, dall'altro perché intorno ad una sana amministrazione si è costruita una classe dirigente. Questo è il motivo per cui il PD ha il 42%".

In termini assoluti il Pd, però, perde numerosi voti e su questo il consigliere comunale introduce una riflessione di carattere generale i cui riflessi riguardano anche i nostri territori: "Sulla perdita di voti paghiamo scelte che non riguardano la Toscana, ma ad esempio la Calabria con la candidatura di Loiero. Perché l'Italia dei Valori ha preso molti voti anche nella nostra regione? Perché le persone sono stufe. Il PD, che aspira a essere un partito federalista, deve però anche avere un nucleo centrale che indichi in maniera chiara una strada utile per tutti, fatta di serietà, etica, regole e correttezza. Sono queste le parole chiave per la classe dirigente del futuro".

"Anche nei nostri territori - prosegue Mazzeo - pur non avendo ancora potuto fare un'analisi puntuale sezione per sezione, credo che l'Italia dei Valori ci abbia sottratto parte del voto di opinione, su cui invece dobbiamo lavorare. Vorrei però sottolineare come per il nostro territorio quella di domenica sia stata una giornata importante: è la prima volta che abbiamo un presidente pisano. Enrico Rossi sarà sicuramente un ottimo presidente della Regione, e credo che governerà ponendo attenzione alla crescita della nostra provincia. Se poi oltre Rossi nella squadra della giunta riusciremo ad avere altri rappresentanti del nostro territorio, tanto meglio".

Abbiamo, infine, raccolto il giudizio di Carmine Zappacosta, anche lui consigliere comunale ed esponente della mozione Bersani: "Per quanto riguarda il dato nazionale, alla luce della politica condotta dal Governo, nonostante tutto quest'ultimo è stato premiato. Da parte del Pd, invece, c'è il bisogno di essere capace di mostrare con maggiore chiarezza la nostra cultura politica che deve essere moderna, chiara, visibile, espressione della società che vogliamo rappresentare. In questo caso, ad esempio in Calabria, credo abbia fatto la scelta peggiore in assoluto: le stesse previsioni davano perdente il centro-sinistra, avremmo dovuto dare un segnale investendo sul nuovo, su una maggiore trasparenza ed etica. Debbo anche sottolineare, però, la grande delusione per l'esito del Piemonte che dimostra che da solo il buon governo non basta e c'è da interrogarsi su come risolvere l'astensionismo. Bocciare la Bresso mi ha dato una sensazione di un degrado di cultura istituzionale da parte dei cittadini".

"Tra le grandi regioni - prosegue Zappacosta - il risultato di Enrico Rossi è il migliore del Pd, fa da contraltare al Veneto. Questo è il premio per ciò che Enrico è e rappresenta, ovvero la giusta sintesi tra cultura politica e capacità di governo. Certamente l'astensionismo è un dato preoccupante, ma su questo tengo a sottolineare che la decisione di chiudere le trasmissioni televisive di discussione politica è notevolmente contribuito in questa direzione".

In merito al risultato raccolto in provincia dal Pd, il consigliere comunale giudica il dato molto positivo e confortante. Bisogna però registrare il fatto che in tutte le città capoluogo vi è qualche punto in meno rispetto alle rispettive provincie. Questo è dettato molto dal fatto che governare oggi una città, come Firenze, Pisa o Siena è una impresa non facile ed in questa logica i sindaci sono identificati con i partiti a cui appartengono. Ciò determina in qualche maniera che, se vi sono dissapori legati a problematiche quotidiane, se ne risente anche sul voto per quanto non attenga al comune". Al riguardo Zappacosta però non lesina critiche all'Italia dei Valori: "In questo contesto, invece, l'Italia dei Valori nonostante un lavoro poco assiduo sul territorio, raccoglie attraverso anche messaggi più populisti e una minore cultura di coalizione, il dissenso generalizzato. Questo per noi è un'ulteriore sfida: essere ancora più vicini ai cittadini e cercare di trovare i giusti compromessi per trovare soluzioni a problemi non semplici. La differenza è che a noi viene richiesta la responsabilità di risolvere i problemi, ad altri ancora no".

Anche sui rapporti a sinistra e sui riflessi del voto su questi ultimi sul piano locale, il consigliere comunale è molto chiaro: "All'interno del consiglio comunale di Pisa vi sono due sinistre. Con una - Sinistra Ecologia e Libertà - da tempo vi è una convergenza su molte questioni e temi, con l'altra - Rifondazione Comunistra - non solo non prevedo ma non auspico la possibilità di un accordo. L'anomalia è che Rifondazione Comunista abbia fatto l'accordo a livello regionale, ma su questo è bene che siano i dirigenti del Prc a rispondere alla loro base, visto che un loro candidato a Pisa, come Maurizio Bini, ha messo in discussione numerose scelte fatte dalle amministrazioni locali che sono state patrocinate dalla Regione. E' evidente quindi di chi siano le contraddizioni".


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