Diversi i giudizi nel Partito Democratico sull'esito delle elezioni regionali. Le interviste di Pisanotizie a diversi esponenti locali del Partito democratico.
All'indomani del voto anche il Pd si interroga sull'esito delle elezioni, e già si riaprono a livello nazionale vecchie ferite e scontri nel gruppo dirigente del Partito Democratrico. Pisanotize ha raccolto i commenti e le analisi di diversi esponenti locali del Pd. Il primo a fare un'attenta disamina dei dati è Paolo Fontanelli, segretario comunale e deputato del Pd che dalle pagine del suo blog propone una valutazione articolata sul voto locale: "La prima considerazione è che il risultato provinciale di Pisa è in linea con quello regionale: grande affermazione di Rossi e significativo recupero del Pd sulle europee (fra il 3,5 e il 4 per cento). Il tutto avviene in un contesto di forte aumento dell'astensione e quindi di una consistente diminuzione dei votanti e del numero dei voti (il Pd rispetto a un anno fa ne prende circa 150mila in meno e il Pdl quasi 250mila)".
"Confrontando i dati complessivi della provincia pisana - prosegue Fontanelli - con quelli della Toscana non sembra che vi sia un effetto particolarmente significativo della candidatura di Enrico. Il "fattore Rossi" ha inciso sul nostro territorio meno di quanto si pensava e si sperava. O quantomeno non ha ridotto il fenomeno del non voto. Certamente ci sono differenziazioni e si vedono nel rapporto tra i voti al Presidente e la somma dei voti delle liste che lo sostengono. E' più alto a Pontedera (27,72%) e in Valdera, dove evidentemente c'è stato un numero più alto di voti di opinione sul candidato Rossi, ma è sceso in linea con la media regionale nel resto della provincia (14% circa). A Pisa comune, Rossi ha preso 3.714 voti in più della coalizione e forse tra questi anche un po' di voti di elettori del Pd che non hanno messo il segno sulla lista".
Fontanelli mette in evidenza che "comunque rispetto ai voti di lista, nel raffronto con quelli di un anno fa, il Pd ha preso 4000 voti in meno, quanti ne ha persi anche il Pdl. Le uniche liste che hanno avuto il segno + sono la Lega con un incremento di 323 voti, SEL di 122 e l'IdV di 6 voti. Rifondazione ne ha persi 296. E' evidente che questi numeri non indicano automatici spostamenti e vanno letti nel quadro del forte aumento dell'astensione. Però qualche spunto possono offrirlo. Io ne indico uno. Il risultato di SEL a Pisa sembra migliore di quello ottenuto da altre parti e forse ha inciso la ricerca del voto utile su una candidatura locale conosciuta nella sinistra pisana. Come dire: ha tirato. Mentre penso che sia il voto alla Lega che quello all'IdV abbiano il segno prevalente della proiezione della politica nazionale".
Riguardo, infine, al voto nel Comune di Pisa il deputato del Pd rileva come sul "piano delle percentuali il Pd a Pisa tiene rispetto alle europee, ma non ha l'incremento medio che c'è stato in gran parte degli altri comuni della provincia. E questo merita certamente un approfondimento specifico, compresa la similitudine con Firenze e con altre grandi città. Non bisogna mai perdere di vista l'impatto del non voto che forse trova uno spazio più grande nelle dimensioni urbane più complesse. Credo che sia utile mandare avanti la riflessione su questi aspetti. Invece penso che non sia utile spostare la discussione sul leader o sul gruppo dirigente del Pd o sulle vicende interne, che semmai sono state causa dei nostri ritardi sulla proposta politica. Quello di cui c'è bisogno è rilanciare il progetto del Pd, con il tempo e il respiro necessario, in termini di visione dei problemi, di proposte per il futuro, di contenuti di reale rinnovamento della politica intesa come servizio e impegno collettivo e non come carriera".
Molto severo, invece, il giudizio sul risultato nazionale ottenuto dal Pd da parte di Stefano Landucci, consigliere comunale ed esponente della mozione Marino: "Non credo che sia il caso di dire che abbiamo vinto 7 a 6. Credo invece sia utile cercare di capire dove risiedano i problemi, che derivano dal fatto che siamo andati a rincorrere alleanze, tatticismi e strategie senza invece concentrarci sulle proposte, i progetti, l'ascolto dei problemi delle persone. Questo tentativo di andare avanti con modalità tecnico-tattiche senza avere un progetto credibile dietro non è servito assolutamente a niente, producendo un risultato al di sotto delle aspettative".
"Oggettivamente - prosegue Landucci - è fallita la linea emersa da dopo il congresso e voluta dal duo D'Alema-Bersani. Credo ci debba essere un'assunzione di responsabilità, ed evitare di nascondersi dietro una pseudo vittoria. Va ritrovato quello che era lo spirito del Partito Democratico: la volontà di essere concreti nelle proposte e nei progetti. Ci manca la capacità di ascolto dei problemi reali, la capacità di fare progetti concreti. Ad esempio sul lavoro l'attuale segretario in periodo congressuale aveva proposto più volte di andare avanti con una piattaforma significativa che fosse elaborata dal partito e rappresentasse una proposta vera per il paese. Ad oggi non ne troviamo traccia. Credo che la gente più che di tattiche ed alleanze abbia bisogno di risoluzione dei problemi".
Il consigliere del Pd mette in evidenza che ciò che è emerso da queste elezioni è soprattutto "un voto di protesta, testimoniato da un lato dai risultati ottenuti dalla Lega e dall'Italia dei Valori, dall'altro dall'astensionismo che ha fatto emergere una forte disaffezione nei nostri confronti. In numeri assoluti abbiamo perso tantissimi voti come Partito Democratico. Questo è, a mio giudizio, il dato più rilevante. Le percentuali sono uguali a quelle delle europee che storicamente dovevano rappresentare il risultato più basso che dovevamo attenderci. La risalita non c'è stata, nonostante un percorso del centrodestra che ci aveva sicuramente favorito: di fatto, dunque, questa rappresenta una sconfitta politica significativa".
In questo quadro Landucci mette in evidenza il fatto che "in Toscana il PD mantiene un livello importante, ma non possiamo certo cullarci sugli allori. Il risultato di Rossi è sicuramente forte, non altrettanto quello del Partito Democratico anche a Pisa, provincia e città. Avevamo la speranza di ottenere 3 consiglieri regionali nel territorio pisano, questo però non si è verificato e dobbiamo assumercene la responsabilità".
Meno aspro è il giudizio di Antonio Mazzeo, consigliere comunale del Pd ed esponente della mozione Franceschini durante il dibattito congressuale: "Credo che se noi avessimo vinto per un soffio in Piemonte e in Lazio, invece di aver perso, adesso staremmo facendo un'analisi diversa. Credo però che oggi non sia il momento degli sfoghi e delle divisioni che ci allontanerebbero ulteriormente dai cittadini. Dobbiamo invece porre attenzione sul fatto che il Partito Democratico deve ritrarre spunto dalle sue origini, da quello che era il progetto fondativo del Lingotto. Ripartire da lì e costruire un radicamento forte sul territorio, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone".
In questo quadro Mazzeo pone anche su un piano nazionale il risultato toscano: "Consiglierei, se mi posso permettere, ai dirigenti nazionali di studiare il caso toscano per comprendere le ragioni del successo nella nostra regione. Il successo a mio parere è dipeso da un lato dalla capacità di scegliere una persona che aveva dimostrato di essere un ottimo amministratore, dall'altro perché intorno ad una sana amministrazione si è costruita una classe dirigente. Questo è il motivo per cui il PD ha il 42%".
In termini assoluti il Pd, però, perde numerosi voti e su questo il consigliere comunale introduce una riflessione di carattere generale i cui riflessi riguardano anche i nostri territori: "Sulla perdita di voti paghiamo scelte che non riguardano la Toscana, ma ad esempio la Calabria con la candidatura di Loiero. Perché l'Italia dei Valori ha preso molti voti anche nella nostra regione? Perché le persone sono stufe. Il PD, che aspira a essere un partito federalista, deve però anche avere un nucleo centrale che indichi in maniera chiara una strada utile per tutti, fatta di serietà, etica, regole e correttezza. Sono queste le parole chiave per la classe dirigente del futuro".
"Anche nei nostri territori - prosegue Mazzeo - pur non avendo ancora potuto fare un'analisi puntuale sezione per sezione, credo che l'Italia dei Valori ci abbia sottratto parte del voto di opinione, su cui invece dobbiamo lavorare. Vorrei però sottolineare come per il nostro territorio quella di domenica sia stata una giornata importante: è la prima volta che abbiamo un presidente pisano. Enrico Rossi sarà sicuramente un ottimo presidente della Regione, e credo che governerà ponendo attenzione alla crescita della nostra provincia. Se poi oltre Rossi nella squadra della giunta riusciremo ad avere altri rappresentanti del nostro territorio, tanto meglio".
Abbiamo, infine, raccolto il giudizio di Carmine Zappacosta, anche lui consigliere comunale ed esponente della mozione Bersani: "Per quanto riguarda il dato nazionale, alla luce della politica condotta dal Governo, nonostante tutto quest'ultimo è stato premiato. Da parte del Pd, invece, c'è il bisogno di essere capace di mostrare con maggiore chiarezza la nostra cultura politica che deve essere moderna, chiara, visibile, espressione della società che vogliamo rappresentare. In questo caso, ad esempio in Calabria, credo abbia fatto la scelta peggiore in assoluto: le stesse previsioni davano perdente il centro-sinistra, avremmo dovuto dare un segnale investendo sul nuovo, su una maggiore trasparenza ed etica. Debbo anche sottolineare, però, la grande delusione per l'esito del Piemonte che dimostra che da solo il buon governo non basta e c'è da interrogarsi su come risolvere l'astensionismo. Bocciare la Bresso mi ha dato una sensazione di un degrado di cultura istituzionale da parte dei cittadini".
"Tra le grandi regioni - prosegue Zappacosta - il risultato di Enrico Rossi è il migliore del Pd, fa da contraltare al Veneto. Questo è il premio per ciò che Enrico è e rappresenta, ovvero la giusta sintesi tra cultura politica e capacità di governo. Certamente l'astensionismo è un dato preoccupante, ma su questo tengo a sottolineare che la decisione di chiudere le trasmissioni televisive di discussione politica è notevolmente contribuito in questa direzione".
In merito al risultato raccolto in provincia dal Pd, il consigliere comunale giudica il dato molto positivo e confortante. Bisogna però registrare il fatto che in tutte le città capoluogo vi è qualche punto in meno rispetto alle rispettive provincie. Questo è dettato molto dal fatto che governare oggi una città, come Firenze, Pisa o Siena è una impresa non facile ed in questa logica i sindaci sono identificati con i partiti a cui appartengono. Ciò determina in qualche maniera che, se vi sono dissapori legati a problematiche quotidiane, se ne risente anche sul voto per quanto non attenga al comune". Al riguardo Zappacosta però non lesina critiche all'Italia dei Valori: "In questo contesto, invece, l'Italia dei Valori nonostante un lavoro poco assiduo sul territorio, raccoglie attraverso anche messaggi più populisti e una minore cultura di coalizione, il dissenso generalizzato. Questo per noi è un'ulteriore sfida: essere ancora più vicini ai cittadini e cercare di trovare i giusti compromessi per trovare soluzioni a problemi non semplici. La differenza è che a noi viene richiesta la responsabilità di risolvere i problemi, ad altri ancora no".
Anche sui rapporti a sinistra e sui riflessi del voto su questi ultimi sul piano locale, il consigliere comunale è molto chiaro: "All'interno del consiglio comunale di Pisa vi sono due sinistre. Con una - Sinistra Ecologia e Libertà - da tempo vi è una convergenza su molte questioni e temi, con l'altra - Rifondazione Comunistra - non solo non prevedo ma non auspico la possibilità di un accordo. L'anomalia è che Rifondazione Comunista abbia fatto l'accordo a livello regionale, ma su questo è bene che siano i dirigenti del Prc a rispondere alla loro base, visto che un loro candidato a Pisa, come Maurizio Bini, ha messo in discussione numerose scelte fatte dalle amministrazioni locali che sono state patrocinate dalla Regione. E' evidente quindi di chi siano le contraddizioni".
All'indomani del voto anche il Pd si interroga sull'esito delle elezioni, e già si riaprono a livello nazionale vecchie ferite e scontri nel gruppo dirigente del Partito Democratrico. Pisanotize ha raccolto i commenti e le analisi di diversi esponenti locali del Pd. Il primo a fare un'attenta disamina dei dati è Paolo Fontanelli, segretario comunale e deputato del Pd che dalle pagine del suo blog propone una valutazione articolata sul voto locale: "La prima considerazione è che il risultato provinciale di Pisa è in linea con quello regionale: grande affermazione di Rossi e significativo recupero del Pd sulle europee (fra il 3,5 e il 4 per cento). Il tutto avviene in un contesto di forte aumento dell'astensione e quindi di una consistente diminuzione dei votanti e del numero dei voti (il Pd rispetto a un anno fa ne prende circa 150mila in meno e il Pdl quasi 250mila)".
"Confrontando i dati complessivi della provincia pisana - prosegue Fontanelli - con quelli della Toscana non sembra che vi sia un effetto particolarmente significativo della candidatura di Enrico. Il "fattore Rossi" ha inciso sul nostro territorio meno di quanto si pensava e si sperava. O quantomeno non ha ridotto il fenomeno del non voto. Certamente ci sono differenziazioni e si vedono nel rapporto tra i voti al Presidente e la somma dei voti delle liste che lo sostengono. E' più alto a Pontedera (27,72%) e in Valdera, dove evidentemente c'è stato un numero più alto di voti di opinione sul candidato Rossi, ma è sceso in linea con la media regionale nel resto della provincia (14% circa). A Pisa comune, Rossi ha preso 3.714 voti in più della coalizione e forse tra questi anche un po' di voti di elettori del Pd che non hanno messo il segno sulla lista".
Fontanelli mette in evidenza che "comunque rispetto ai voti di lista, nel raffronto con quelli di un anno fa, il Pd ha preso 4000 voti in meno, quanti ne ha persi anche il Pdl. Le uniche liste che hanno avuto il segno + sono la Lega con un incremento di 323 voti, SEL di 122 e l'IdV di 6 voti. Rifondazione ne ha persi 296. E' evidente che questi numeri non indicano automatici spostamenti e vanno letti nel quadro del forte aumento dell'astensione. Però qualche spunto possono offrirlo. Io ne indico uno. Il risultato di SEL a Pisa sembra migliore di quello ottenuto da altre parti e forse ha inciso la ricerca del voto utile su una candidatura locale conosciuta nella sinistra pisana. Come dire: ha tirato. Mentre penso che sia il voto alla Lega che quello all'IdV abbiano il segno prevalente della proiezione della politica nazionale".
Riguardo, infine, al voto nel Comune di Pisa il deputato del Pd rileva come sul "piano delle percentuali il Pd a Pisa tiene rispetto alle europee, ma non ha l'incremento medio che c'è stato in gran parte degli altri comuni della provincia. E questo merita certamente un approfondimento specifico, compresa la similitudine con Firenze e con altre grandi città. Non bisogna mai perdere di vista l'impatto del non voto che forse trova uno spazio più grande nelle dimensioni urbane più complesse. Credo che sia utile mandare avanti la riflessione su questi aspetti. Invece penso che non sia utile spostare la discussione sul leader o sul gruppo dirigente del Pd o sulle vicende interne, che semmai sono state causa dei nostri ritardi sulla proposta politica. Quello di cui c'è bisogno è rilanciare il progetto del Pd, con il tempo e il respiro necessario, in termini di visione dei problemi, di proposte per il futuro, di contenuti di reale rinnovamento della politica intesa come servizio e impegno collettivo e non come carriera".
Molto severo, invece, il giudizio sul risultato nazionale ottenuto dal Pd da parte di Stefano Landucci, consigliere comunale ed esponente della mozione Marino: "Non credo che sia il caso di dire che abbiamo vinto 7 a 6. Credo invece sia utile cercare di capire dove risiedano i problemi, che derivano dal fatto che siamo andati a rincorrere alleanze, tatticismi e strategie senza invece concentrarci sulle proposte, i progetti, l'ascolto dei problemi delle persone. Questo tentativo di andare avanti con modalità tecnico-tattiche senza avere un progetto credibile dietro non è servito assolutamente a niente, producendo un risultato al di sotto delle aspettative".
"Oggettivamente - prosegue Landucci - è fallita la linea emersa da dopo il congresso e voluta dal duo D'Alema-Bersani. Credo ci debba essere un'assunzione di responsabilità, ed evitare di nascondersi dietro una pseudo vittoria. Va ritrovato quello che era lo spirito del Partito Democratico: la volontà di essere concreti nelle proposte e nei progetti. Ci manca la capacità di ascolto dei problemi reali, la capacità di fare progetti concreti. Ad esempio sul lavoro l'attuale segretario in periodo congressuale aveva proposto più volte di andare avanti con una piattaforma significativa che fosse elaborata dal partito e rappresentasse una proposta vera per il paese. Ad oggi non ne troviamo traccia. Credo che la gente più che di tattiche ed alleanze abbia bisogno di risoluzione dei problemi".
Il consigliere del Pd mette in evidenza che ciò che è emerso da queste elezioni è soprattutto "un voto di protesta, testimoniato da un lato dai risultati ottenuti dalla Lega e dall'Italia dei Valori, dall'altro dall'astensionismo che ha fatto emergere una forte disaffezione nei nostri confronti. In numeri assoluti abbiamo perso tantissimi voti come Partito Democratico. Questo è, a mio giudizio, il dato più rilevante. Le percentuali sono uguali a quelle delle europee che storicamente dovevano rappresentare il risultato più basso che dovevamo attenderci. La risalita non c'è stata, nonostante un percorso del centrodestra che ci aveva sicuramente favorito: di fatto, dunque, questa rappresenta una sconfitta politica significativa".
In questo quadro Landucci mette in evidenza il fatto che "in Toscana il PD mantiene un livello importante, ma non possiamo certo cullarci sugli allori. Il risultato di Rossi è sicuramente forte, non altrettanto quello del Partito Democratico anche a Pisa, provincia e città. Avevamo la speranza di ottenere 3 consiglieri regionali nel territorio pisano, questo però non si è verificato e dobbiamo assumercene la responsabilità".
Meno aspro è il giudizio di Antonio Mazzeo, consigliere comunale del Pd ed esponente della mozione Franceschini durante il dibattito congressuale: "Credo che se noi avessimo vinto per un soffio in Piemonte e in Lazio, invece di aver perso, adesso staremmo facendo un'analisi diversa. Credo però che oggi non sia il momento degli sfoghi e delle divisioni che ci allontanerebbero ulteriormente dai cittadini. Dobbiamo invece porre attenzione sul fatto che il Partito Democratico deve ritrarre spunto dalle sue origini, da quello che era il progetto fondativo del Lingotto. Ripartire da lì e costruire un radicamento forte sul territorio, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone".
In questo quadro Mazzeo pone anche su un piano nazionale il risultato toscano: "Consiglierei, se mi posso permettere, ai dirigenti nazionali di studiare il caso toscano per comprendere le ragioni del successo nella nostra regione. Il successo a mio parere è dipeso da un lato dalla capacità di scegliere una persona che aveva dimostrato di essere un ottimo amministratore, dall'altro perché intorno ad una sana amministrazione si è costruita una classe dirigente. Questo è il motivo per cui il PD ha il 42%".
In termini assoluti il Pd, però, perde numerosi voti e su questo il consigliere comunale introduce una riflessione di carattere generale i cui riflessi riguardano anche i nostri territori: "Sulla perdita di voti paghiamo scelte che non riguardano la Toscana, ma ad esempio la Calabria con la candidatura di Loiero. Perché l'Italia dei Valori ha preso molti voti anche nella nostra regione? Perché le persone sono stufe. Il PD, che aspira a essere un partito federalista, deve però anche avere un nucleo centrale che indichi in maniera chiara una strada utile per tutti, fatta di serietà, etica, regole e correttezza. Sono queste le parole chiave per la classe dirigente del futuro".
"Anche nei nostri territori - prosegue Mazzeo - pur non avendo ancora potuto fare un'analisi puntuale sezione per sezione, credo che l'Italia dei Valori ci abbia sottratto parte del voto di opinione, su cui invece dobbiamo lavorare. Vorrei però sottolineare come per il nostro territorio quella di domenica sia stata una giornata importante: è la prima volta che abbiamo un presidente pisano. Enrico Rossi sarà sicuramente un ottimo presidente della Regione, e credo che governerà ponendo attenzione alla crescita della nostra provincia. Se poi oltre Rossi nella squadra della giunta riusciremo ad avere altri rappresentanti del nostro territorio, tanto meglio".
Abbiamo, infine, raccolto il giudizio di Carmine Zappacosta, anche lui consigliere comunale ed esponente della mozione Bersani: "Per quanto riguarda il dato nazionale, alla luce della politica condotta dal Governo, nonostante tutto quest'ultimo è stato premiato. Da parte del Pd, invece, c'è il bisogno di essere capace di mostrare con maggiore chiarezza la nostra cultura politica che deve essere moderna, chiara, visibile, espressione della società che vogliamo rappresentare. In questo caso, ad esempio in Calabria, credo abbia fatto la scelta peggiore in assoluto: le stesse previsioni davano perdente il centro-sinistra, avremmo dovuto dare un segnale investendo sul nuovo, su una maggiore trasparenza ed etica. Debbo anche sottolineare, però, la grande delusione per l'esito del Piemonte che dimostra che da solo il buon governo non basta e c'è da interrogarsi su come risolvere l'astensionismo. Bocciare la Bresso mi ha dato una sensazione di un degrado di cultura istituzionale da parte dei cittadini".
"Tra le grandi regioni - prosegue Zappacosta - il risultato di Enrico Rossi è il migliore del Pd, fa da contraltare al Veneto. Questo è il premio per ciò che Enrico è e rappresenta, ovvero la giusta sintesi tra cultura politica e capacità di governo. Certamente l'astensionismo è un dato preoccupante, ma su questo tengo a sottolineare che la decisione di chiudere le trasmissioni televisive di discussione politica è notevolmente contribuito in questa direzione".
In merito al risultato raccolto in provincia dal Pd, il consigliere comunale giudica il dato molto positivo e confortante. Bisogna però registrare il fatto che in tutte le città capoluogo vi è qualche punto in meno rispetto alle rispettive provincie. Questo è dettato molto dal fatto che governare oggi una città, come Firenze, Pisa o Siena è una impresa non facile ed in questa logica i sindaci sono identificati con i partiti a cui appartengono. Ciò determina in qualche maniera che, se vi sono dissapori legati a problematiche quotidiane, se ne risente anche sul voto per quanto non attenga al comune". Al riguardo Zappacosta però non lesina critiche all'Italia dei Valori: "In questo contesto, invece, l'Italia dei Valori nonostante un lavoro poco assiduo sul territorio, raccoglie attraverso anche messaggi più populisti e una minore cultura di coalizione, il dissenso generalizzato. Questo per noi è un'ulteriore sfida: essere ancora più vicini ai cittadini e cercare di trovare i giusti compromessi per trovare soluzioni a problemi non semplici. La differenza è che a noi viene richiesta la responsabilità di risolvere i problemi, ad altri ancora no".
Anche sui rapporti a sinistra e sui riflessi del voto su questi ultimi sul piano locale, il consigliere comunale è molto chiaro: "All'interno del consiglio comunale di Pisa vi sono due sinistre. Con una - Sinistra Ecologia e Libertà - da tempo vi è una convergenza su molte questioni e temi, con l'altra - Rifondazione Comunistra - non solo non prevedo ma non auspico la possibilità di un accordo. L'anomalia è che Rifondazione Comunista abbia fatto l'accordo a livello regionale, ma su questo è bene che siano i dirigenti del Prc a rispondere alla loro base, visto che un loro candidato a Pisa, come Maurizio Bini, ha messo in discussione numerose scelte fatte dalle amministrazioni locali che sono state patrocinate dalla Regione. E' evidente quindi di chi siano le contraddizioni".
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