Mi piace iniziare il mio intervento riportando la frase di apertura del discorso che pronunciò Veltroni qualche mese fa al lingotto di Torino “Fare un’Italia nuova… E’ questa la ragione, la missione, il senso del Partito Democratico!”. In questa missione io ci credo, ognuno di noi dovrebbe crederci! Noi possiamo contribuire a fare un’Italia nuova, impegnandoci a costruire una PISA Nuova, una città che, in continuità con l’ottimo lavoro della Giunta Fontanelli, deve sentirsi grande, orgogliosa della sua storia e delle sue opportunità. Una città APERTA che sappia essere sempre più LUOGO DI CONVIVENZA DELLE DIFFERENZE... luogo di incontro di giovani e anziani, abbienti e meno abbienti, operai e lavoratori autonomi, residenti e studenti… è questo il mandato che ci hanno dato dal 24 al 27 gennaio migliaia di persone.
Per me è stato molto bello vedere più di 2500 persone nella sola città di Pisa tornare con il sorriso, nei giorni più tristi di questa legislatura, a scegliere i quadri del nuovo soggetto politico. Non disperdiamo il credito che le amiche e gli amici, le compagne e i compagni ci hanno dato, ma coinvolgiamoli, ascoltiamoli e vista l’importanza del tema evitiamo di ricorrere a dibattiti a volte sterili e privi di contenuti politici. Ormai non ci capirebbero più. Abbiamo letto ed ascoltato delle posizioni ormai lontane dal vissuto quotidiano di ciascuno di noi, in cui c’era poca voglia di guardare al futuro e tanto interesse ad ancorarsi al passato al solo fine di aumentare il proprio consenso. Abbiamo utilizzato come luogo di dibattito politico l’arena giornalistica e non le sedi partitiche opportune. Abbiamo parlato più di persone che di contenuti e di programmi. Abbiamo riprodotto, ed il mea culpa deve essere collettivo, la politica che critichiamo. Ora è arrivato veramente il momento di voltare pagina per avviare un confronto serio su tematiche strutturali, sia internamente al partito, che esternamente con i nostri possibili alleati. Questa assemblea deve rappresentare una una forza di popolo, non un luogo in cui dividersi le poltrone. Il nuovo partito potrà affermarsi realmente come soggetto politico forte se interpreterà le domande, i bisogni e le aspettative dei nostri concittadini, assumendo le tensioni della società e offrendone una concreta sintesi, una traduzione in idee e progetti. Ci consolideremo sulla scena politica, se avremo e indicheremo una visione, un sistema di valori e, soprattutto, se saremo in grado di offrire l’opportunità ai giovani di affermarsi secondo logiche meritocratiche. Per il nostro consolidamento sulla scena politica è necessario: - da un lato occuparci della forma da dare al partito, organizzandolo con una struttura matriciale a più dimensioni…un contenitore dove le esperienze dei circoli territoriali, dei circoli tematici, dei forum, dell’attività degli amministratori, etc possano fondersi e creare sinergie positive. Ora ci aspetta "l'ultimo miglio"….a Pisa pieno di difficoltà..quello in cui si mescoleranno la creazione di un partito e una campagna elettore non semplice. E’ arrivato il momento di incrociare le storie e aprirsi. Bisogna arrivare ad una "indistinguibilità" organizzativa di ciascuno, che son convinto sarà facilitatà da una maggiore conoscenza tra le singole esperienze. - dall’altro partire dai problemi della città e dai risultati del lavoro fatto in questi anni dalla Giunta Fontanelli per non disperdere le nuove opportunità di sviluppo create, individuando contemporaneamente le nuove priorità su cui lavorare. Realizzare un programma vero, composto di pochi punti che ci si impegni a realizzare, onesto con gli elettori. Prima facciamo il programma e poi confrontiamoci con i nostri possibili alleati per capire se ci siano degli spazi per la creazione di alleanze che consentano la stabilità e la governabilità che come Centro Sinistra a Pisa abbiamo garantito per più di dieci anni. La chiarezza è la condivisione degli obiettivi è indispensabile per dar vita ad una alleanza cosa tesa alla costruzione di una amministrazione innovativa, coerente e dinamica. Evitiamo quindi di ripetere l’errore, quella fabbrica dei sogni che fu il programma elettorale dell’Unione nel 2006. In quelle duecento e più pagine c’era tutto, e tuttavia in termini così generici che poi ciascuna forza politica della coalizione ha potuto fornirne una lettura “autentica”, ma non condivisa dalle altre forze. Evitiamo di promettere ciò che sappiamo di non essere in grado di mantenere..Purtoppo nel 2006 si sostenne che non si sarebbe aumentata la tassazione, salvo poi, appena arrivati al governo, accorgersi che rimettere in sesto le disastrate finanze era prioritario, e ridisegnare subito le aliquote Irpef; si sbandierò la volontà di aumentare l’efficienza e di ridurre gli “sprechi”, ma le riforme attese sono rimaste nel cassetto, e per di più la spesa pubblica ha continuato a crescere; si parlò di riduzione del precariato, senza precisare quali dovessero essere le linee direttrici di una riforma profonda del mercato del lavoro. E così via Certamente, qualcosa di buono è stato fatto, almeno dal mio punto di vista: la riduzione dell’evasione fiscale; una politica di liberalizzazioni che andava nella direzione giusta, anche se le più coraggiose iniziative del ministro Bersani sono state spesso bloccate da settori della maggioranza preoccupati della resistenza dei portatori di posizioni di privilegio, ecc. ecc. Ma rispetto alle necessità del paese e alle aspettative suscitate, tutto ciò è stato, e soprattutto è apparso, troppo poco; mentre le quotidiane liti all’interno della maggioranza hanno prodotto l’immagine di una coalizione disunita, poco omogenea, incerta anche sui valori di fondo. Ecco, noi dovremmo evitare tutto ciò ( e nell’ultimo periodo non siamo riusciti a farlo granchè bene)!!! Dovremmo proporre il progetto di una città nuova, e per fare ciò è necessario richiedere uno sforzo a tutti i player sul territorio, chiedendo alle risorse migliori di mettere a disposizione parte del proprio tempo per dedicarsi alla guida del partito. In questo senso va sicuramente la candidatura di Nicola Landucci. La disponibilità data da Nicola è importante e può rappresentare la giusta sintesi tra esperienze politiche diverse in una fase di cambiamento cosi importante sia per ciò che concerne la politica nazionale che quella locale. Sicuramente il suo lavoro non sarà facile, ma credo che, con l’aiuto di tutti e con la creazione di una squadra competente (basata sui valori dell’innovazione, del talento, del merito, dell’esperienza e delle pari opportunità) sarà in grado di guidare il Partito in questi mesi in cui ci attenderanno sfide complesse, confrontandosi in maniera ottimale con le parti economiche e sociali che sono essenziali per lo sviluppo sostenibile della città. Il primo impegno che ci attenderà sarà sicuramente quello di predisporre un programma, come già detto, chiaro e che indichi delle priorità. Il poco tempo a disposizione non mi permette di sottolineare tutte le peculiarità che ritengo essenziali per lo sviluppo e la coesione di una comunità dinamica e solidale. Lasciatemene sottolineare alcune: · è essenziale continuare il lavoro fatto per l’elaborazione del Piano Strategico. Ormai il baricentro della città non è più Ponte di Mezzo …ma si trova tra i municipi di San giuliano, calci Cascina…ormai da diversi anni Pisa perde l’1% degli abitanti per la forza attrattativa dei comuni. Ed il numero di dipendenti · La sicurezza. Cominciamo con l'essere chiari: nessuno scrolli le spalle o definisca razzista un padre che si preoccupa di una figlia in un quartiere che non riconosce più. La sicurezza è un diritto fondamentale che non ha colore politico, che non è né di destra né di sinistra. Chi governa ha il dovere di fare di tutto per garantirla. Avendo ben presente il presupposto: integrazione e legalità, multiculturalità e sicurezza, vivono insieme. Insieme stanno. Insieme cadono. Chi viene da lontano per scappare dalla fame e dalla guerra non può che essere almeno accolto da un Occidente egoista e avido. Ma per chi ruba ai cittadini quel bene prezioso che è la serenità c'è solo una risposta, ed è la severità e la fermezza con cui pretendere che rispetti la legge e che paghi il giusto prezzo quando questo non accade, quale che sia la sua nazionalità. Chi viene qui per fare male agli altri o per sfruttare donne o bambini deve essere assicurato alla giustizia, senza se e senza ma. · Migliorare il livello di integrazione del mondo studentesco con la città, creando dei contenitori in cui incontrarsi e confrontarsi. Ormai il rapporto tra studenti fuori sedi e residente è di 6 a 10. Un numero elevato..che va tenuto in considerazione. Per esempio bisognerebbe prendere spunto da città universitarie straniere (Salamanca)..provare a creare un Campus in città nell’area riqualificata del Santa Chiara. · Incentivare disciplinando, la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e di interventi volti ad aumentare l’efficienza energetica nei settori civile, industriale e dei trasporti, attraverso l’elaborazione di un Piano Energetico Comunale all’interno del Regolamento Urbanistico o adottando specifici Programmi di settore. I Piani energetici dovranno contenere una previsione di abbattimento delle emissioni di gas serra in linea con gli obiettivi stabiliti dagli accordi internazionali.. Anche in termini di investimenti, la riconversione ambientale del Paese può diventare un traino per l'intera economia, come è stato in passato per il settore delle telecomunicazioni. Per farlo, si può utilizzare anche il sistema dei prezzi e del mercato, per favorire una grande allocazione di risorse a favore delle politiche ambientali. Si può pensare ad esempio a tasse di possesso automobilistico legate alla qualità delle emissioni, alla detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo ambientale, alla previsione di inasprimenti fiscali per tutti coloro che si sottraggono alle sfide dell'ecocompatibilità. Infine, e mi avvio davvero alla conclusione, credo che nei prossimi 5 anni dobbiamo traghettare Pisa in una dimensione Globale. Per far ciò Pisa deve crescere ed investire sulla sua competitività, sul suo talento, e sulla creatività del suo ceto produttivo, sull’unicità della sua bellezza e della sua cultura. La cultura, il nostro patrimonio monumentale ed artistico è qualcosa che non teme certo delocalizzazioni, che è legato alla nostra storia e al nostro territorio, che è una delle più grandi risorse, un elemento della nostra identità e della nostra forza. Non disperdiamolo….anzi intorno ad ess0 costruiamo le basi per una città più vivibile e solidale.
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