mercoledì 27 ottobre 2010

La relazione del Segretario del PD Andrea Ferrante

Andrea BRAVO! Un documento semplice ma incisivo, chiaro ma "alto". Ora con i fatti dimostriamo di saper essere classe dirigente

A.


Cari Democratiche e Democratici di Pisa,

con l’Assemblea Comunale di oggi siamo chiamati a compiere un ulteriore passo nel percorso congressuale, che si avvicina finalmente alla sua conclusione. Si è trattato di un percorso lungo - probabilmente troppo - e a volte contrastato, anche in passaggi che ci hanno riguardato da vicino e su cui tornerò più avanti, ma è stato pure un percorso utile a mettere in evidenza i punti di forza su cui costruire il nostro futuro. È stata soprattutto la prima vera occasione di discussione e di confronto ampio nella nostra base.

Gli iscritti si sono riuniti nei circoli e hanno in quella sede parlato della situazione politica, delle questioni cittadine, dei problemi dei quartieri, dello stato del nostro partito. Hanno fatto anche precise richieste al gruppo dirigente. (continua nel resto del post)

Ho avuto occasione di partecipare ad alcune di queste assemblee e ne ho tratto la convinzione che, a dispetto di come spesso viene rappresentata, la nostra organizzazione politica sia viva, ricca di passioni ed intelligenze. Io credo che dobbiamo partire da queste passioni e da queste intelligenze per dare il nostro contributo a proseguire nella costruzione del Partito Democratico e nel suo consolidamento.



Il nostro Paese ha bisogno del PD per comporre un’alternativa affidabile e forte alla destra in crisi. Ha bisogno innanzitutto di una forza capace di leggere la società contemporanea nella sua complessità e di rappresentarla nella sua completezza, senza omissioni o semplificazioni.

Non è un compito banale: i tempi che viviamo ci mostrano una progressiva disgregazione sociale, fatta di egoismi emergenti e sempre più forti, di rapporti più esili e meno solidali, di aumento della conflittualità e di rilassamento dell’etica della responsabilità reciproca.

Si tratta di un processo in atto a livello globale, ma che in Italia si è incarnato – simbolicamente e materialmente – nella figura del Presidente del Consiglio, mostrando uno dei suoi volti più inquietanti e minacciosi.



L’Italia attraversa ormai da anni una preoccupante crisi materiale e morale.

Una crisi economica, innanzitutto, che continua a lasciare sul campo migliaia di nuovi disoccupati e contro la quale non viene attuata alcuna efficace politica di contrasto. È la cartina di tornasole che rivela la vera natura delle destre al potere, la loro spietata ideologia: “chi non ce la fa resti pure indietro, rinunci al suo benessere, ai suoi diritti, alla sua dignità, non è affar nostro”.

Invece avremmo bisogno di tutt’altro. In primis avremmo bisogno di una politica per lo sviluppo che poggi sulla qualità e sull’innovazione, sulla crescita di nuovi settori produttivi, e che non cerchi scorciatoie competitive nella riduzione dei diritti, della sicurezza e del reddito dei lavoratori. Una politica che sia accompagnata da riforme intelligenti del mercato del lavoro, che incardinino le forme necessarie di flessibilità in un sistema generalizzato di garanzie che sottragga alla disperata mancanza di certezze e prospettive milioni di giovani e meno giovani oggi vittime, abbandonate a se stesse, di un precariato indiscriminato.

Il PD deve essere al fianco dei lavoratori, con le sue proposte, rinsaldando una vicinanza che confermi la nostra natura di forza popolare, consapevole delle tensioni che attraversano la società e sensibile ai problemi dei più deboli. Sarà anche questo il modo per contrastare, anche nei nostri territori, la crescita di forze populiste e xenofobe che fanno leva sulle insicurezze per propagandare le loro ricette retrograde.



Preoccupa la crisi di grandi istituzioni pubbliche come la scuola e l’università, strozzate da provvedimenti di bilancio che in un sol colpo raggiungono due spregiudicati obiettivi.

Il primo è senza dubbio quello di far pagare indiscriminatamente alla collettività intera, e ancora una volta a decine e decine di migliaia di lavoratori precari, l’assenza di un’adeguata ed equa politica fiscale, che punti sulla tassazione delle rendite, dei patrimoni, delle transazioni finanziarie e sul recupero dell’evasione per conseguire il necessario rigore dei conti pubblici ridando possibilmente fiato a ceti sempre più schiacciati verso livelli troppo bassi di reddito.

È però il secondo dei fini, quello più nascosto, a indignarci di più. Con questa azione si vuole infatti riportare il paese indietro di decenni, riducendo le opportunità per i nostri giovani di istruirsi e formarsi, a prescindere dalla loro estrazione, per diventare in questo modo più liberi e consapevoli. È verosimile che un paese classista, in cui un’élite acculturata domina una maggioranza teledipendente e culturalmente più debole, sia il sogno inconfessato della destra berlusconiana.



In questo contesto si fa sempre più allarmante il rischio di cedimento del quadro costituzionale, continuamente sottoposto a tentativi di indebolimento. La qualità della nostra democrazia è messa in discussione dall’attacco all’equilibrio dei poteri, al Parlamento, alla Magistratura, all’indipendenza della stampa dal potere politico ed economico, alle autonomie locali.

Non ci sembra di ricordare nella storia repubblicana un momento come questo, in cui si assiste a tentativi di “compravendita” del consenso parlamentare, a intimidazioni mediatiche verso il dissenso, anche quello più moderato, a iniziative parlamentari tese a distruggere l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, mediante l’odioso privilegio dell’impunità.

La crisi del PdL porta poi al culmine il potere di condizionamento della Lega, che continua a condurre la sua offensiva contro il principio dell’unità e della solidarietà nazionale.



Nel mentre si allarga la crisi della politica, della relazione di fiducia fra i cittadini e le istituzioni e i partiti che li rappresentano, crisi che riguarda anche noi e interroga noi in particolar modo, visto che siamo l’unico grande partito di massa di carattere nazionale.

Si tratta di un processo non irreversibile, ma che richiede un grande sforzo finalizzato a riacquistare credito e consenso. Serviranno coerenza e determinazione. Servirà anche una dimostrazione di unità del nostro partito, che deve mettere in campo un impegno forte in una mobilitazione che ci aiuti a parlare alla società dei suoi problemi e non dei nostri.

Al PD spetta anche il compito di costruire le alleanze che consentano innanzitutto di mettere in sicurezza la democrazia costituzionale contro la deriva plebiscitaria. La legge elettorale che consente a pochi di nominare l’intero Parlamento e che rende sufficiente il 35% dei consensi per prendere la maggioranza delle Camere ed eleggere il Capo dello Stato è senza dubbio un fortissimo elemento di debolezza dell’attuale sistema e per questo dovranno essere sviluppate tutte le iniziative possibili per cambiarla. Un governo di transizione con chi è interessato a costruire una coalizione democratica che ci metta al riparo da questo rischio è indispensabile e dobbiamo fare tutti gli sforzi utili ad arrivarci. Dobbiamo guardare con grande attenzione anche a quello che accade a destra, dove pur con qualche contraddizione emerge finalmente una posizione più europea. La nascita di Futuro e Libertà per l’Italia sancisce, anche a Pisa, la crisi di un PdL povero di idee utili al paese e alle comunità locali ed il delinearsi di un’”area di responsabilità” con cui vogliamo dialogare.



Altra cosa dovrà essere la costruzione del nuovo Ulivo: una reale alternativa di governo, capace di costruire una piattaforma seria e credibile per la trasformazione e il progresso del Paese. Non possiamo ripetere gli errori commessi con l’Unione. Li stiamo ancora pagando. Dobbiamo rivolgerci a tutte le forze di opposizione per fondare sulle idee le convergenze possibili, rompendo schemi improntati al politicismo e discutendo dei problemi del paese e delle loro possibili soluzioni, pragmaticamente. Sarà la chiarezza dei programmi il vero strumento di costruzione dell’alternativa e di dialogo con la società. Alleanze che si basassero su scelte poco chiare, o che sorvolassero su alcune questioni ineludibili - penso alla riforma del welfare, ad esempio – sarebbero poco credibili e deboli agli occhi degli elettori e finirebbero per mostrare presto la corda. Per questo è imprescindibile l’avvio di un confronto, che guardi al centro dello schieramento politico - all’UDC e all’API - e alla sinistra che vuole tenere un profilo di governo e che ieri ha visto chiudersi a Firenze il congresso fondativo di SEL.

Ma l’alternativa all’asse Berlusconi – Bossi non si può realizzare solo con le alleanze. Serve spiegare al Paese perché pensiamo di poter offrire una possibilità diversa. Di fronte ad un’opinione pubblica sfiduciata e disillusa bisognerà dispiegare una forte iniziativa di comunicazione e relazione del PD. La mobilitazione prevista per il mese di Novembre sarà per noi un banco di prova in questo senso.



Credo che un tema su cui dovremo spiegare molte cose ai cittadini sarà quello del finanziamento degli enti locali e dei servizi pubblici. La scure di Tremonti, ancora una volta, scarica su di loro i problemi di bilancio, nell’intento di fare cassa e dirottare il malcontento su chi ogni giorno lotta per lo sviluppo ed il benessere delle comunità. Questo inganno deve essere smascherato e l’opinione pubblica deve essere messa in condizione di difendere le buone pratiche di amministrazione da chi ciancia di federalismo mentre attacca le autonomie locali con i suoi tagli.



Il caso di Pisa può aiutarci a capire fino in fondo di cosa stiamo parlando e al tempo stesso quali siano le responsabilità che abbiamo di fronte.

La costruzione del bilancio 2011 sarà un vero banco di prova. Oltre 4 milioni di tagli al bilancio del Comune. Oltre 2 milioni di tagli alle politiche sociali. Altri milioni di tagli ai trasporti pubblici locali. Il tempo delle razionalizzazioni, delle strette più o meno indolori appare davvero finito: adesso ci costringono a tagliare i servizi e allora dobbiamo dire alcune parole chiare.

Serve un’accelerazione nella riorganizzazione della struttura comunale, che riduca i dirigenti, salvaguardi le competenze e aiuti a contenere le conseguenze della manovra sui dipendenti pubblici, che si vedranno bloccato lo stipendio per tre anni.

Servono accelerazioni sulla holding delle partecipazioni, sulla gestione del patrimonio, sugli altri risparmi possibili.

Grazie al buon lavoro di questi anni, che la Corte dei Conti ha riconosciuto, il Comune di Pisa ha i bilanci a posto e può ragionare di che cosa fare senza il cappio al collo. Ci troviamo però di fronte un governo che non ha saputo discernere tra i comuni virtuosi e quelli mal governati o forse non ha voluto farlo, perché avrebbe dovuto colpire più quelli a lui vicini e meno i nostri.

Dobbiamo avere la forza di rilanciare le nostre idee di governo locale e accompagnare la fase di redazione dei bilanci con una battaglia politica per un vero federalismo e un vero decentramento. Non è conservando lo status quo che possiamo puntare a contrastare la Lega e la destra. Dobbiamo sfidarli sui terreni in cui hanno fallito e che sono i nostri da sempre, a partire dal ruolo delle istituzioni locali.



Possiamo farlo, qui a Pisa, vantando i risultati di una tradizione non interrotta di buona amministrazione.

Il nostro congresso cade alla metà del mandato del Sindaco Filippeschi, occasione che ci permette di fare un bilancio ed esprimere dei giudizi di merito.

Pisa è oggi una città di 90mila residenti, ma con 150mila persone che la abitano. Al suo interno sono insediate ed operano grandi eccellenze: le università, il polo ospedaliero, l’aeroporto, uno snodo ferroviario da 18 milioni di frequentatori, un patrimonio artistico, ambientale e culturale di grande richiamo turistico.

È una città con caratteri speciali, unica nel panorama nazionale ad avere, nelle pur ridotte dimensioni, servizi e infrastrutture di livello metropolitano. Grandi opportunità e grandi problemi: per città virtuose e speciali come Pisa servirebbero risorse straordinarie, ma purtroppo il governo delle destre ne dà solo a qualche dissestata amministrazione “amica”.



La Pisa del domani è in continua costruzione: c’è una visione strategica dello sviluppo della città che condividiamo. Sono stati portati avanti tutti i progetti ereditati, con pochi ritardi limitati a quelli che dipendono dal governo per il loro avanzamento. Sono stati al contempo avviati ulteriori progetti strategici che si caratterizzano per il loro carattere innovativo.

Ci sono oltre 1000 milioni di euro di investimenti pubblici e privati in progetti già in corso di realizzazione. Le cose fatte e quelle già in cantiere disegnano una città in progresso costante, fra le più dinamiche, e capace di dirigere gli investimenti nel recupero, nell’innovazione, nella compatibilità sociale e ambientale. Ci basterà ricordare alcune iniziative.



È stato avviato il lavoro per il piano strutturale d’area e per la condivisione di servizi. Trova così conferma e concretezza la visione di “una città di 200mila abitanti”.

La centralità di Pisa nell’area costiera toscana viene ribadita nelle scelte infrastrutturali: la viabilità a Nord Est, gli interventi sul collegamento aeroportuale Pisa-Firenze (dal 16 Dicembre la nuova alta velocità, per citare una promessa mantenuta), gli importanti investimenti al Canale dei Navicelli che ha visto l’inaugurazione sabato scorso della nuova darsena.

Chiediamo ora che si affrontino con la marcia giusta i restanti passaggi, a partire dalla soluzione del nodo Aurelia e dalla mobilità d’accesso al litorale. Ribadiamo infine la necessità dell’intervento strategico di Sestaporta, che si deve fare nei tempi previsti, perché ne ha bisogno la città.



C’è poi una città in evoluzione, con i nuovi quartieri di edilizia residenziale pubblica (Cep e S.Ermete per i quali sono già stati ottenuti 25 milioni di euro di finanziamenti, che possono diventare 47 nei prossimi 2 anni), con il piano di recupero Chipperfield del Vecchio Ospedale di Santa Chiara e il completamento del Nuovo Ospedale Santa Chiara a Cisanello, con i grandi progetti in corso di realizzazione sul litorale a partire dal nuovo porto turistico di Marina.



Pisa ha progetti di sviluppo industriale come poche altre città: il polo industriale-logistico e di servizi di Porta a Mare con interventi privati per circa 200 milioni di euro e pubblici per circa 15 milioni; l’ampliamento dell’Area Industriale Pisa-Cascina; il progetto di riqualificazione di Ospedaletto (con la recente partecipazione a un bando regionale per 3 milioni d’investimenti) e la previsione di una Conferenza sul futuro dell’area; i nuovi spazi per incubatori ai Vecchi Macelli (finanziati col PIUSS); i nuovi spazi nei capannoni ex Piaggio a Porta a mare, lungo il canale dei Navicelli, per iniziative della nautica e dell’energetica.

Pisa è in prima linea nei progetti urbani d’innovazione: la mobilità elettrica, il parco fotovoltaico ai Navicelli per 3.5 MW, il nuovo regolamento edilizio per la sostenibilità energetica; il progetto per realizzare il piano regolatore della città digitale.



Pisa è la città dei diciotto progetti Piuss di recupero di beni monumentali, valorizzazione turistica, iniziative sociali per 43 milioni d’investimenti pubblici, di cui 35 su progetti del Comune in cofinanziamento. Da qui al 2014 Pisa non sarà più la stessa con il nuovo Corso Italia, la nuova Piazza dei Cavalieri, i percorsi turistici multimediali, le mura restituite integralmente alla città.

Progetti che ci consentono di essere ancora all’avanguardia nel turismo e nel sostegno alla cultura e che si affiancano alle evoluzioni di questi ultimissimi anni.

Siamo al decollo della realizzazione del Sistema Museale Pisano. Valutiamo in modo estremamente positivo la stipula del protocollo d’intesa fra le istituzioni pisane per la promozione dei “Grandi Eventi”, proposto e coordinato dal Comune. Banco di prova sarà la mostra di Mirò, con servizi aggiuntivi e coordinati di supporto ai turisti.



Stiamo costruendo una nostra idea di sviluppo della mobilità. Non si parte da zero, basti dire che Pisa sarà presto la piattaforma più avanzata di sperimentazione dell’auto elettrica, che entro il 2015 avremo il people mover in servizio fra la stazione e l’aeroporto e che sono in progettazione nuove busvie. C’è un obiettivo storico che rimane ancora valido: meno auto in città. È grazie alle scelte fatte – ztl, stalli blu, parcheggi scambiatori, lam – che pur con mille problemi Pisa non è collassata. La strada è giusta, è giunta l’ora di fare un passo lungo verso il futuro della mobilità.

Il contesto, però, non è semplice, per via dei tagli prospettati al trasporto pubblico. Solo un governo miope poteva imporre alle Regione di tagliare questi servizi. Pisa ha aumentato del 30% i passeggeri sulle linee urbane con le lam e ha un’azienda con bilanci sani. Ancora una volta non si guarda al merito: chi ha fatto bene è accomunato a chi è stato inefficiente. Il taglio del trasporto pubblico potrebbe avere conseguenze pesantissime: meno bus significa più auto e più auto significa più traffico, più smog, più pm10 e quindi più giornate di blocco della circolazione. Un circolo vizioso. Troviamo il modo, condiviso tra comuni, provincia e regione, di limitare i danni, consapevoli che comunque ce ne saranno.



Siamo indietro sulle cose che dipendono dal governo centrale.

Il progetto caserme è fermo al Ministero della Difesa dopo che il Comune ha fatto tutto quello che doveva. Cosa aspettano, che cada a pezzi la caserma Curtatone e Montanara già dismessa? Oppure addirittura la caserma Artale, dove sono state interrotte le manutenzioni malgrado ne prosegua l’uso? Ci aspettiamo risposte.

Chiediamo poi al Ministro Bondi di venire a vedere lo stato del cantiere del nuovo museo delle navi romane. Di rinvio in rinvio, quando sarà davvero aperto?

Per quanto riguarda l’ippodromo, lunedì prossimo verrà inaugurata la nuova pista, ma il Governo è inadempiente su tribune e servizi.

Sulla sicurezza urbana, infine: Maroni conosce le necessità di questo territorio; gliele hanno ricordate anche i sindacati di polizia. Cosa aspetta a dare il personale promesso?



Non ci sfuggono i temi su cui registriamo delle difficoltà.

Per quanto riguarda la cura del quotidiano, innanzitutto, sebbene siano stati fatti passi avanti sulla sicurezza, sul decoro, sull’igiene, sulle manutenzioni serve un salto di qualità ulteriore.

Servirebbero molti più soldi che il Comune non ha, ma è possibile intanto provare a usare al meglio quelli che già si spendono, partendo, come fatto di recente, dal coinvolgimento dei CTP per la definizione delle priorità. Serve evidentemente un maggiore coordinamento degli interventi.

Rispetto alla rete scolastica di base, solo con scelte chiare si sono raggiunti gli obiettivi dell’azzeramento delle liste d’attesa per i nidi e della qualità dell’offerta formativa. La famiglie si aspettano servizi di qualità e orari che consentano di coniugare famiglia e lavoro. Questo è e rimane l’obiettivo e non vincerà chi vuole farci tornare ai tempi di quando c’erano lunghe liste d’attesa e mamme a casa perché impossibilitate a mettere insieme lavoro e famiglia.

Sulle politiche per l’immigrazione non accettiamo caricature. Pisa è all’avanguardia da sempre. Ma chi crede che a non risolvere i problemi legati all’integrazione si faccia del bene alle persone che da altri paesi vengono a Pisa, si sbaglia. Un esempio d’innovazione è la sperimentazione nazionale per il rinnovo dei permessi di soggiorno: ancora una volta l’anello debole è Maroni che prima promette e poi non mantiene.



Come partito dobbiamo misurarci e dare il nostro contributo d’idee su alcune grandi questioni che investiranno il dibattito politico nei prossimi anni. Provo a citarne alcuni:

* un piano di fruibilità dell’Arno per restituire ai cittadini un elemento essenziale della città;
* l’uso e la gestione dei nuovi spazi riqualificati con i Piuss;
* le innovazioni ulteriori nei modelli di partecipazione, dopo la costituzione dei CTP;
* un piano per la “città digitale”, per far restare Pisa al vertice di un settore che l’ha vista capofila;
* un nuovo welfare cittadino, per rispondere in modo ancora migliore ai bisogni variegati di cittadini e abitanti.



E' del tutto evidente che l'insieme delle realizzazioni avviate e il respiro strategico delle innovazioni che, con forte consenso delle rappresentanze sociali organizzate, il Sindaco e la maggioranza hanno proposto alla città e alla Toscana vanno oltre il mandato. Già oggi possiamo dire alla popolazione e ai nostri interlocutori che vogliamo dare a Pisa stabilità di guida politica e già poterlo dire rappresenta un segno d'affidabilità e rafforza ogni nostra politica concreta a beneficio della comunità.

Il confronto con gli altri deve avvenire su basi programmatiche, quindi.

Anche a chi non ha condiviso dall'inizio le proposte della maggioranza di centrosinistra che governa il Comune chiediamo un confronto aperto, a partire da ciò che la giunta Filippeschi ha realizzato, dalla qualità sociale che esprime il nostro governo, dallo sforzo di innovazione che ci distingue, dalla coerenza fortissima di questo col programma della Provincia e della Regione Toscana (come ci ha ricordato la vice Presidente Targetti).



Chiediamo: cos’è un governo di centrosinistra se non un governo che investe in sviluppo sostenibile, che investe in nuovi quartieri residenziali pubblici, d’edilizia sociale, che mantiene servizi sociali di altissimo livello, malgrado i tagli del governo centrale, che spinge i cittadini a cambiare in meglio le proprie abitudini (più piste ciclabili, più raccolta differenziata), che aderisce a reti internazionali di città (Polis, Eurocities, Patto dei Sindaci…) per fare di Pisa una delle città più avanzate sul terreno della sostenibilità e dell’ambiente, che realizza un progetto Piuss esempio di promozione di un turismo di qualità, culturale e sostenibile, che dà servizi educativi di base da primato, che in Italia sono dietro di pochissimo soltanto a Bologna e Reggio Emilia?

Cos’è un governo di centrosinistra se non un governo che usa lo strumento urbanistico con una visione di progresso sostenibile, recuperando, ridistribuendo i carichi dei servizi, accrescendo standard – proponendone alla Regione di nuovi, addirittura, con sperimentazioni alle quali stiamo lavorando insieme all’azienda ospedaliera universitaria – con una nuova idea che non scantona rispetto ai problemi e che fa leva sulle potenzialità di una crescita conciliabile con il territorio sano e fecondo che abbiamo, con il Parco Naturale, con i valori del litorale?



Perché non riconoscere tutto questo e partire da qui per un confronto?

Sono questi i temi su cui chiediamo coerenza e su cui cercare una sintonia. Su questi punti il Pd è disponibile ad aprire una riflessione proprio a partire dalle forze interessate alla costruzione del “Nuovo Ulivo”. Fino a ieri, ad esempio sugli atti importanti dell’urbanistica, sono venuti soltanto dei no, Piano Strutturale escluso. Molto spesso senza vere proposte alternative. Ci siamo sentiti dire “non votiamo la variante al regolamento urbanistico perché la regione non vi darà mai i soldi per rifare i quartieri residenziali pubblici del Cep e di S. Ermete”. E invece la Regione, con l’assessore di Rifondazione, ce li ha dati quei finanziamenti.

Abbiamo visto tramutarsi in un voto contrario l’astensione data da SEL alla variante generale al Regolamento urbanistico prima del turno elettorale, quando si è fatto l’accordo politico per la Provincia. Siamo noi a chiedere disponibilità, dunque.

Da una parte delle opposizioni si è arrivati perfino a sostenere un ricorso al Tar contro la variante urbanistica.

Queste pregiudiziali vanno rimosse per avviare un buon dialogo. SEL nel recente congresso non ha messo l’urbanistica tra i temi in cui c’è diversità profonda di vedute con l’amministrazione. Se non si tratta di atteggiamenti tattici, noi siamo pronti ad aprire un confronto, che parta però dal riconoscimento di quanto di positivo si è fatto.

Spazi giovanili, politiche sociali e politiche verso l’immigrazione: questi sono stati i temi sollevati da SEL nel suo congresso. Siamo disposti anche a discuterne perché siamo convinti d’aver fatto bene. Ma per governare serve innanzitutto coerenza rispetto ai fondamentali temi programmatici a partire dal governo del territorio.



Faccio pochi esempi. Noi siamo per il superamento della logica emergenziale e sperimentale nel governo delle presenze delle comunità nomadi a Pisa e quindi per il superamento dei campi abusivi. Anche di quello di Oratoio, nella zona industriale. Vogliamo affrontare seriamente la questione senza pregiudiziali? Noi siamo quelli che hanno fatto sì che centinaia di persone trovassero alloggio in case vere, seppur tra mille problemi. Siamo arrivati al limite delle risorse spendibili. E allora chiediamo anche su questo coerenza perché non si può dire una cosa a Pisa ed un’altra in Regione. Noi siamo d’accordo in pieno con la Regione affinché si riducano le presenze e si facciano politiche più vaste del solo territorio pisano. Chiediamo sostegno e idee, non battaglie ideologiche, che hanno la sola conseguenza di lasciare troppe famiglie e troppi bambini nei campi abusivi.



Noi siamo per la soluzione del problema della sede di Rebeldìa, per far partire quanto prima i lavori per la Sestaporta. E infatti il Comune, con la Provincia, l’Università e il Diritto allo Studio hanno proposto una soluzione, quella di via Saragat, seria e ragionevole sotto tutti i punti di vista. Chiediamo coerenza anche su questo, perché non si può dire una cosa al Comune ed un’altra in Provincia. Noi siamo la città con la più alta presenza d’associazioni di tutta Italia proprio perché qua c’è un terreno fertile e un rapporto sempre costruttivo con le istituzioni. Discutiamo, ma a 360°, senza cedere a pretese sproporzionate e a tentazioni di rappresentare anche in questo caso in caricatura chi si è impegnato a trovare soluzioni. Quando qualcuno ha torto, governare significa dirglielo chiaro.



Sulla sicurezza ci viene chiesta discontinuità. Noi chiediamo innanzitutto che si condivida l’analisi della situazione e la richiesta fatta al Governo di applicare il Patto per la Sicurezza Urbana firmato anche da Provincia e Regione – altro richiamo alla coerenza – che chiede non per caso maggiore presenza di forze dell’ordine, proporzionata alla città reale. Perché ci pare che le forze alla nostra sinistra sottovalutino il problema e la sensibilità di tanti cittadini e di tanti elettori di sinistra. Siamo convinti che un esame condiviso della realtà non possa non portare alle conclusioni che è necessario un maggior controllo del territorio e più presenza di forze dell’ordine.



Viene sollevato il tema delle primarie. Ricordo che si sta parlando al partito che le primarie le ha inventate, in Toscana, a Pisa. Noi siamo per le primarie. Ma una coalizione si costruisce prima delle primarie e non dopo. E non si parte certo da zero. Sulla base di un giudizio sull’esperienza di governo e di una piattaforma programmatica condivisi, i cittadini scelgono i migliori candidati, se ce ne è più di uno. Altrimenti, come vuole la legge elettorale di province e comuni, le primarie sono il primo turno elettorale. Anche a livello nazionale dovrà essere così e così sarà per il Pd, che ha sue regole per fare le coalizioni. Si costruisce una coalizione, un programma condiviso, un progetto d’alternativa alla destra e poi si chiamano i cittadini a scegliere. Altrimenti si rischia ancora di vincere senza poter governare o, peggio ancora, di perdere di nuovo per le incoerenze. Questa sarebbe la vecchia politica, il fallimento del centrosinistra che abbiamo già vissuto in altre occasioni. Comuni, province e regioni hanno goduto delle virtù date loro da buone regole elettorali, che hanno assegnato ai cittadini responsabilità di scelta e stabilità politica: noi, con la maggioranza che governa la città, non vogliamo fare passi indietro.



La scelta di fare un’alleanza stretta ha consentito di governare la città con messaggi chiari e scelte nitide (urbanistica, asili nido, sicurezza: tanto per fare tre esempi primari). Una stabilità operosa che va conservata. E il contributo della Lista civica, del Partito socialista e dell’Italia dei valori è da salutare con soddisfazione. Questa coalizione ha saputo prendersi le proprie responsabilità e per questo ringraziamo ogni soggetto che ne fa parte.

Ogni tentativo di allargamento dell’alleanza si potrà fare solo senza rallentare. Un ulteriore banco di prova sarà il bilancio 2011. Ci aspettiamo coerenza da chi è all’opposizione del governo nazionale che ha scaricato sui comuni il peso insostenibile di una manovra assurda.

Se altrove la crisi economica ha avuto la faccia di aziende che chiudono (ed anche qui criticità non mancano e vanno risolte positivamente), a Pisa la crisi sta prendendo via via la faccia delle scelte del Governo. La mannaia sui comuni, sulle università, sulla scuola, sul sociale, sulla cultura colpisce in pieno la nostra città. Immaginate le conseguenze del blocco per tre anni degli stipendi dei dipendenti pubblici (dagli impiegati, ai professori, ai militari, agli infermieri e così via) oppure dei tagli al sociale e ai trasporti pubblici: fasce intere di ceto medio che finiranno ai limiti della sussistenza, se già non ci sono.



Le opzioni del governo locale ci hanno portato la definizione di “città pantera” dal Censis: prendiamo la crisi in contropiede con scelte di sviluppo innovativo. Non vorremmo che tutto venisse vanificato da un governo nazionale centralista e miope o da azioni come quella in corso che intende sfiduciare la presidente del Consiglio Comunale, a cui va la nostra solidarietà. Vogliono sfiduciare lei perché non possono sfiduciare il Sindaco, visto che la città si ribellerebbe. Ma il tempo dei giochi deve finire; la città ha occhi per vedere e valutare tra un governo che opera e opposizioni – soprattutto il PdL – prive di idee alternative. Noi abbiamo chiesto a chi vuole dialogare con noi di recedere da quella iniziativa. Lo abbiamo fatto insieme alle altre forze di maggioranza, esprimendo la massima disponibilità ad affrontare i temi del funzionamento del Consiglio nel loro alveo fisiologico. Lo imponeva il significato politico che il PdL ha voluto attribuire a questo passaggio.

Per questo dobbiamo respingere la mozione con un chiaro voto in Consiglio.

È chiaro che riteniamo pregiudizievole per i rapporti con le forze di cui siamo alleati in Provincia e in Regione il perseverare in un atteggiamento di chiusura al confronto su questo delicato passaggio. Non si tratta di un diktat, come qualcuno ha detto, ma di una normale ed inevitabile presa di posizione. Del resto, non mi sembra che a noi siano stati spediti mazzi di fiori.



A questo punto vorrei citare testualmente quanto ha detto Pierluigi Bersani chiudendo l’Assemblea Nazionale tenutasi a Varese due settimane fa: “non siamo rispettati abbastanza, non ci rispettano abbastanza gli amici, gli avversari. Su di noi si dice di tutto, mi sveglio al mattino e imparo che ho fatto cose che non ho neanche mai pensato. Ma vi garantisco che ce l'avremo questo rispetto. […] L'unica condizione è che ci rispettiamo noi. Se ci rispettiamo noi stiamo sicuri che poi ci rispetteranno. […]. Non possiamo permetterci ritardi, i tempi stringono e le responsabilità aumentano, ma le pagine dei giornali sono ancora troppo piene di un partito che parla di sé e non dei problemi, e sì che i problemi in giro sono tanti.”

Io credo che il Segretario nazionale abbia parlato bene. Noi dobbiamo smettere di logorarci da soli, di permettere che le pagine dei giornali siano riempite dalle nostre divisioni e non dalle nostre proposte. Certo, l’atteggiamento della stampa non aiuta, ma noi dobbiamo partire dai nostri comportamenti, improntandoli un po’ di più all’amor proprio. Impegniamoci a ridurre lo scarto che c’è tra politica e cittadini. Contrastiamo le caricature anche mediatiche della politica e parliamo delle cose concrete che si fanno o che si dovrebbero fare. I cittadini con questo linguaggio ci capiranno meglio.



Il percorso congressuale unitario deve servire a questo. È evidente che non ci siamo riusciti ancora fino in fondo, anche se non vanno sottovalutati alcuni risultati positivi.

Il Documento Congressuale licenziato all’unanimità dall’Assemblea Comunale uscente, innanzitutto, che io vi chiedo di approvare anche in questa nuova sede. Ha già cominciato a funzionare da strumento di dialogo e di confronto sui temi dello sviluppo con le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese. Delinea gli scenari su cui riteniamo fondamentale riflettere ed agire per continuare a garantire occupazione e qualità della vita. Propone, cosa apprezzata da tutti gli interlocutori finora interpellati, la costituzione di una “coalizione locale per lo sviluppo”: non un semplice tavolo di confronto, né la pura riproposizione di una politica di concertazione fra le istituzioni e le parti sociali, ma l'attivazione di una comune consapevolezza sulla pesantezza della crisi e di una capacità di coesione fra le forze sociali e le istituzioni del territorio che diano certezza e stabilità di riferimenti per i progetti di sviluppo.



So perfettamente di avviarmi a guidare un partito diviso in modo spesso troppo netto fra le sue varie “anime”. Riconosco questo stato delle cose, ma lavorerò per superarlo. Dovremo lavorare molto sulla forma e sul funzionamento del nostro partito, per portarci nuovi iscritti, innanzitutto, e convincere il maggior numero di persone che sia utile e bello venire a far politica con noi. Non dobbiamo mai perdere la consapevolezza che la nascita del PD ha senso solo se risponde a una domanda storica: le tradizioni politiche nazionali bastano a rappresentare una società che si è trasformata?

Io sono convinto di no. Per questo dobbiamo allargare la nostra base recuperando lo spirito e l’entusiasmo originario della nostra iniziativa. Per questo sarà utile tenere vivo il dibattito nei circoli, che restano lo strumento fondamentale del nostro radicamento, della nostra capacità di dialogo coi cittadini, di rappresentanza ed anche di discussione. Cercherò con gli iscritti, nei circoli, un confronto diretto sui temi che dobbiamo affrontare, perché credo che il modo migliore per costruire l’unità sia accorciare la distanza fra la base e la dirigenza del Partito.

L’unità resta obiettivo fondamentale della nostra azione, anche nella proiezione verso l’esterno e nella costruzione dei rapporti politici. Non potranno avere credito tentativi di interloquire solo con pezzi del nostro gruppo dirigente da parte di altri soggetti politici.



L’estensione della nostra capacità di rappresentanza dovrà passare anche dall’allargamento del nostro gruppo dirigente. Abbiamo bisogno di coinvolgere sensibilità e competenze nuove, che vogliono dare una mano al di là dell’appartenenza. Prima lo faremo e meglio sarà.

Sarà anche importante puntare sul rinnovamento e sulla crescita politica dei più giovani. I Congressi dei nostri circoli hanno prodotto risultati incoraggianti; una nuova leva di giovani Segretari si affaccia sulla scena e ci aspettiamo che porti freschezza ed entusiasmo.

Il rapporto dell’Unione Comunale con i Circoli rivestirà un ruolo strategico nella gestione del partito. Servirà a rafforzare una comunicazione bidirezionale fra centro e periferia dell’organizzazione e a creare una nuova solidarietà fra chi ogni giorno dovrà dare qualcosa di suo al PD pisano.

Dovremo lavorare per far crescere i Circoli, nei numeri dei loro militanti, nella loro forza organizzativa e logistica (troppi non hanno ancora una sede stabile), nella loro capacità di iniziativa e di interlocuzione con la città. Perché è chiaro che il nostro interesse è parlare con la società pisana, con la sua complessità.

Sarà per questo utile lo strumento dei Circoli tematici, in particolare di quelli che si occupano delle questioni dell’Università e della Sanità, realtà importantissime per questo territorio. Con i vertici recentemente rinnovati delle istituzioni universitarie dovremo avviare al più presto un confronto diretto su molte importanti questioni.

Sarà utile anche dedicare una particolare cura al funzionamento dei CTP, attraverso cui possiamo fare molto.



Dovremo lavorare molto sulla comunicazione, puntare ad una relazione con la città non filtrata dai mezzi di informazione. Servirà mobilitarci, “rimboccarci le maniche” come chiede Bersani. La campagna di mobilitazione nazionale chiesta dal Partito per il mese di Novembre sarà una prima occasione per metterci alla prova.

Dovremo anche lavorare per tornare ad avere una presenza politica visibile in tutti i quartieri della città, con le nostre iniziative e le nostre feste. Dovremo comunicare e ricordare che la politica è in primo luogo un modo per stare insieme, per riconoscersi in una comunità.

Il mio intento è di comporre un esecutivo di giovani dirigenti che abbiano voglia di impegnarsi con capacità, dedizione e solidarietà reciproca. Siamo un partito pieno di energie e dobbiamo metterle in moto, liberarle. Se ci riusciremo avremo compiuto un passo decisivo nella costruzione del migliore PD. So che avrò la collaborazione di tutti voi in questo intento.



Viva il Partito Democratico di Pisa.

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