Dopo quindici giorni di meritate vacanze ritorno a scrivere sul blog per iniziare a raccontarvi un lungo percorso, quello congressuale, in cui ci confronteremo su identità, forma ed organizzazione del Partito Democratico. Venerdi scorso ho partecipato ad un animato e interessante dibattito (veramente colma la saletta del circolo di Riglione) con Paolo Fontanelli e Marco Bani. Diversi sono stati i temi trattati, molti i punti in comune, alcune (forma partito, legge elettorale, alleanze) le differenze. Dal dibattito è emerso chiaramente che anche se vi sono alcune piccole differenze queste non mineranno l’unità del partito, ma saranno la base di partenza per trovare la sintesi politica che ci consentirà tra 4 anni di governare l’Italia.
Da oggi sul blog riporterò tutti gli appuntamenti congressuali… con l’occhio però sempre rivolto alle attività amministrative.
Un caro saluto e ben rientrati (almeno a chi già è operativo)
Antonio
P.s. di seguito allego la cronaca dell’iniziativa riportata sul sito pisanotizie.it
Riparte da Riglione la stagione politica pisana. Almeno per il Partito Democratico: che, alla fine della pausa estiva, ha organizzato un dibattito tra le tre mozioni congressuali che si confronteranno, dal prossimo Autunno, per la guida del partito a livello nazionale e locale.
La saletta allestita a Riglione dalla "Festa dell'Unità" - da queste parti la chiamano ancora così, non senza una punta di orgoglio - è stracolma di gente: una partecipazione generosa, che stupisce gli stessi organizzatori. «Segno che il circolo PD di Riglione è profondamente radicato nel quartiere, e riscuote la fiducia dei cittadini», chiosa la giovane segretaria del circolo in apertura dei lavori.
A rappresentare i tre schieramenti congressuali intervengono Marco Bani (mozione Marino), Antonio Mazzeo (mozione Franceschini) e Paolo Fontanelli (mozione Bersani).
I "valori comuni" del PD
A coordinare il dibattito è stato chiamato Francesco Paletti, giovane giornalista della Nazione. Che apre i lavori sollecitando i tre "rivali" a definire ciò che accomuna le mozioni congressuali: non ciò che divide, dunque, ma ciò che unisce e tiene insieme prospettive pure diverse e in contrasto tra loro.
«È vero», esordisce Mazzeo, sostenitore di Franceschini, «il dibattito congressuale è stato troppo aspro: ma il nostro approccio deve essere unitario». Per Mazzeo, un terreno comune esiste: «per la prima volta stiamo costruendo un amalgama vero tra storie ed esperienze diverse», spiega, «e per questo dobbiamo lavorare per cancellare la parola "ex" dal nostro vocabolario. Non devono più esistere gli ex Margherita o gli ex DS, siamo tutti democratici».
Sul valore dell'unità concorda anche Marco Bani, della mozione Marino. Che individua alcuni punti concreti di accordo: il lavoro («tutti proponiamo il contratto unico di lavoro col salario minimo garantito»), la legalità (intesa come «lotta alla criminalità organizzata») e la necessità di una legge sul conflitto di interesse. Su questi temi, Bani lancia la provocazione: «su queste cose siamo tutti d'accordo: e allora lanciamo una grande campagna nel paese, anche prima del congresso».
Fontanelli, per la mozione Bersani, si sofferma invece sulla necessità di una forte opposizione contro il governo Berlusconi. «L'opposizione la facciamo già nelle aule parlamentari», spiega, «ma questo non basta. Occorre costruire una lotta politica nel paese. E su questo dobbiamo riconoscere che siamo indietro». Fontanelli sollecita tutto il partito a una riflessione "impietosa": «Il progetto del PD finora non è decollato: nel giro di un anno abbiamo perso quattro milioni di voti, e non riusciamo a costruire un'opposizione forte nel paese. Il congresso dovrebbe servire a discutere innanzitutto di questo».
Il modello di partito
La discussione passa poi al "modello di partito". Ed è Fontanelli ad aprire il dibattito su questo tema. «Non dobbiamo nasconderlo», spiega il deputato pisano, «tra noi ci sono due idee diverse. C'è il modello di "partito degli elettori", quello delle primarie, e il "partito degli iscritti", che valorizza la partecipazione attiva». E Fontanelli rilancia l'idea cara a Bersani: «l'idea di un partito fondato sul leader è debole, rappresenta una introiezione del modello Berlusconi: noi abbiamo bisogno invece di una organizzazione forte, solida, radicata nei quartieri e nelle città, con un gruppo dirigente diffuso».
Per Bani, invece, il partito non deve essere «né solido né liquido: deve essere un partito intelligente, che sa valorizzare forme diverse di impegno, da quello della militanza classica a quello delle primarie». Un concetto simile è espresso da Mazzeo: «noi vogliamo un partito strutturato, radicato nei territori: ma al contempo dobbiamo saper valorizzare forme diverse di adesione al partito».
Una "provocazione" arriva dalla platea, sollecitata ad intervenire dal moderatore Paletti. Chiede la parola Massimo Baldacci, dirigente "storico" del PCI e del PDS a Pisa: il quale senza mezzi termini attacca Veltroni. "La segreteria di Veltroni", dice, "è stata la peggiore che abbiamo avuto: fatta di leaderismo senza democrazia. Il veltronismo è il parente povero del berlusconismo". La provocazione accende la platea: c'è chi applaude fragorosamente, e chi invece si indigna.
Le alleanze, i nodi locali: l'apertura alla sinistra
La discussione si conclude con un terzo giro "a ruota libera", su vari argomenti. A tenere banco sono stavolta i nodi locali, che riguardano il governo di Pisa e provincia, e la questione della legge elettorale.
Mazzeo attacca proprio su quest'ultimo punto. «D'Alema ha proposto il modello tedesco, cioè la reintroduzione del proporzionale. Noi non siamo d'accordo. Serve una legge elettorale maggioritaria: e le alleanze vanno fatte per governare, non per vincere le elezioni. I cittadini devono sapere chi governerà e su quale programma: non possiamo tornare indietro su questo».
Fontanelli risponde facendo appello a quello che definisce "un dato di realtà": «personalmente», spiega, «preferirei un sistema a collegi uninominali con doppio turno alla francese, come ha proposto recentemente Cuperlo. Ma per una legge del genere non c'è la maggioranza parlamentare. Se vogliamo cambiare la legge l'unico accordo possibile in parlamento è il modello tedesco. Altrimenti dobbiamo tenerci la legge elettorale che c'è ora: che di fatto consegna la sovranità alle segreterie dei partiti».
Poi, la discussione scivola sui temi locali. E dalle mozioni Marino e Franceschini arriva un inatteso "assist" a Sinistra e Libertà. «Per governare il Comune va trovato un punto di incontro con questa forza politica», dice Mazzeo. E Bani incalza: «in consiglio comunale Sinistra e Libertà ha mostrato un atteggiamento maturo e responsabile, che dobbiamo saper valorizzare».
Più cauto è invece Fontanelli. «Le ultime elezioni», spiega il deputato, «ci hanno consegnato un rilevante fenomeno di astensionismo: ed è soprattutto l'elettorato di sinistra a non aver votato. Noi dobbiamo saper recuperare il consenso a sinistra». Ma poi aggiunge: «recuperare consenso non significa necessariamente fare accordi con la sinistra radicale. Il confronto va fatto sui programmi».
Da oggi sul blog riporterò tutti gli appuntamenti congressuali… con l’occhio però sempre rivolto alle attività amministrative.
Un caro saluto e ben rientrati (almeno a chi già è operativo)
Antonio
P.s. di seguito allego la cronaca dell’iniziativa riportata sul sito pisanotizie.it
Riparte da Riglione la stagione politica pisana. Almeno per il Partito Democratico: che, alla fine della pausa estiva, ha organizzato un dibattito tra le tre mozioni congressuali che si confronteranno, dal prossimo Autunno, per la guida del partito a livello nazionale e locale.
La saletta allestita a Riglione dalla "Festa dell'Unità" - da queste parti la chiamano ancora così, non senza una punta di orgoglio - è stracolma di gente: una partecipazione generosa, che stupisce gli stessi organizzatori. «Segno che il circolo PD di Riglione è profondamente radicato nel quartiere, e riscuote la fiducia dei cittadini», chiosa la giovane segretaria del circolo in apertura dei lavori.
A rappresentare i tre schieramenti congressuali intervengono Marco Bani (mozione Marino), Antonio Mazzeo (mozione Franceschini) e Paolo Fontanelli (mozione Bersani).
I "valori comuni" del PD
A coordinare il dibattito è stato chiamato Francesco Paletti, giovane giornalista della Nazione. Che apre i lavori sollecitando i tre "rivali" a definire ciò che accomuna le mozioni congressuali: non ciò che divide, dunque, ma ciò che unisce e tiene insieme prospettive pure diverse e in contrasto tra loro.
«È vero», esordisce Mazzeo, sostenitore di Franceschini, «il dibattito congressuale è stato troppo aspro: ma il nostro approccio deve essere unitario». Per Mazzeo, un terreno comune esiste: «per la prima volta stiamo costruendo un amalgama vero tra storie ed esperienze diverse», spiega, «e per questo dobbiamo lavorare per cancellare la parola "ex" dal nostro vocabolario. Non devono più esistere gli ex Margherita o gli ex DS, siamo tutti democratici».
Sul valore dell'unità concorda anche Marco Bani, della mozione Marino. Che individua alcuni punti concreti di accordo: il lavoro («tutti proponiamo il contratto unico di lavoro col salario minimo garantito»), la legalità (intesa come «lotta alla criminalità organizzata») e la necessità di una legge sul conflitto di interesse. Su questi temi, Bani lancia la provocazione: «su queste cose siamo tutti d'accordo: e allora lanciamo una grande campagna nel paese, anche prima del congresso».
Fontanelli, per la mozione Bersani, si sofferma invece sulla necessità di una forte opposizione contro il governo Berlusconi. «L'opposizione la facciamo già nelle aule parlamentari», spiega, «ma questo non basta. Occorre costruire una lotta politica nel paese. E su questo dobbiamo riconoscere che siamo indietro». Fontanelli sollecita tutto il partito a una riflessione "impietosa": «Il progetto del PD finora non è decollato: nel giro di un anno abbiamo perso quattro milioni di voti, e non riusciamo a costruire un'opposizione forte nel paese. Il congresso dovrebbe servire a discutere innanzitutto di questo».
Il modello di partito
La discussione passa poi al "modello di partito". Ed è Fontanelli ad aprire il dibattito su questo tema. «Non dobbiamo nasconderlo», spiega il deputato pisano, «tra noi ci sono due idee diverse. C'è il modello di "partito degli elettori", quello delle primarie, e il "partito degli iscritti", che valorizza la partecipazione attiva». E Fontanelli rilancia l'idea cara a Bersani: «l'idea di un partito fondato sul leader è debole, rappresenta una introiezione del modello Berlusconi: noi abbiamo bisogno invece di una organizzazione forte, solida, radicata nei quartieri e nelle città, con un gruppo dirigente diffuso».
Per Bani, invece, il partito non deve essere «né solido né liquido: deve essere un partito intelligente, che sa valorizzare forme diverse di impegno, da quello della militanza classica a quello delle primarie». Un concetto simile è espresso da Mazzeo: «noi vogliamo un partito strutturato, radicato nei territori: ma al contempo dobbiamo saper valorizzare forme diverse di adesione al partito».
Una "provocazione" arriva dalla platea, sollecitata ad intervenire dal moderatore Paletti. Chiede la parola Massimo Baldacci, dirigente "storico" del PCI e del PDS a Pisa: il quale senza mezzi termini attacca Veltroni. "La segreteria di Veltroni", dice, "è stata la peggiore che abbiamo avuto: fatta di leaderismo senza democrazia. Il veltronismo è il parente povero del berlusconismo". La provocazione accende la platea: c'è chi applaude fragorosamente, e chi invece si indigna.
Le alleanze, i nodi locali: l'apertura alla sinistra
La discussione si conclude con un terzo giro "a ruota libera", su vari argomenti. A tenere banco sono stavolta i nodi locali, che riguardano il governo di Pisa e provincia, e la questione della legge elettorale.
Mazzeo attacca proprio su quest'ultimo punto. «D'Alema ha proposto il modello tedesco, cioè la reintroduzione del proporzionale. Noi non siamo d'accordo. Serve una legge elettorale maggioritaria: e le alleanze vanno fatte per governare, non per vincere le elezioni. I cittadini devono sapere chi governerà e su quale programma: non possiamo tornare indietro su questo».
Fontanelli risponde facendo appello a quello che definisce "un dato di realtà": «personalmente», spiega, «preferirei un sistema a collegi uninominali con doppio turno alla francese, come ha proposto recentemente Cuperlo. Ma per una legge del genere non c'è la maggioranza parlamentare. Se vogliamo cambiare la legge l'unico accordo possibile in parlamento è il modello tedesco. Altrimenti dobbiamo tenerci la legge elettorale che c'è ora: che di fatto consegna la sovranità alle segreterie dei partiti».
Poi, la discussione scivola sui temi locali. E dalle mozioni Marino e Franceschini arriva un inatteso "assist" a Sinistra e Libertà. «Per governare il Comune va trovato un punto di incontro con questa forza politica», dice Mazzeo. E Bani incalza: «in consiglio comunale Sinistra e Libertà ha mostrato un atteggiamento maturo e responsabile, che dobbiamo saper valorizzare».
Più cauto è invece Fontanelli. «Le ultime elezioni», spiega il deputato, «ci hanno consegnato un rilevante fenomeno di astensionismo: ed è soprattutto l'elettorato di sinistra a non aver votato. Noi dobbiamo saper recuperare il consenso a sinistra». Ma poi aggiunge: «recuperare consenso non significa necessariamente fare accordi con la sinistra radicale. Il confronto va fatto sui programmi».
3 commenti:
Ottimo dibattito...il giovane rampante ha davvero tenuto testa al navigato politico.
Complimenti e continua cosi
Michele
Non c'ero...mi sarebbe piaciuto tanto esserci...e magari chiedere a Fontanelli (in mancanza di Letta) se allearsi con il partito di Totò Vasasa Cuffaro è davvero la nostra prospettiva di alleanza più avanzata...ma ci saranno altre occasioni.
Comunque dal resoconto di Pisanotizie mi sembra un ottimo inizio, bravo Antò!!
Maurizio
Per Massimo Baldacci :Veltronismo e Berlusconismo, due facce della stessa politica. E’ una grande sciocchezza, oltre che un’offesa per veltroni e per tutti coloro, milioni di persone, che hanno condiviso con lui e con il PD il grande sforzo per rinnovare il Paese e la Politica. Dietro questo tipo di analisi c’è però un’altra idea, che non viene esplicitata. Ovvero la nostalgia del sistema proporzionale e la voglia di tornare indietro rispetto al sistema bipolare, a sistemi elettorali che – comunque congegnati – incoraggino e premino il confronto tra due schieramenti. Qui non si tratta di coltivare filosofie o illusioni prepolitiche. Il nostro Paese ha seriamente rischiato la catastrofe, negli anni 80 e fino ai primi degli anni 90, per la sua incapacità di prendere decisioni importanti, di dotarsi di politiche adeguate ai processi di integrazione internazionale ed alla stessa competitività in economia. Su questo punto tornare indietro sarebbe un errore gravissimo.
Abbiamo avuto Mastella e Turigliatto, nell’epoca dei Pecoraro e di una variopinta schiera di un folklore che ha fatto molti danni alla sinistra ed al Paese. Ma il sistema bipolare ha mostrato le sue potenzialità che non si devono perdere. Abbiamo il problema Berlusconi, il problema di un conflitto di interessi che rende questo sistema distorto e pericolosissimo. Dobbiamo riuscire a disinnestare questa bomba, a toglierci dalla schiana questo peso insopportabile, sena però tornare indietro verso modelli ormai improponibile che già molto danno hanno fatto al Paese.
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