La questione di Piazza dei Cavalieri per la sua complessità e delicatezza non va analizzata attraverso slogan o frasi fatte, ma richiede una riflessione più ampia sull’uso degli spazi urbani e, soprattutto, sul complesso rapporto fra le generazioni.
Riteniamo, perciò, inopportuno e semplicistico parlare di “rottura di equilibri e gestione tecnica e politica maldestra” da parte dell’amministrazione comunale, oltre che di “ricerca di consenso tra cittadini ed ecclesiastici”.
E’ semplicistico perché i rapporti tra cittadini pisani e universitari sono più che centenari, e molti di quegli universitari “transitori” oggi sono cittadini pisani, parte attiva di questa città, nella stessa amministrazione comunale, nel tessuto sociale, lavorativo e culturale. Gli equilibri non si sono rotti, anzi nel tempo si sono rafforzati. Lo sottolinea molto bene Monsignor Armani con una posizione attenta ed equilibrata, chiedendoci di continuare a definire politiche che consentano l’integrazione, ma che allo stesso tempo salvaguardino le esigenze di una città piena di storia e cultura.
E’ inopportuna perché dall’inizio della legislatura le azioni dell’Amministrazione (anche grazie al lavoro nella CUT – Conferenza Università e Territorio, con gli altri enti che ne fanno parte) non sono volte a cercare consenso, ma mirano a sviluppare una piattaforma progettuale condivisa che offra nuovi spazi di aggregazione sociale e di confronto produttivo tra città e studenti (che in larga parte sono integrati nel tessuto urbano e contribuiscono alla sua ricchezza culturale).
La maggior parte degli studenti rispetta le regole e contribuisce a rendere la città piu bella. Per questo è necessario isolare i pochi (studenti?) che non sono in grado di rispettare gli spazi e i tempi di tutti, imponendo i propri. Il nostro compito deve essere quello di continuare a confrontarsi in maniera seria e concreta con le associazioni presenti sul territorio (ARCI, Leopolda, Acli, le associazioni studentesche, le associazioni culturali e regionali) riflettendo sulla necessità di politiche che prevedano il rilancio degli spazi di aggregazione già esistenti in città anche attraverso la promozione di un’offerta coordinata, variegata e qualificata.
Un tessuto socio-culturale con cui stringere un patto programmatico, che eviti, per esempio sovrapposizioni di iniziative, o ripetizioni degli stessi eventi con razionalizzazione evidente di costi e investimenti. Inoltre bisogna prevedere nuovi spazi e forme di aggregazione che siano compatibili col tessuto cittadino, col tessuto urbanistico della città, che tende proprio per conformazione urbanistica ad amplificare i suoni e non ad assorbirli. Spazi che possono essere condivisi da più associazioni, anche con nuove forme di aggregazione tra associazioni, spazi destinati a piccoli e grandi eventi, intesi anche come strumento di autofinanziamento per le stesse. Un percorso di cui si deve far carico l’Amministrazione Comunale come primo interlocutore della città, ma che deve prevedere la presenza e la partecipazione anche dell’università di Pisa, che abbia come obiettivo quello di definire un nuovo modello di cittadinanza attiva che consenta alle associazioni di diventare promotori di un’offerta culturale e di svago di primo livello e destinata a più soggetti, cittadini, studenti, turisti, che dovrebbero trovare in città l’occasione per divertirsi, senza esagerazioni o estremismi quotidiani.
Riteniamo, perciò, inopportuno e semplicistico parlare di “rottura di equilibri e gestione tecnica e politica maldestra” da parte dell’amministrazione comunale, oltre che di “ricerca di consenso tra cittadini ed ecclesiastici”.
E’ semplicistico perché i rapporti tra cittadini pisani e universitari sono più che centenari, e molti di quegli universitari “transitori” oggi sono cittadini pisani, parte attiva di questa città, nella stessa amministrazione comunale, nel tessuto sociale, lavorativo e culturale. Gli equilibri non si sono rotti, anzi nel tempo si sono rafforzati. Lo sottolinea molto bene Monsignor Armani con una posizione attenta ed equilibrata, chiedendoci di continuare a definire politiche che consentano l’integrazione, ma che allo stesso tempo salvaguardino le esigenze di una città piena di storia e cultura.
E’ inopportuna perché dall’inizio della legislatura le azioni dell’Amministrazione (anche grazie al lavoro nella CUT – Conferenza Università e Territorio, con gli altri enti che ne fanno parte) non sono volte a cercare consenso, ma mirano a sviluppare una piattaforma progettuale condivisa che offra nuovi spazi di aggregazione sociale e di confronto produttivo tra città e studenti (che in larga parte sono integrati nel tessuto urbano e contribuiscono alla sua ricchezza culturale).
La maggior parte degli studenti rispetta le regole e contribuisce a rendere la città piu bella. Per questo è necessario isolare i pochi (studenti?) che non sono in grado di rispettare gli spazi e i tempi di tutti, imponendo i propri. Il nostro compito deve essere quello di continuare a confrontarsi in maniera seria e concreta con le associazioni presenti sul territorio (ARCI, Leopolda, Acli, le associazioni studentesche, le associazioni culturali e regionali) riflettendo sulla necessità di politiche che prevedano il rilancio degli spazi di aggregazione già esistenti in città anche attraverso la promozione di un’offerta coordinata, variegata e qualificata.
Un tessuto socio-culturale con cui stringere un patto programmatico, che eviti, per esempio sovrapposizioni di iniziative, o ripetizioni degli stessi eventi con razionalizzazione evidente di costi e investimenti. Inoltre bisogna prevedere nuovi spazi e forme di aggregazione che siano compatibili col tessuto cittadino, col tessuto urbanistico della città, che tende proprio per conformazione urbanistica ad amplificare i suoni e non ad assorbirli. Spazi che possono essere condivisi da più associazioni, anche con nuove forme di aggregazione tra associazioni, spazi destinati a piccoli e grandi eventi, intesi anche come strumento di autofinanziamento per le stesse. Un percorso di cui si deve far carico l’Amministrazione Comunale come primo interlocutore della città, ma che deve prevedere la presenza e la partecipazione anche dell’università di Pisa, che abbia come obiettivo quello di definire un nuovo modello di cittadinanza attiva che consenta alle associazioni di diventare promotori di un’offerta culturale e di svago di primo livello e destinata a più soggetti, cittadini, studenti, turisti, che dovrebbero trovare in città l’occasione per divertirsi, senza esagerazioni o estremismi quotidiani.
1 commento:
Mi sembra veramente pessimo riproporre quasi autisticamente questo intervento, che e' di giorni fa, proprio dopo l'assemblea cittadina alla quale nessuno del partito, della giunta, della maggioranza o dei funzionari comunali, ne' tantomeno il sindaco, ha ritenuto di partecipare, e che si considera esattamente come se non fosse mai avvenuta... Dov'e' il dialogo coi cittadini, il rapporto col territorio e la partecipazione democratica???
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