venerdì 11 luglio 2008

POLITICA NAZIONALE – Una serie opposizione per diventare (si spera presto) maggioranza

La strategia politica si rivela, in questo inizio di legislatura, di fondamentale importanza per il PD. La maggioranza sembra attualmente molto compatta attorno ai dettami di Silvio Berlusconi come, del resto, era già avvenuto nel quinquennio 2001-2006. Il Cavaliere aveva allora dimostrato di saper tenere dritta la barra, a dispetto dei molti strappi soprattutto da parte dei democristiani, oggi fuori dal governo. Dopo il successo delle urne, sono stati affrontati i problemi riguardanti i rifiuti in Campania e la lotta alla criminalità, quindi il dibattito politico si è inclinato progressivamente verso le vituperate leggi delle “neo-guarentigie”, ossia la norma blocca-processi e il lodo Alfano. De facto, Pdl+Lega sembrano compatti nel voler arrivare all’approvazione dei provvedimenti, disponendo in Aula di una maggioranza sicura e, per converso, i Democratici si sono trovati di fronte alla necessità di approntare un’opposizione coerente ai principi riformisti delineati da Walter Veltroni. In particolare, il nervo scoperto è l’alleanza pre-elettorale stipulata nella primavera scorsa con Antonio Di Pietro, ora uno dei protagonisti del “No Cav Day” tenutosi martedì a Roma. Il Segretario del PD ha affrontato una rischiosa situazione: sull’onda della montante disapprovazione contro le cosiddette leggi salva-Premier, era possibile seguire la fronda più radicale, visceralmente anti-Berlusconiana, contestataria e “giustizialista”, oppure mantenere il “no” verso il centrodestra pur conservando uno stile ed un modus operandi istituzionale e costruttivo. Il momento era particolarmente delicato: l’ondata di sdegno che si era levata a sinistra contro il Cavaliere poteva trascinare anche il PD verso la protesta di Piazza Navona che, infine, è quasi implosa in un tutti-contro-tutti, portando il leader dell’IDV a dissociarsi dagli attacchi verso il Presidente della Repubblica e il Papa. Il PD, ricordiamo, è stato fondato con una missione: costruire una forza politica a vocazione maggioritaria e, al contempo, riformatrice, liberale, non estremista e alternativa alla destra; l’antipolitica da palcoscenico ha parlato con la “pancia”, sferrando bordate che erano attese: pur rifiutando gli insulti è importante per i Democratici comprendere e filtrare i motivi di questo profondo malessere, senza ricadere nelle barricate anti-Berlusconi che, infine, sembrano sempre fare il gioco del Presidente del Consiglio il cui consenso non accenna a diminuire. L’opposizione al Premier si può fare in maniera meno urlata, più pragmatica e propositiva: non servono insulti e grida, bensì un progetto alternativo serio, concreto, puntuale, incisivo, convincente. I frutti di questa “traversata del deserto” si faranno certo attendere e il PD, nel frattempo, deve capire perché gli italiani hanno deciso, nonostante tutte le controversie giudiziarie di Berlusconi, di dargli fiducia per la terza volta in quindici anni. Non è cercando di demolire o demonizzare la sua figura che i Democratici potrebbero sperare di vincere, ma solo proponendosi come forza coraggiosa nel definire chiaramente i propri “sì” e “no” di fronte agli altri competitors politici, arrivando a scompaginare una volta per tutte la profonda spaccatura fra Berlusconiani e non, togliendo così al Cavaliere il fertile terreno alimentato da quella parte politica che ha come unico scopo e collante la sua sconfitta. Contrastarlo, cercando di presentarsi come vera ed unica alternativa credibile è la (lunga) strada per arrivare a essere maggioranza nel paese

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