ORDINE DEL GIORNO 22.07.08
OGGETTO: progetto di eliminazione delle barriere architettoniche nel territorio comunale
Con questo ordine del giorno vorremmo riportare l’attenzione su un tema di fondamentale importanza: quello dell’accessibilità degli spazi pubblici e ad uso pubblico e, in generale, della città, in modo che gli spazi pubblici (aperti e chiusi) siano in grado di poter essere fruibili da parte di una utenza ampliata, che non è solo quella riferita a persone con disabilità motoria permanente ma interessa anche le persone anziane, quelle con ridotta capacità visiva, donne incinta o con il passeggino, persone con difficoltà motoria temporanea dovuta ad un incidente o ad una attività sportiva, fino ad arrivare alla sicurezza.
PREMESSO CHE
è emersa, a nostro avviso, la necessità di riorganizzare le politiche dell’ente pubblico su questo tema e di elaborare – con la condivisione delle associazioni che operano nel settore – un piano per l’abbattimento delle barriere esistenti, vorremmo avanzare una serie di richieste di impegno che presuppongono anche uno stimolo ad operare in maniera più decisa e coerente in rispetto delle disposizioni nazionali .
VISTO CHE
• le leggi vigenti prevedono l’obbligo per i Comuni di dotarsi del Piano per l’eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.). In particolare, la Legge Finanziaria n. 41/1986 prevede, all’art. 32 comma 21: "Per gli edifici pubblici già esistenti non ancora adeguati alle prescrizioni del DPR 27 aprile 1978, n. 384, dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche "; e la Legge Quadro n. 104/1992 stabilisce, all’articolo 24, che i piani di eliminazione delle barriere architettoniche sono modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili", facendo assumere al P.E.B.A. il valore di strumento guida per elevare le condizioni di fruibilità dell’intero organismo urbano
• la L.R. 23/2001 impone ai Comuni la predisposizione di mappe dell’Accessibilità Urbana e che, con l’integrazione degli strumenti urbanisti dalla recente L.R- 01/2005, si prefigurano per l’ Amministrazione Comunale una serie di obblighi non derogabili, in tema di accessibilità urbana e pianificazione dell’abbattimento delle barriere architettoniche.
• il piano degli investimenti, così come previsto dalla legge, prevede annualmente una cifra per l’abbattimento di barriere architettoniche;
VERIFICATO CHE
esistono numerosi punti in cui i percorsi urbani e gli edifici pubblici non sono facilmente agevoli per la presenza di barriere architettoniche
RITENUTO CHE
sia indispensabile garantire una mobilità pedonale sicura a tutti gli abitanti
IL CONSIGLIO COMUNALE SI IMPEGNA E IMPEGNA LA GIUNTA COMUNALE
a) A dotare il Comune di Pisa del Piano per l’eliminazione delle Barriere Architettoniche, che dovrebbe essere lo strumento per programmare gli interventi volti a rendere la città più accessibile; entro brevi termini temporali magari elaborando il P.E.B.A. attraverso il coinvolgimento delle associazioni di persone disabili;
b) A impegnare i fondi a disposizione per l’abbattimento delle barriere architettoniche esclusivamente per l’abbattimento di barriere architettoniche e non, più in generale, per la realizzazione di nuove opere pubbliche;
c) A promuovere iniziative rivolte concretamente ad azioni di progettazione in grado di mirare all’innalzamento della qualità della rete di servizi, tempi e occasioni fornite dalla città che, partendo dalle necessità di chi maggiormente richiede attenzioni, possa giungere a definire risposte, capaci di garantire una città solidale e quindi accessibile;
d) A promuovere incontri con le associazioni di categoria per verificare lo stato di accessibilità degli spazi a verde comunali e, predisporre il piano di interventi per rendere accessibili i giardini e tutti gli spazi urbani pubblici;
e) A promuovere il coinvolgimento delle associazioni di assistenza dei disabili sia nella fase di progettazione di nuove opere pubbliche, sia nella fase della realizzazione, in modo da evitare che le nuove realizzazioni – magari fatte proprio per eliminare barriere architettoniche esistenti – si rivelino, una volta ultimate, poco efficaci o addirittura inutili;
f) A promuovere l’attuazione di una campagna informativa e di sensibilizzazione per spazi e servizi pubblici "accessibili a tutti", anche alle persone con esigenze speciali e, in particolare, a quelle con ridotte capacità motorie, evidenziando tutti quegli elementi fisici ma anche culturali che limitano o impediscono in qualche modo la libera e completa fruizione degli spazi e degli ambienti.
g) Ad individuare, all’interno del Comune, per una maggiore organizzazione e programmazione, un referente tecnico che possa coordinare gli interventi e le iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche.
Tornando al “question time” della schermata è da rilevare che la barriera può essere sì architettonica ma anche culturale, comunicativa, conoscitiva….. anche un sito web può avere delle barriere, infatti potrebbe avere un supporto informatico che non è letto dagli screen reader per cui la persona cieca non ha la possibilità di visitare il sito, potrebbe avere caratteri piccoli e/o un font non chiaro per cui l’ipovedente ha difficoltà di lettura (ad esempio il Times new Roman, che è quello più usato è tra quelli che si leggono peggio perché non ha squadrature nette, è molto lezioso e crea difficoltà di contrasto). Oppure più semplicemente l’organizzazione del sito è molto complicata per cui non si riesce a raggiungere l’informazione che si sta cercando. Anche questa è una barriera ed infatti spesso si parla di USABILITA’ di un prodotto indicando la effettiva possibilità di attuarne il suo utilizzo.
Pensiamo alle “barriere” che possono trovarsi davanti le persone che soffrono di asma (per fortuna adesso non si può più fumare negli spazi pubblici), a chi ha forme allergiche, chi è celiaco ed ogni volta che va al ristorante trova grandi difficoltà perché sono pochi quelli che attrezzati ad una cucina senza glutine…. o alle barriere che possono trovare quotidianamente i bambini perché tutto è standardizzato per una singola categoria di utenza
La barriera architettonica è identificata con il gradino, le porte piccole, il bagno non accessibile ma è anche la difficoltà di orientamento all’interno di un edificio o di un complesso direzionale o produttivo, e l’impossibilità di trovare un ufficio o la stanza della persona con cui dobbiamo parlare. Questo progettazione “labirintica” ed omogenea in cui un ambiente è uguale a tutti gli altri senza nessun punto di riferimento è purtroppo abbastanza comune nell’edilizia contemporanea ed è di attualità il tema del WAY FINDING, cioè valutare un luogo o uno spazio non solo per le sue caratteristiche architettoniche ma anche nelle sue capacità “user friendly” (come direbbero gli informatici) cioè di poterlo fruire sapendo sempre dove si è e dove si sta andando ed eventualmente comprendere immediatamente quale è il percorso per salvarsi in caso di pericolo (senza dover leggere le complicate planimetrie delle vie di fuga). E non c’è bisogno di andare lontano. L’altro giorno ero al CNR di Pisa, una struttura che ha pochi anni di vita, e vi assicuro che non vi è possibilità di orientamento. I corridoi sono tutti uguali, le stanze sono tutte uguali, i colori, le scale, gli arredi…. tutto uguale e se non vi forniscono il numero della stanza che cercate, e ogni tanto chiedete qualche informazione, non riuscirete a trovarla.
Per rispondere a tutte le domande della slide bisogna partire comprendendo chi sono i soggetti a cui ci rivolgiamo e solo allora potremo capire se si è creata, anche senza volerlo, una barriera. La persona è al centro di ciò che si fa e di ciò che ci circonda, in tutte le sue età, ed in tutte le sue attività e differenze.
Ci sono alcune fasce di utenza che hanno esigenze speciali di cui bisogna tenere conto soprattutto in fase progettuale perché andare a fare un intervento su un prodotto già realizzato è molto più complesso, non sempre si risolve come si vorrebbe, si vede che è un intervento “tappabuchi” fatto per ottemperare a qualcosa che non si è fatto o pensato prima, e poi alla fine si è speso due volte.
Per fasce di utenza mi riferisco ad anziani, bambini, donne incinta, mamme con passeggino, obesi, disabili motori temporanei e permanenti, disabili sensoriali temporanei e permanenti.
Ma anche altre fasce
Impiegati e dipendenti, (pensate alle immagini tv dei tribunali, es. quello di Milano quando fanno vedere i faldoni che vengono trasportati con il carrellino perché a mano sarebbero troppo pesanti e ci vorrebbero delle giornate intere, ovviamente quando incontrano un gradino devono caricarseli), magazzinieri, trasportatori, corrieri operatori ecologici, operatori edili ma ci sono anche gli operatori che si dedicano alla salute e sicurezza dei cittadini e quando intervengono hanno bisogno che vi siano meno ostacoli possibili.
Mi riferisco al Pronto soccorso sanitario, Vigili del fuoco, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, Guardie private
Per cui le barriere “diciamo quelle tradizionali cosiddette architettoniche” devono essere eliminate non solo per permetterne l’accesso ma anche, e direi soprattutto, per non impedirne la fuga ed agevolare un eventuale intervento dei soccorsi.
CLIC - Io mi sono dato questa definizione che è molto ampia, e sicuramente generica, ma serve per far riflettere concettualmente il significato e le attenzioni che bisogna avere in fase progettuale:
Una barriera è tutto ciò che impedisce di dare a tutti l’opportunità di fruire di un bene.
Ho scelto questa foto perché simbolicamente ritrae un esempio di superamento delle barriere. Infatti si riferisce ad una uscita in barca a vela, organizzata con la Lega Navale di Livorno, il cui equipaggio era formato anche da persone con disabilità di tipo motorio e sensoriale (non vedenti)
venerdì 25 luglio 2008
ODG PER L'ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
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