Io o NOI. Questa domanda ce la poniamo tutti diverse volte ogni giorno. Walter Veltroni ha provato a sintetizzare questa domanda un bel racconto. Nella parte nascosta del post trovate le considerazioni del caro Maurizio, mentre qui vi lascio una mia piccola impressione:
“Mau davvero una bella cronaca... ieri non abbiamo avuto modo di condividere i passaggi piu importanti di Walter, ma credo che hai colto nella sua totalità le emozioni che è riuscito a trasmetterci. Se penso al marzo 2008 (tutto impegnati nella NOSTRA campagna elettorale) mi vengono i brividi. Un tempo cosi vicino se paragonato alle stagioni di NOI, ma già cosi lontano nella sua forte idealità politica. Credo che non sia affatto il tempo di mollare ma di continuare a contribuire cosi come nel libro fanno i 4 protagonisti ad una nuova stagione….una stagione da lasciare ai nostri figli…una stagione che non porti via le giornate ma che le riempia di idealità e di concretezza”à le emozioni che è riuscito a trasmetterci. Se penso al marzo 2008 (tutto impegnato nella NOSTRA campagna elettorale), mi vengono i brividi...un tempo cosi vicino se paragonato alle stagioni di NOI, ma gia cosi lontano nella sua forte idealità politica. Credo che non sia il tempo di mollare ma di continuare a contribuire cosi come nel libro fanno i 4 protagonisti ad una nuova stagione, una stagione da lasciare ai nostri figli, una stagione che non porti via le nostre giornate ma che le riempia di idealità ma anche di concretezza.
Di Maurizio Sereni
L'ultima volta che avevo ascoltato Walter Veltroni era il 2 marzo 2008 in Piazza Carrara. Eravamo in piena campagna elettorale per le politiche che a Pisa assumevano connotati particolari svolgendosi in contemporanea con le elezioni comunali.
Era l'alba del Partito Democratico e la speranza suscitata da quel progetto in un territorio caldo e mai scevro di partecipazione attiva alla politica come il nostro, aveva portato una quantità di persone mai vista ad affollare la Piazza e buona parte parte dei lungarni vicini.
Quello che colpiva era la presenza di uomini e donne con volti quasi sconosciuti rispetto a coloro che sempre si ritrovano nelle manifestazioni politiche pubblice; evidentemente il richiamo della figura dell'uomo Veltroni andava ben al di là della sua figura di segretario del PD.
Ieri, a distanza di mesi ed assieme ad almeno 300 persone, ho partecipato alla presentazione del suo nuovo romanzo, intitolato "NOI".
Non avendolo ancora letto e non avendo (volutamente) letto di commenti e recensioni (salvo brevi tracce per inquadrarne il contesto narrativo), ho ascoltato un uomo immerso, oggi più di ieri, nella storia del nostro tempo. E di ciò mi sono rallegrato.
Come mi sono emozionato, sul finale dell'iniziativa, quando Walter ha citato una delle sue maggiori fonti di ispirazione del libro, ovvero "NOVECENTO" di Bernardo Bertolucci, uno dei film che più amo, sin dalla 1a ITIS, quando una professoressa (un 'eroina ante litteram?) lo pose in visione e lo commentò nel dettaglio con degli adolescenti imbelli.
Ed il pensiero è corso agli attuali 13 anni di mio figlio e alle difficoltà di instaurare ogni tipo di rapporto, seppur minimo, che presupponga profondità.
NOI è il cognome della famiglia romana, i cui fatti scorrono lungo un'epoca, dalla caduta del fascismo agli anni di crescente benessere ed illusione e poi a quelli di piombo e a quelli di un futuro (2015) così terribilmente vicino.
Al centro della scena, nei quattro momenti storici, sempre la figura di un adolescente, un NOI che partendo dalle proprie esperienze riflette il contesto sociale in cui è immerso; per rendere più credibile e vissuta la narrazione vengono utilizzati frammenti d'epoca (film come La ragazza di Bube", libri, canzoni jazz).
Nel concetto di "NOI" è racchiuso l'origine di tutto il buono (poco o tanto che sia, dipende sempre dai punti di vista) che l'essere umano riesce ad esprimere e, di riflesso, la società in cui vive ed opera.
Il "NOI" è il presupposto indispensabile per contrastare il divenire delle peggiori derive dell'uomo, a partire dalle piccole, quotidiane indifferenze per arrivare alle più alte e terribili conseguenze: preciso e puntuale il riferimento alla sostanziale indifferenza del resto del mondo nel quale si è sviluppato l'OLOCAUSTO.
Nella lezione della storia del fascismo in Italia, si tende a dimenticare spesso che ad esso hanno aderito ampi strati sociali di modesta estrazione (uno dei personaggi è un maggiordomo ebreo); chiediamoci: lo hanno fatto sempre con convinzione e sin dal primo momento? A ben vedere, si è trattato di uno "slittamento progressivo" e ciò che fa paura adesso, è la notevole somiglianza con la deriva individualista ed atomizzata delle società moderne.
Come dice Veltroni: "E' successo e può risuccedere, quando in una società l'elemento predominante è la Paura, o meglio il Circuito Comunicativo della Paura".
Chi di noi, oggi, non è assalito da qualche forma di paura?
Paure annunciate (le minacce reiterate di AlQaeda)
Paure reali (lo scioglimento dei ghiacciai e i disastri ambientali)
Paure indotte (le malattie di ogni genere).
Nelle riflessioni di Veltroni, è sempre presente poi il rischio più grande, quello che la Storia comunica a chi lo vuole vedere: il rischio che una società sopraffatta dalla paura e dall'egoismo, che volutamente tende a dimenticare, a nascondere la Storia, a "svitare la propria memoria" (cita ad esempio, il protagonista di 2001:ODISSEA NELLO SPAZIO) decida che per il mantenimento di uno status, si debba realizzare uno scambio fra paura e libertà.
Insomma, una situazione verso la quale ci stiamo dirigendo (e nella quale si immerge il capitolo del 2015) nella quale TUTTO E' CONSENTITO, MA TUTTO E' CONTROLLATO.
A queste paure, a questa insicurezza indotta dalla situazione mondiale (11/09/01) corrisponde una reazione positiva della natura umana che si manifesta soprattutto in due forme: nell'istinto naturale di aggregazione, il NOI produttore delle migliori esperienze di protezione sociale e nell'emergere di grandi figure sul palcoscenico mondiale, che sono in grado di abbattere muri d'indifferenza e spostare in avanti decisamente le lancette della Storia.
Veltroni cita Obama, ma è su Papa Giovanni Paolo II che la sua riflessione si fa più densa: il Papa che dopo l'11/09/01 chiama FRATELLI i MUSULMANI, che favorisce il dialogo fra religioni ad Assisi e che si scaglia contro le Mafie nel memorabile intervento ad Agrigento del 1993, rappresenta l'esempio di una condotta rivoluzionaria e positiva sull'asse, delicatissimo, fra IDENTITA' e APERTURA.
Infine, detto che leggerò il libro con molta emozione viste le premesse, chiudo con una citazione fatta da Walter, che per me rappresenta un monito ed una consapevolezza di fragilità umana infinita.
Prima sono venuti a prendere gli zingari,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo zingari;
poi sono venuti a prendere gli ebrei,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo ebrei;
poi sono venuti a prendere i comunisti,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo comunisti;
poi sono venuti a prendere gli omosessuali,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo omosessuali;
infine sono venuti a prendere noi,
e non c’era più nessuno capace di protestare.
Martin Niemöller
(sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau)
“Mau davvero una bella cronaca... ieri non abbiamo avuto modo di condividere i passaggi piu importanti di Walter, ma credo che hai colto nella sua totalità le emozioni che è riuscito a trasmetterci. Se penso al marzo 2008 (tutto impegnati nella NOSTRA campagna elettorale) mi vengono i brividi. Un tempo cosi vicino se paragonato alle stagioni di NOI, ma già cosi lontano nella sua forte idealità politica. Credo che non sia affatto il tempo di mollare ma di continuare a contribuire cosi come nel libro fanno i 4 protagonisti ad una nuova stagione….una stagione da lasciare ai nostri figli…una stagione che non porti via le giornate ma che le riempia di idealità e di concretezza”à le emozioni che è riuscito a trasmetterci. Se penso al marzo 2008 (tutto impegnato nella NOSTRA campagna elettorale), mi vengono i brividi...un tempo cosi vicino se paragonato alle stagioni di NOI, ma gia cosi lontano nella sua forte idealità politica. Credo che non sia il tempo di mollare ma di continuare a contribuire cosi come nel libro fanno i 4 protagonisti ad una nuova stagione, una stagione da lasciare ai nostri figli, una stagione che non porti via le nostre giornate ma che le riempia di idealità ma anche di concretezza.
Di Maurizio Sereni
L'ultima volta che avevo ascoltato Walter Veltroni era il 2 marzo 2008 in Piazza Carrara. Eravamo in piena campagna elettorale per le politiche che a Pisa assumevano connotati particolari svolgendosi in contemporanea con le elezioni comunali.
Era l'alba del Partito Democratico e la speranza suscitata da quel progetto in un territorio caldo e mai scevro di partecipazione attiva alla politica come il nostro, aveva portato una quantità di persone mai vista ad affollare la Piazza e buona parte parte dei lungarni vicini.
Quello che colpiva era la presenza di uomini e donne con volti quasi sconosciuti rispetto a coloro che sempre si ritrovano nelle manifestazioni politiche pubblice; evidentemente il richiamo della figura dell'uomo Veltroni andava ben al di là della sua figura di segretario del PD.
Ieri, a distanza di mesi ed assieme ad almeno 300 persone, ho partecipato alla presentazione del suo nuovo romanzo, intitolato "NOI".
Non avendolo ancora letto e non avendo (volutamente) letto di commenti e recensioni (salvo brevi tracce per inquadrarne il contesto narrativo), ho ascoltato un uomo immerso, oggi più di ieri, nella storia del nostro tempo. E di ciò mi sono rallegrato.
Come mi sono emozionato, sul finale dell'iniziativa, quando Walter ha citato una delle sue maggiori fonti di ispirazione del libro, ovvero "NOVECENTO" di Bernardo Bertolucci, uno dei film che più amo, sin dalla 1a ITIS, quando una professoressa (un 'eroina ante litteram?) lo pose in visione e lo commentò nel dettaglio con degli adolescenti imbelli.
Ed il pensiero è corso agli attuali 13 anni di mio figlio e alle difficoltà di instaurare ogni tipo di rapporto, seppur minimo, che presupponga profondità.
NOI è il cognome della famiglia romana, i cui fatti scorrono lungo un'epoca, dalla caduta del fascismo agli anni di crescente benessere ed illusione e poi a quelli di piombo e a quelli di un futuro (2015) così terribilmente vicino.
Al centro della scena, nei quattro momenti storici, sempre la figura di un adolescente, un NOI che partendo dalle proprie esperienze riflette il contesto sociale in cui è immerso; per rendere più credibile e vissuta la narrazione vengono utilizzati frammenti d'epoca (film come La ragazza di Bube", libri, canzoni jazz).
Nel concetto di "NOI" è racchiuso l'origine di tutto il buono (poco o tanto che sia, dipende sempre dai punti di vista) che l'essere umano riesce ad esprimere e, di riflesso, la società in cui vive ed opera.
Il "NOI" è il presupposto indispensabile per contrastare il divenire delle peggiori derive dell'uomo, a partire dalle piccole, quotidiane indifferenze per arrivare alle più alte e terribili conseguenze: preciso e puntuale il riferimento alla sostanziale indifferenza del resto del mondo nel quale si è sviluppato l'OLOCAUSTO.
Nella lezione della storia del fascismo in Italia, si tende a dimenticare spesso che ad esso hanno aderito ampi strati sociali di modesta estrazione (uno dei personaggi è un maggiordomo ebreo); chiediamoci: lo hanno fatto sempre con convinzione e sin dal primo momento? A ben vedere, si è trattato di uno "slittamento progressivo" e ciò che fa paura adesso, è la notevole somiglianza con la deriva individualista ed atomizzata delle società moderne.
Come dice Veltroni: "E' successo e può risuccedere, quando in una società l'elemento predominante è la Paura, o meglio il Circuito Comunicativo della Paura".
Chi di noi, oggi, non è assalito da qualche forma di paura?
Paure annunciate (le minacce reiterate di AlQaeda)
Paure reali (lo scioglimento dei ghiacciai e i disastri ambientali)
Paure indotte (le malattie di ogni genere).
Nelle riflessioni di Veltroni, è sempre presente poi il rischio più grande, quello che la Storia comunica a chi lo vuole vedere: il rischio che una società sopraffatta dalla paura e dall'egoismo, che volutamente tende a dimenticare, a nascondere la Storia, a "svitare la propria memoria" (cita ad esempio, il protagonista di 2001:ODISSEA NELLO SPAZIO) decida che per il mantenimento di uno status, si debba realizzare uno scambio fra paura e libertà.
Insomma, una situazione verso la quale ci stiamo dirigendo (e nella quale si immerge il capitolo del 2015) nella quale TUTTO E' CONSENTITO, MA TUTTO E' CONTROLLATO.
A queste paure, a questa insicurezza indotta dalla situazione mondiale (11/09/01) corrisponde una reazione positiva della natura umana che si manifesta soprattutto in due forme: nell'istinto naturale di aggregazione, il NOI produttore delle migliori esperienze di protezione sociale e nell'emergere di grandi figure sul palcoscenico mondiale, che sono in grado di abbattere muri d'indifferenza e spostare in avanti decisamente le lancette della Storia.
Veltroni cita Obama, ma è su Papa Giovanni Paolo II che la sua riflessione si fa più densa: il Papa che dopo l'11/09/01 chiama FRATELLI i MUSULMANI, che favorisce il dialogo fra religioni ad Assisi e che si scaglia contro le Mafie nel memorabile intervento ad Agrigento del 1993, rappresenta l'esempio di una condotta rivoluzionaria e positiva sull'asse, delicatissimo, fra IDENTITA' e APERTURA.
Infine, detto che leggerò il libro con molta emozione viste le premesse, chiudo con una citazione fatta da Walter, che per me rappresenta un monito ed una consapevolezza di fragilità umana infinita.
Prima sono venuti a prendere gli zingari,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo zingari;
poi sono venuti a prendere gli ebrei,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo ebrei;
poi sono venuti a prendere i comunisti,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo comunisti;
poi sono venuti a prendere gli omosessuali,
e noi non abbiamo protestato perché non eravamo omosessuali;
infine sono venuti a prendere noi,
e non c’era più nessuno capace di protestare.
Martin Niemöller
(sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau)
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