Da tanto non scrivevo... ma prometto che tornerò a farlo a brevissimo (non so se vi interessa!). Intanto vi giro questa nota ricevuta oggi su Facebook dal Vicepresidente della Regione toscana Federico Gelli che condivido completamente
A presto
Antonio
Non mi è ancora chiaro quali saranno gli effetti del cosiddetto “piano anticosche” che in questi giorni il presidente Berlusconi ha presentato con molta enfasi in occasione del consiglio dei ministri a Reggio Calabria. Non so se tutto questo appartiene alla consueta politica degli annunci o se davvero avremo a disposizione nuovi strumenti per combattere le mafie. Mi riservo anche di pronunciarmi sull’Agenzia per la gestione dei beni confiscati, in attesa di capire meglio come funzionerà, quali competenze avrà al suo interno, cosa succederà ai beni per i quali ci sono importanti progetti di riutilizzo da parte delle comunità locali.
Però una cosa va detta subito e chiaramente: da parte del governo nazionale si è persa un’altra buona occasione per dimostrare che si è esattamente capito il senso della battaglia contro la criminalità organizzata nel nostro paese.
Era una buona idea, quella di tenere il consiglio di ministri a Reggio Calabria. Ma perché allora puntare il dito contro gli immigrati, in un ennesimo sussulto leghista? “Una riduzione degli extracomunitari significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere della criminalità” ha dichiarato con forza il nostro presidente del consiglio. E così ancora una volta si è puntato il dito sull’immigrato, capro espiatorio di ogni problema di sicurezza. A dire poco paradossale: il “clandestino” additato non solo per la delinquenza di strada, ma anche per la criminalità organizzata che da secoli controlla intere regioni del nostro Meridione. Intendiamoci, nel nostro paese esistono anche mafie straniere. Come Regione Toscana ne siamo così consapevoli che abbiamo anche commissionato un’indagine specifica, che nei prossimi giorni saremo in grado di presentare. Ma caricare sulle spalle degli immigrati anche le nostre mafie mi sembra gravissimo. Ancora una volta si cerca la risposta facile, elementare, viscerale. Sarebbe più giusto dire che la nostra criminalità organizzata vive e prospera anche grazie a tanti colletti bianchi, a insospettabili professionisti, a collusioni e disattenzioni, a coperture della politica, e perché no, anche grazie ai condoni e alle assenze di regole chiare e di controlli rigorosi.
Davvero, proprio una buona occasione persa.
Federico
A presto
Antonio
Non mi è ancora chiaro quali saranno gli effetti del cosiddetto “piano anticosche” che in questi giorni il presidente Berlusconi ha presentato con molta enfasi in occasione del consiglio dei ministri a Reggio Calabria. Non so se tutto questo appartiene alla consueta politica degli annunci o se davvero avremo a disposizione nuovi strumenti per combattere le mafie. Mi riservo anche di pronunciarmi sull’Agenzia per la gestione dei beni confiscati, in attesa di capire meglio come funzionerà, quali competenze avrà al suo interno, cosa succederà ai beni per i quali ci sono importanti progetti di riutilizzo da parte delle comunità locali.
Però una cosa va detta subito e chiaramente: da parte del governo nazionale si è persa un’altra buona occasione per dimostrare che si è esattamente capito il senso della battaglia contro la criminalità organizzata nel nostro paese.
Era una buona idea, quella di tenere il consiglio di ministri a Reggio Calabria. Ma perché allora puntare il dito contro gli immigrati, in un ennesimo sussulto leghista? “Una riduzione degli extracomunitari significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere della criminalità” ha dichiarato con forza il nostro presidente del consiglio. E così ancora una volta si è puntato il dito sull’immigrato, capro espiatorio di ogni problema di sicurezza. A dire poco paradossale: il “clandestino” additato non solo per la delinquenza di strada, ma anche per la criminalità organizzata che da secoli controlla intere regioni del nostro Meridione. Intendiamoci, nel nostro paese esistono anche mafie straniere. Come Regione Toscana ne siamo così consapevoli che abbiamo anche commissionato un’indagine specifica, che nei prossimi giorni saremo in grado di presentare. Ma caricare sulle spalle degli immigrati anche le nostre mafie mi sembra gravissimo. Ancora una volta si cerca la risposta facile, elementare, viscerale. Sarebbe più giusto dire che la nostra criminalità organizzata vive e prospera anche grazie a tanti colletti bianchi, a insospettabili professionisti, a collusioni e disattenzioni, a coperture della politica, e perché no, anche grazie ai condoni e alle assenze di regole chiare e di controlli rigorosi.
Davvero, proprio una buona occasione persa.
Federico
Nessun commento:
Posta un commento