venerdì 19 giugno 2009

Perché rifiutare l’astensione, perché votare Sì

di Stefano Ceccanti

1. La prima scelta è quella tra voto e non voto. Le grandi culture politiche che hanno dato vita alla Costituente ci hanno trasmesso l’importanza del voto libero e segreto come dovere prima che come diritto. Siamo sicuri che sia un progresso sbarazzarcene? Prima che per i singoli cittadini il problema si pone per coloro che hanno un ruolo di orientamento educativo, a partire da vescovi, costituzionalisti e parlamentari. Legittimare autorevolmente l’astensione è sempre sbagliato, anche per i referendum abrogativi per i quali è previsto un quorum molto elevato, pensato in una società in cui votava più del 90% degli elettori. I referendum, come ricordava Moro alla Costituente, sono un importante strumento contro le possibili prevaricazioni di una maggioranza parlamentare ai danni dell’elettorato. Se accettiamo il trucco per cui chi è contrario al risultato anziché fare una battaglia limpida per il No, gioca ad annettersi l’astensionismo cronico, quello che va ormai oltre il 30%, perché è più facile vincere spingendo solo un altro 20% al non voto, svuotiamo uno dei pochi contrappesi che esistono. Né è accettabile criticare tale atteggiamento a giorni alterni: aderendo per i referendum che si vogliono osteggiare e criticandolo per i referendum che si vogliono sostenere. Su questa Agenzia molte voci si levarono a criticare la scelta del cardinale Ruini sulla procreazione assistita. Spero che, per coerenza, quelle stesse persone mantengano la critica al machiavellismo dell’astensionismo e, se contrarie, si schierino francamente per il No. Per di più, in questi ultimi giorni, dopo un incontro privato, Bossi e Berlusconi hanno concordato uno scambio tra astensione al referendum e sostegno al ballottaggio: merita di andare a votare anche contro questo ennesimo episodio di uso privatistico delle istituzioni, elle regole comuni, da parte dell'attuale maggioranza.

2. La seconda scelta è quella tra Sì e No. Essa deve prendere le mosse dall’attuale legge elettorale, la cosiddetta “porcata” (il Ministro Calderoli, uno dei principali sponsor dell’astensionismo). L’obiettivo politico dei quesiti è quello di rimettere in discussione quella bruttissima legge. I quesiti non sono dei fini in sé, sono gli strumenti per raggiungere quegli obiettivi e si devono muovere secondo gli orientamenti della Corte costituzionale, limitandosi a sottrarre norme che lascino comunque operativa la legge. Coi quesiti si poteva proporre di togliere le candidature plurime, che fanno scegliere gli eletti anche dopo il voto, ma non si poteva reintrodurre il collegio uninominale. Non a caso in Parlamento abbiamo presentato varie iniziative per raggiungere quell’obiettivo, a cominciare dall’idea semplice di una legge di un solo articolo per ripristinare la legge Mattarella. E’ poi infondata l'accusa secondo cui con la vittoria del Sì verrebbe data la maggioranza assoluta dei seggi al partito che ha ottenuto una maggioranza solo relativa di voti, perché questo è già possibile con la legge in vigore. Anche al fine di mantenere la scelta diretta dei governanti da parte dei cittadini arbitri sarebbe certo preferibile il collegio uninominale anziché il premio di maggioranza, ma ciò è possibile solo dopo un successo del Sì. Dal punto di vista politico, al di là dei tecnicismi, il successo dell’astensione o del No portano sicuramente al mantenimento della legge Calderoli; dopo un risultato del genere nessuno riuscirebbe a sollevare di nuovo la questione di una sua riforma. Chi si astiene o vota No non venga quindi poi a lamentarsi ancor della legge vigente. Al contrario, proprio perché una forza importante della maggioranza, la Lega Nord , in caso di successo sarebbe radicalmente contraria alla legge che risulterebbe dai quesiti, proprio questo fatto costituirebbe una polizza di assicurazione per una successiva riforma parlamentare.

3. Per il resto rinvio per completezza al bel documento “Democratici per tre sì” proposto da Augusto Barbera, Sergio Fabbrini, Carlo Fusaro, Marco Ivaldo, Claudia Mancina, Andrea Morrone e Michele Salvati, a cui si può aderire sul blog http://democraticitresi.ilcannocchiale.it/

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