Oltre ottocentomila persone, gli iscritti al Partito Democratico, il più grande partito progressista europeo, stanno partecipando nei congressi dei circoli alla scelta del segretario nazionale e della linea politica per i prossimi anni. Una grande festa democratica, un grande segno di fiducia. Il PD ne esce fortemente rinsaldato perché è evidente la grande consonanza di valori e di strategie all’interno di un partito che è riuscito in brevissimo tempo ad amalgamare le culture politiche riformiste del Novecento italiano pur non rinnegandone radici e memorie. Altro che le scissioni previste (auspicate?) dagli avversari!
Tre candidati di alto valore si contendono la segreteria nazionale: Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, Ignazio Marino. Ciascuno di loro può e vuole vincere, nessuno vuole sconfiggere gli altri due. Il giorno dopo le primarie del 25 ottobre, che affideranno agli elettori del PD la scelta definitiva del segretario, tutti e tre saranno al lavoro, con la guida di uno di loro, per riportare il PD al governo. Un metodo democratico limpido e vero. A differenza di altre stagioni politiche, stavolta nessuno è davvero in grado di dire chi vincerà. La parola è agli iscritti prima e agli elettori poi.
Franceschini e Bersani sono abilissimi uomini politici di lunga militanza e di grande esperienza, Marino ha una storia politica più breve ma un meritato prestigio personale. Stupisce che l’amico Paolo Fontanelli valuti come un’opportuna discontinuità politica l’eventuale vittoria di Bersani, come se lo schieramento che lo sostiene non fosse formato in gran parte – a livello nazionale, toscano e pisano – da dirigenti di lunghissima data.
Leggano piuttosto gli elettori e i simpatizzanti del PD le mozioni presentate dai candidati. Si sentano liberi di valutare, secondo coscienza e senza pregiudizi di schieramenti, quale linea politica e quale persona preferiscono. Puntando al futuro, non al passato, o, come scrive Franceschini, “guardando non da dove viene ma dove vuole andare”.
Franceschini è l’attuale segretario nazionale e, in soli sei mesi, ha realizzato una grande svolta nell’azione del PD. Come ha scritto Piero Fassino, coordinatore nazionale della mozione, “ha dimostrato di essere un dirigente capace di scegliere, decidere e agire”. Basti pensare alla determinazione con cui ha valorizzato nella segreteria nazionale i dirigenti radicati con successo nei territori. Con cui, da cattolico, ha tenuto diritta la barra della laicità. Con cui ha affrontato la difficile campagna elettorale europea in un momento di gravissima crisi economica, sociale e persino morale, sottovalutata o addirittura indotta dall’attuale governo.
Fiducia, regole, uguaglianza, merito, qualità sono le cinque parole chiave della proposta di Franceschini. La scuola, la formazione, la ricerca, la cultura sono l’investimento primario. Il riconoscimento del merito personale è lo strumento per attivare la mobilità sociale e il ruolo delle donne. Disegnano un’Italia diversa e soprattutto fiduciosa nel futuro, mai più impaurita. Danno risposte nette sia ai duri problemi del presente che agli scenari del mondo in cui vivranno i nostri figli. La grande casa di tutti i riformisti italiani è pronta, chi ne ha voglia venga nel PD per costruire una nuova alleanza per governare durevolmente il Paese, non solo per vincere le prossime elezioni. Un’alleanza con tutti i cittadini per i quali un futuro diverso vale la pena viverlo.
Luciano Modica – Coordinatore provinciale della Mozione Franceschini
lunedì 14 settembre 2009
Franceschini la scelta giusta per guidare il PD
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