Con qualche giorno di ritardo, provo a riassumere di seguito il mio intervento sull'Analisi del Voto a seguito delle Elezioni Regionali, tenuto in Assemblea Comunale venerdi scorso (nel resto del post il mio intervento ufficiale).
Tanti interventi, un clima di positività anche se il risultato elettorale non è stato entusiasmante. un partito che sente l'esigenza di un cambio di passo. Un partito che deve ascoltare di piu la propria gente (anche quela che non ha votato in questa tornata). Un partito che ha bisogno di ricambio della classe dirigente, non intesa come ventata di giovanilismo, ma come nuova organizzazione del radicamento territoriale, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone.
La politica di domani, non nascerà se non sarà frutto di uno sforzo generazionale collettivo. Occorre che ci ritroviamo e che ci parliamo, pubblicamente e schiettamente, per capire come aiutare il Partito democratico a uscire da un’impasse.
Dobbiamo riuscire a superare i tracciati di maggioranze e minoranze, e balzare oltre i recinti del partito per andare verso le persone. Quelle persone che alla fine sono singole storie, bisogni, paure, emozioni: continueremo a rimanere un partito in difesa se non troveremo una parola per tutti, che ognuno possa fare propria.
Parecchio tempo fa ho detto che bisogna trovare il coraggio che manca. L’invito vale ancora oggi. Perciò mettiamo da parte suscettibilità, protagonismi e vanità, e diamoci da fare.
Intervento in Assemblea Comunale
L’esito delle elezioni dimostra che il sistema culturale del berlusconismo è tutt’altro che un fenomeno superficiale e temporaneo; la società italiana si sente ancora fortemente legata a quella proposta politica, che evidentemente continua a convincere molta parte della cittadinanza.
E’ anche vero, e credo sia difficilmente contestabile, che nel Paese è cresciuta un’area grandissima, forse maggioritaria, di persone che non appoggiano il governo, che non ne condividono l’ispirazione e le scelte. Ma solo una quota minoritaria di queste persone affida la sua fiducia ai partiti di opposizione. Il PD, da partito a vocazione maggioritaria, piega verso un ruolo di leadership in alleanze che evidentemente non convincono, non affascinano, non danno l’impressione di essere adeguate a dare una svolta effettiva al governo, delle regioni e del Paese.
Credo che se noi avessimo vinto per un soffio in Piemonte e in Lazio, invece di aver perso, adesso staremmo facendo un'analisi diversa. Ritengo che oggi non sia il momento degli sfoghi e delle divisioni che ci allontanerebbero ulteriormente dai cittadini. Dobbiamo invece porre attenzione sul fatto che il Partito Democratico deve ritrarre spunto dalle sue origini, da quello che era il progetto fondativo del Lingotto. Ripartire da lì e costruire un radicamento forte sul territorio, usando un linguaggio nuovo, parole nuove e prestando un'attenzione concreta ai problemi quotidiani delle persone".
Dalla base del partito, da chi incontro per strada, dalle mail che ricevo, sembra salire un’unica grande preoccupazione: così non si può andare avanti, bisogna cambiare marcia.
Dopo il risultato elettorale di questa tornata la sensazione di pessimismo è più diffusa di allora, ed è venata di una rabbia triste. Sono sentimenti esacerbati dalle interpretazioni che hanno provato a minimizzare un risultato deludente.
Sarebbe un errore non fare autocritica oggi e non ammettere che il centro-sinistra esce piu debole dalle elezioni regionali. Nel PD hanno prevalso le alchimie strategiche e infatti gli elettori non hanno capito e in molti casi hanno preferito un voto di protesta
Non si può pensare di trovare la soluzione ai problemi reali dei cittadini nel tatticismo delle alleanze. Le persone chiedono e meritano una visione più ampia e lungimirante della politica, fatta di programmi e idee concrete: dal no al nucleare a una politica che salvaguardi chi continua a perdere il posto di lavoro a una sanità trasparente e senza sprechi e poi diciamo una volta per tutte basta ad indagati nelle liste
Non possiamo dimenticare che tutto ciò avviene a pochissimi mesi da quel 25 ottobre in cui 3 milioni di persone hanno dato caparbiamente fiducia al PD e sono andate ai gazebo a votare alle primarie. Ci dicevamo: non possiamo più deluderli, e invece li abbiamo delusi ancora.
La nostra gente ci sta mandando, infatti, richieste chiare e pressanti di cambiamento e rinnovamento, e continuare a far finta di niente sarebbe suicida. Lasciamo perdere la slavina della Lega al nord, dimentichiamo la speranza breve del Lazio, siamo assuefatti a farci succhiare voti da Di Pietro. Ma quando in Emilia Romagna la lista di Grillo raccoglie un consenso di quella entità, ci deve essere chi si chiede perché accade una cosa simile. O forse si pensa che sia un fenomeno della natura, inevitabile come la pioggia?
Occorre fare presto. Dobbiamo riprendere a parlare con la gente che ci contesta, con quelli che hanno preferito restare a casa, con quelli che votano Lega. Anzi, prima di parlargli, dobbiamo cominciare ad ascoltare, perché ho l’impressione che molti abbiano un’idea dell’elettorato, dei cittadini, che non corrisponde proprio alle persone che camminano nelle strade, lavorano tutto il giorno e tornano a casa la sera, o non hanno proprio lavoro.
Certamente la toscana e pisa, vivono meno di altri questa situazione, sono territori liberi, di buona amministrazione, dove i processi di desertificazione culturale sono stati validamente avversati e controbilanciati da governi locali capaci di attivare consenso e partecipazione. Ma è anche vero che si colgono tanti elementi di stanchezza; si coglie anche qui la disaffezione, soprattutto là dove la “cultura dell’appartenenza” è meno radicata; dove, prevalgono modelli di convivenza civile diversi e forse più moderni rispetto a quelli tradizionali delle periferie. I miei non sono giudizi di valore, c’è solo la allarmata constatazione che i modelli cittadini normalmente sono predittivi, anticipano quelli delle periferie. Dunque, o cambia qualcosa, o difficilmente potremo sperare che il modello Putignano o Riglione abbia successo se applicata al centro storico. Sicuramente, come si dice anche per la Lega, la presenza sul territorio è importante; non ci vuole un genio particolare per riconoscere che essere politicamente presenti è meglio che non esserci; ma non può bastare. Penso per esempio ai risultati delleSezioni che confluiscono nell Circoscrizione 5. Li negli ultimi anni c'è stato un calo di quasi il 2% rispetto alle regionali e del 10% rispetto alle Politiche 2008. anche se confluiscono due circoli molto attivi sul territorio. Da questo deduco non può bastare solo la presenza fisica ma ci vuole anche la capacità di saper fare proposte politiche, di conoscere il tessuto dei cittadin iche vivono i singoli territori. Per questo ritengo necessario un momento di confronto e dialogo anche con le altre forze di maggioranza per analizzare questi fattori e par dare insieme nuovo slancio al lavoro dell'Amministrazione e dei nuovi consigli territoriali di Partecipazione che, utilizzo una metafora fatta ieri da un amico, dovranno essere delle Antenne e NON dei PARAFULMINI.
UN BREVE INCISO SULLE CIRCOSCRIZIONI E SULLE ALLEANZE ED ALLARGAMENTO MAGGIORANZA
E' il momento che anche noi si sfidi la nostra gente. La si ponga di fronte all' ambiziosità del progetto, che è quello di affrontare la modernità tenendo conto della nostra storia e della nostra tradizione, di governare le contraddizioni cercando di trasformare ogni novità in una occasione per migliorare la vita di tutti. Il punto politico,per Pisa, sarà questo: conquistare la grande opinione pubblica a questo progetto, e dunque superare le zone grigie, estendere la base sociale del dibattito e della partecipazione . Evitare che l'opinione pubblica si riconosca nella proposta politica di Di Pietro e della Lega.
E lo stesso a livello Regionale. Il Risultato di Enrico Rossi è davvero importante. Il consenso ampio che abbiamo registrato non è solo il segno di un confermato apprezzamento per una capacità di buona amministrazione mai venuta meno, ma anche l’espressione della fiducia nella proposta strategica che abbiamo saputo elaborare. Un risultato frutto dlla capacità dei nostri amministratori di non sfidarsi ad ogni costo, di saper fare un passo indietro, di fare sintesi scegliendo una persona che ha dimostrato di essere un ottimo amministratore, che ha avuto il coraggio di innovare la sanità anche scontrandosi con corporativismi esasperati.. Proprio per questo io credo che questa regione possa essere d'esempio...un modello da seguire nella gestione amministrativa. Enrico può continuare a dare segnali di cambiamento anche nella definizione dell'esecutivo regionale. Che dovrà essere basato su parole quali merito, competenze, capacità amministrative e non dalla solita logica del bilancino, delle componenti, dei terriotori. Dovrà partire dalla valorizzazione delle risorse migliori che il PD ha a disposizione e tra queste non si può non tenere in considerazione l'ottimo lavoro che in questi anni ha svolto Federico Gelli come Vicepresidente della Regione Toscana. Il PD Pisano su questo deve essere ancora piu chiaro e piu forte nel suo sostegno...non alla persona, ma ha un metodo nuovo di selezione degli amministratori che incarnino davvero la sfida del PD
Con Enrico il PD saprà sicuramente innovare (anche se in ConsigliO Regionale ci sono pochissimi giovani e poche donne), ma il rinnovamento non si fa solo con l'imposizione dei dati anagrafici. Si fa con i progetti, con le idee, con le parole. Io aggiungerei si fa con i FATTI, con la capacità di dare CONCRETEZZA alle IDEE
La politica di domani, non nascerà se non sarà frutto di uno sforzo generazionale collettivo. Occorre che ci ritroviamo e che ci parliamo, pubblicamente e schiettamente, per capire come aiutare il Partito democratico a uscire da un’impasse.
Dobbiamo riuscire a superare i tracciati di maggioranze e minoranze, e balzare oltre i recinti del partito per andare verso le persone. Quelle persone che alla fine sono singole storie, bisogni, paure, emozioni: continueremo a rimanere un partito in difesa se non troveremo una parola per tutti, che ognuno possa fare propria.
Parecchio tempo fa ho detto che bisogna trovare il coraggio che manca. L’invito vale ancora oggi. Perciò mettiamo da parte suscettibilità, protagonismi e vanità, e diamoci da fare.
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