sabato 20 settembre 2008

Mozione Scuola

Pisa, 9 settembre 2008

Oggetto: effetti sulla scuola pubblica inseguito al decreto del Ministro Gelmini

IL CONSIGLIO COMUNALE DI PISA

ESPRIME
assoluta contrarietà al decreto approvato dal Consiglio dei Ministri a fine agosto, col quale si prevede il ritorno al maestro unico e l’abolizione del modulo dei tre insegnanti su due classi nella scuola primaria a partire dall’anno scolastico 2009-2010.

RILEVA
a)- che l’organizzazione della scuola elementare che si intende smantellare ha favorito, in maniera consolidata nel tempo, il passaggio graduale dall’educazione complessiva della persona allo sviluppo delle prime conoscenze e competenze disciplinari, fino al punto di fare del settore primario l’unico comparto del sistema scolastico italiano che ottiene rilevanti risultati positivi nelle valutazioni internazionali delle competenze degli alunni;

b)-che il modulo dei tre insegnanti su due classi ha consentito alla scuola italiana di risolvere in modo avanzato il problema dell’inserimento nella scuola dei diversamente abili;
c)-che esso si presenta come condizione indispensabile per favorire l’integrazione culturale degli alunni stranieri, rispondendo a esigenze strategiche fondamentali per l’organizzazione civile del paese, di cui è prevedibile la crescita nel prossimo futuro;
d)-che il tempo pieno come modo d’organizzazione della scuola elementare presuppone necessariamente organici in grado di garantire le compresenze, adeguate risorse agli Enti Locali per i servizi di supporto (refezione, scuola bus ecc) e un sistema di indirizzo e di controllo che siano e rimangano fattibili
e)-che la soppressione del modulo dei tre insegnanti su due classi rischia, per tutte queste ragioni, di riaprire fin dalla fase della scuola primaria processi di selezione fondati essenzialmente sull’origine socio-culturale degli alunni, in palese contraddizione con la funzione della scuola come fattore di eguaglianza delle opportunità, di promozione della mobilità sociale, di rimozione degli ostacoli al pieno esplicarsi della libertà e dell’eguaglianza dei cittadini, che sta scritta nei principi della Costituzione;

RITIENE

a)-che, mentre tutti affermano che sulla qualità della formazione, dall’infanzia fino alle specializzazioni postuniversitarie, si gioca e si giocherà sempre di più il futuro di un paese come l’Italia, ancora una volta, nel DPEF approvato a tempo di record e col ricorso al voto di fiducia nel mese di luglio e poi col decreto di fine agosto la scuola pubblica sia stata trattata non come una risorsa su cui investire per costruire uno sviluppo di qualità e garantire le opportunità di tutte e di tutti, ma come una spesa improduttiva da tagliare;
b)- che necessità urgenti, come quella di una valutazione dei risultati del sistema scolastico nel suo insieme e delle singole scuole autonome, dello sviluppo di una carriera dei docenti che valorizzi la qualità, l’impegno e il merito, di una razionalizzazione degli indirizzi e degli orari coerente con la finalità di accrescere la qualità culturale e la funzione formativa della scuola pubblica, non possano trovare soluzione in uno scambio inaccettabile tra numero degli insegnanti occupati e trattamento economico dei docenti.

CHIEDE

-che il Parlamento non converta il decreto, e che si affermi il principio della salvaguardia del modulo dei tre insegnanti su due classi nella scuola elementare, della scuola elementare a tempo pieno, del tempo prolungato nella scuola elementare e media;
-che, a partire dalla prossima discussione parlamentare della legge finanziaria e dai tavoli di concertazione tra governo, regioni e autonomie locali, si affermino obiettivi di salvaguardia dell’obbligo scolastico fino a 16 anni e dell’attuale articolazione dell’istruzione superiore in un settore liceale, un settore tecnico, un settore dell’istruzione professionale e che siano ritirate le norme sul taglio del personale docente e sull’aumento fino, di fatto, a 33 alunni, del numero massimo di alunni per classe;
-che, dato il carattere strategico delle politiche scolastiche, e in considerazione del fatto che i tempi necessari per verificare e misurare le conseguenze degli interventi in questo campo travalicano necessariamente la durata di qualsiasi governo, la materia venga affrontata con un serio confronto parlamentare e col coinvolgimento della cultura italiana e di tutti i soggetti del mondo della scuola e non per decreto e a colpi di maggioranza.

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