venerdì 17 aprile 2009

Il PD e il Referendum

di Maurizio Sereni

Il Governo Berlusconi ha deciso di non effettuare l'accorpamento il 7 giugno, delle elezioni europeee ed amministrative locali assieme ai e quesiti referendari di modifica della legge elettorale del 2005 in senso maggioritario e con l'abrogatura delle candidature multiple, impedendo un risparmio di circa 400 mln di € alle casse dello Stato Italiano. La responsabilità di spesa di cui si fa carico il Governo, nel momento attuale di crisi economica-finanziaria mondiale e nel contesto drammatico della ricostruzione dell'Abruzzo post terremoto, rappresenta, non solo uno spreco inutile di denaro pubblico, ma un vero e proprio schiaffo a tutta l'Italia per bene. Con questa scelta, NON si impedisce la tornata referendaria, ma si depotenzia fortemente la portata di un reale strumento di democrazia sollecitato da miglia di firme di cittadini e la possibilità di raggiungere un quorum sufficente a determinare un esito positivo o negativo, non permettendo che lo svolgimento del referendum avvenga contestualmente alle elezioni europee, ma, soprattutto, amministrative locali (notoriamente con un buon numero di elettori partecipanti).

Mentre è chiaro il perchè ci si schieri per il NO e quindi si faccia di tutto per ostacolarlo da parte della Lega e dei piccoli partiti in particolare di derivazione comunista, c'è da interrogarsi profondamente sul silenzio o sulle dichiarazioni di alcuni noti esponenti politici di varia estrazione.

Nel PDL ci sono esponenti liberali che fanno parte del Comitato Promotore (Capezzone, Quagliarello, Scognamiglio, Taradash), altri della destra (Alemanno, Berselli, Selva), ministri in carica (Alfano, Brunetta, Prestigiacomo), ma l'unico che ha preso una posizione netta e precisa di dissenso è il Presidente della Camera, sempre più allergico alle decisioni prese contro corrente rispetto al sentimento popolare diffuso.

Perchè questa decisione, ma in buona parte anche quella sul testamento biologico e su diversi capitoli della sicurezza, va contro la maggioranza del popolo italiano e quindi pone Berlusconi di fronte ad una difficoltà nuova, lui che del populismo e della condizione di eletto dal Popolo si fa forte da sempre.

E il Partito Democratico che fa?

Fino al giorno prima della decisione tutti compatti dietro il Segretario Franceschini nel sostenere la proposta di accorpamento e di destinazione del risparmio di spesa pro Abruzzo.

Il giorno dopo la decisione già distinto nelle posizioni in alcuni esponenti.

Chi come la Lanzillotta dà ragione a Calderoli ovvero l'autore della porcata che si vorrebbe tentare di cambiare per via referendaria visto che per via parlamentare tutti non la vogliono ma nessuno la modifica, chi come la Turco perchè vede una deriva nel bipartitismo contrario alla (buona !?!) tradizione italiana delle grandi ammucchiate, chi come Latorre, quello dei "pizzini in TV", che sostiene che con il referendum si abroga una parte della legge (bella scoperta) ma "...prima di pronunciarci a favore bisognerebbe verificare se in Parlamento esiste, in questo momento, una maggioranza disposta ad una riforma elettorale, subito dopo l'eventuale vittoria referendaria."

Beh, stai pur tranquillo caro Latorre e cari tattici della politica, questa maggioranza non esiste e non esisterà mai fino a che non si comincia a cambiare dalle radici questa oligarchia politica.

E stai pur tranquillo che anche dai territori, una volta passata la sbornia del tentativo d'innovazione veltroniana, tutto ritornerà come prima, con tutte le caselline che vanno al loro posto e tutte le filiere a seguito del guru politico di turno che si ricompatteranno.

Poi però meravigliatevi voi se Fini prende i voti nel bacino del PD.

1 commento:

CROCCO ha detto...

Caro maurizio,
grazie mille per le tue riflessioni...su cui concordo in pieno!! E' arrivato il momento che il PD parli agli elettori un linguaggio nuovo....che smetta di guardare le beghe interne e che riesca a fare la vera sintesi che tutti ci aspettiamo da un anno.
Il referundum, politicamente, poteva servire anche a questo. invece abbiamo perso l'ennesima occasione. Peccato..
Anto