giovedì 9 aprile 2009

Le aziende partecipate: un'opportunità o un limite per la crescita dell'economia pisana?

In queste settimane nella IV commissione comunale, che presiedo, mi sono trovato ad affrontare diverse volte tematiche legate alle società partecipate dal Comune e al loro impatto sull'economia pisana. L'opposizione ha sempre definito le aziende partecipate un limite, io invece credo che possano diventare un'opportunità se mettiamo in atto due azioni concrete:
- cambiare il modello delle partecipazioni comunali (creando una holding);
- selezionare il management pubblico attraverso criteri di meritocrazia e di competenze e non sempre attraverso "vecchie logiche di partito".

Nel primo caso la creazione di una holding è fondamentale in quanto gli amministratori riconoscerebbero un referente qualificato e competente nel management della holding al quale devono rispondere non solo in termini politici. Questa governance, anche se creerebbe maggior distacco tra il consiglio Comunale e le aziende partecipate, risulta piu efficace rispetto alla situazione attuale in quanto i manager pubblici vedono l'unità operativa del Comune come un luogo a cui inviare meramente i dati di bilancio e non come luogo di indirizzo politico. Inoltre (ma i motivi sono molti di più e non mi dilungo qui a presentarli) si crerebbero diverse economie di scala:
- conseguire un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse interne;
- reperire soluzioni comuni ai vari problemi aziendali;
- ridurre le diseconomie legate alla presenza di funzioni identiche all'interno del gruppo;
- etc.

Nel secondo caso, mi sono reso conto (con grande rammarico) che alcune nostre aziende partecipate potrebbero essere gestite in maniera più effficace ed innovativa da manager qualificati e non da politici prestati al management. Su questo credo che il PD, se vuole diventare un grande partito riformista, non debba fare sconti verso nessuno. Gli amministratori attualmente in carica devono essere valutati per la loro capacità di aver saputo guidare l'Azienda (è semplice farlo, basta leggere i Bilanci e i piani industriali), per il livello di raggiungimento degli obiettivi proposti. I nuovi amministratori devono essere invece scelti con criteri di meritocrazia e in base alle competenze nel settore di interesse. Basta scegliere il management pubblico (voglio essere molto chiaro e diretto) con "vecchie logiche di partito"!

Su questo mi ci sono impegnato nel primo anno di mandato consiliare (vedi intervento durante discussione Bilancio Preventivo e caso Geofor e Teatro) ed anche all'interno del partito e chiederò a tutti i colleghi consiglieri di non fare sconti, di iniziare un percorso comune di analisi dello stato dell'arte, di indirizzo e di controllo (come nelle funzioni dei consiglieri comunali) di tutte le società partecipate. E' un momento in cui sfidare noi stessi e le nostre relazioni... lo chiedono i cittadini... lo chiede la nostra visione riformista del Paese.

Cosa ne pensate?

Antonio

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Antonio,
ci siamo conosciuti in campagna elettorale e leggo sempre con piacere le tue note...questa merita particolare attenzione specialmente quando parli di scelte nuove..in cui mettere in rislato la meritocrazia e le competenze. Sono valori che il PD dovrebbe mettere semprein primo piano e che ci differenziano dal Centro Destra. purtroppo la politica pisana è poco attenta a questi valori! Provaci fino alla fine..almeno io e Anna (ma siamo in tanti a pensarla cosi) siamo con te

Se non ci si sente prima Buona Pasqua
Michele

Anonimo ha detto...

Continua cosi...la politica ha bisogno di energie nuove...e di proposte che migliorino la nostra qualità della vita!!

Un saluto
Pietro

Maurizio Sereni ha detto...

Quello che sostiene Antonio è da molto tempo una richiesta dei cittadini ed è un'esigenza vista la situazione economico-finanziaria in cui versano molte aziende partecipate.
La nascita del PD trova tra i suoi fondamenti quello della "rivoluzione meritocratica"; tutti i cittadini pisani non potranno che essere dalla parte di coloro che metteranno in campo azioni concrete di innovazione di metodo di scelta dei responsabili pubblici e di gestione professionale e trasparente della "cosa pubblica". Il mio augurio è che l'intero gruppo consiliare del PD sia sulle posizioni espresse da Antonio.

Anonimo ha detto...

L'italia avrebbe bisogno a tutti i livelli di maggiore meritocrazia e competenze...A pisa in alcuni casi l'abbiamo fatto..in altri un pò meno. Per favore nelle prossime nomine evitate di pagare i dazi della campagna elettorale e scegliete gente di valore!!! ne abbiamo tanta

Mirko

Anonimo ha detto...

Caro Antonio,
indubbiamente questo è un tema più che mai strategico per gli enti locali. Difatti l’attualità dell’argomento si riscontra sia nelle disposizioni della Finanziaria 2008 che in quelle della manovra estiva (Dl 112/2008) e nella Finanziaria del 2007; si è espressa in materia anche la Corte dei Conti, sottolineando le ripercussioni che potranno avere gli enti locali nei propri bilanci, e l’Agenzia delle Entrate che ha fornito chiarimenti sul trattamento ai fini Iva e Ires relativamente al passaggio di denaro tra ente locale e holding partecipata.
Il punto focale, a mio avviso, di tutta la discussione come già stato sottolineato da te è il seguente: affinchè le holding partecipate producano utili è necessario che ad amministrarle non siano politici o amici e parenti di politici, ma veri professionisti competenti. Concordo sui vantaggi, da te elencati, che ci potrebbero essere creando un sistema di “outsourcing”, per quanto riguarda ragioni di efficienza gestionale e dei livelli di qualità dei servizi, oltre le particolari condizioni favorevoli di tipo fiscale connesse a questa operazione. E’ importante concentrare l’attenzione su un altro problema di non poco conto: stabilire come e con quali mezzi il Comune possa e debba esercitare l’azione di controllo sulla holding, visto che l’ente locale si troverebbe ad affrontare nel merito problemi di natura diverso rispetto a quelli in cui solitamente opera. Ciò significherebbe capire i meccanismi di una società regolata dal diritto privato, partendo da finalità proprie del diritto pubblico. Tutto questo comporta quanto detto in precedenza, ovvero la disponibilità di risorse umane QUALITATIVAMENTE qualificate in grado di assistere il Comune nella definizione delle metodologie di controllo; questo si traduce nel monitoraggio costante della dinamica costi-ricavi in modo da evitare eventuali ricadute sul bilancio comunale per la copertura di perdite di gestione e nell’attivare una procedura di indagine di costumer satisfaction. Questo sistema garantirebbe senz’altro maggiore trasparenza dell’attività svolta dal Comune affinchè si renda necessario un sistema di reporting tale da assicurare e verificare periodicamente i risultati raggiunti dalle varie partecipate, incontri periodici con i dirigenti di ciascuna ecc…Vorrei ricordare come in quest’ambito sia avvertita l’esigenza di valorizzare il ruolo del Consiglio Comunale quale organo di indirizzo politico-amministrartivo in materia di organizzazione dei pubblici servizi (art. 42 TUEL).
In sintesi, questo sistema di creazione della holding di partecipazione sicuramente eviterebbe di creare monopoli, però vorrei porre l’attenzione sul fatto che almeno nel brevissimo periodo la creazione di una holding partecipata dal Comune annulla gli effetti positivi in quanto il funzionamento di una tale struttura comporterebbe in via straordinaria delle spese: nomine, costo delle consulenze offerte da soggetti esterni ecc….A tal fine, è importante e fondamentale l’individuazione di strategie di medio e lungo termine. Infine, di non poco conto è l’aspetto fiscale di favor (a me caro) che tale sistema comporterebbe. Difatti, un simile sistema comporterebbe la tassazione di gruppo, ciò significa la determinazione di un’unica base imponibile e soprattutto la possibilità dio poter compensare le perdite di tutte le partecipate appartenenti al gruppo. A tal proposito, l’agenzia delle entrate si è espressa in merito al trattamento di favore ai fini Iva e Ires sul passaggio di denaro tra Comune e holding partecipata.

Giulia Carnà