Da tempo occasione di riflessioni e bilanci, il 25 aprile 2009 si candida a divenire il primo post-25 aprile. Una data che ovviamente ha attraversato tutti i tempi della nostra Repubblica - quelli del sacrificio e della ricostruzione, quelli della rinascita economica e civile ma anche della rivalità senza frontiere tra democristiani e comunisti, la drammatica stagione del terrorismo, la nebulosa degli anni ’80, così come il collasso dei primi ’90 e la lenta, aggrovigliata, per molti versi infinita, transizione verso una modernità sempre a venire. Un 25 aprile, quello di oggi, che potrebbe sancire la fine di un’era geologico-antropologica della nostra Repubblica perché registra e racconta - come un telescopio la luce di stelle lontane e spente da tempo - la fine della supremazia culturale della sinistra che, più di ogni altra corrente ideologica, ad eccezione di quella cattolica, ha dominato l’orizzonte della vita politica e sociale permeando di sé l’edificio delle regole e delle istituzioni democratiche.
Ovviamente, non che questa primazia finisce oggi, ma oggi si celebra una nuova sorta di 25 aprile, un 25 aprile non più unilaterale, anche se non ancora (e forse non lo sarà mai) bi-partisan; un 25 aprile post-ideologico, un post-25 aprile. Una celebrazione della liberazione dalla guerra e dall’oppressione nazi-fascista che, pur lasciando intatti i suoi caratteri fondanti, l’immutabile imprinting genetico di valori e aspirazioni che sono divenuti un tutt’uno con il paradigma della scelta democratica compiuta sulla macerie della guerra, si apre all’innesto di quel blocco popolar-conservatore che dinnanzi all’orgoglio della sinistra aveva sempre fatto un passo indietro o a lato.
Il primo 25 aprile di Berlusconi, lungi dal segnare una riconciliazione o una pacificazione nazionale (perché, come è stato giustamente scritto, il paese non è in guerra con se stesso e quindi non ha bisogno di essere pacificato), lasciando, come ha scritto Walter Barberis, alla memoria gli steccati delle sue tracce individuali e particolari che il tempo non può modificare, e alla storia i suoi percorsi d’incessante indagine e riscrittura, apre ad una nuova stagione nella quale il presente non è più forzatamente ipotecato dal passato ma naturalmente ingaggiato dal futuro.
Io stamani sono stato per la prima volta come Consigliere Comunale alle manifestazioni del 25 Aprile organizzate dal Comune di Pisa e devo essere sincero mi sono commosso riflettendo su quello che è stata questa data per il popolo italiano. Le belle parole pronunciate dal Sindaco Marco Filippeschi e il video registrato di Teresa Mattei in cui racconto il ruolo dei costituenti ed il valore della Costuzione in maniera semplice e toccante…con la voce flebile di chi non ha bisogno di urlare per farsi ascoltare… devono essere per tutti stimolo per vivere il nostro impegno istituzionale con passione e rispetto civico, ringraziando giorno dopo giorno chi ci ha dato la possibilità di vivere in uno Stato Democratico.
Buon 25 Aprile
Antonio
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