giovedì 4 marzo 2010

Il Barcellona prenda esempio dai nostri campetti “puliti”

Prendo spunto dal punto settimanale del Presidente Nazionale del Centro Sportivo Italiano, Massimo Achini, che riporto nel resto del posto. In questo periodo di scandali non c'è piu da stupirsi di nulla. Tutto è fatto per emergere, per avere successo, per pensare all'IO invece che al NOI. E' arrivato il momento di cambiare: facciamolo subito ed in maniera chiara. Non candidiamo persone con CONDANNE, nominiamo al vertice delle nostre aziende e delle nostre associazioni un MANAGEMENT PULITO E DI QUALITA'.
Questa è una sfida di democrazia... per il bene delle nostre comunità

Antonio


IL PUNTO - Il Barcellona prenda esempio dai nostri campetti “puliti”

A cura di:Massimo Achini

Da qualche settimana viviamo frastornati da un succedersi di notizie di scandali, veri o no resta da chiarire. Sotto la bufera di «corruzione e dintorni» sono finiti la protezione civile, i vertici delle telecomunicazioni, casi isolati (ma quanto?) di politici locali. Insomma, se da un lato l’Italia sembra di aver fatto un passo indietro ed essere tornata al 1994, dall’altro chi come noi ha a cuore il “bene comune” non può che sentirsi amareggiato.

Anche lo sport ha avuto, in queste settimane, il suo bel motivo di amarezza. Solo che se ne è parlato poco. È successo a Barcellona, quando i medici dell’Uefa si sono presentati - a sorpresa - al campo di allenamento dei blaugrana per un bel controllino antidoping.

Bussato al cancello, incredibilmente gli è stato risposto: «Eh no, qui voi non potete entrare. Tornatevene a casa...».

Il regolamento della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, prevede con chiarezza che il rifiuto di un controllo a sorpresa equivale ad una positività. C’era da aspettarsi un “caso europeo”, tale da fare discutere alla grande, perché in pratica era come dire che tutta la squadra del Barcellona doveva essere considerata positiva. Ma l’Uefa , incredibilmente, che cosa ha fatto? Ha liquidato la vicenda con una bella multa di 30 mila euro a carico del club spagnolo.

Che amarezza! A parte il fatto che multare il Barcellona di 30 mila euro per una cosa così grave sarebbe come multare di 0,50 centesimi una nostra società sportiva per aver palesemente tradito i valori dello sport, basta indagare un po’ sulla vicenda per scoprire che il Barcellona è persino recidivo, perché è la seconda volta che spedisce a casa i medici dell’antidoping non permettendogli di entrare nel suo centro di allenamento.

Fortunatamente in Italia le cose stanno andando diversamente e dobbiamo ringraziare il Coni per una linea esemplare di fermezza e chiarezza sul doping e sui controlli antidoping. Resta il fatto che, essendo l’Europa un po’ anche casa nostra, il “caso Barcellona” fa male ai valori dello sport ed ai cittadini che credono nel bene comune.

Per tirarsi su il morale, però, basta passare un bel sabato o domenica pomeriggio a bordo campo di una delle nostre società sportive, stare lì ad osservare quel grande laboratorio di umanità che “precede e segue” la partita.

Il signor Giovanni, noto avvocato, con in mano lo spazzolone che pulisce gli spogliatoi per far entrare i ragazzi, il signor Matteo che sta tirando le righe con il sorriso sulle labbra anche se ha finito da poche ore il turno di notte dal lavoro, la “magia” del sorriso di quei ragazzini che entrano in campo con la gioia stampata nel cuore. E tutto il resto che conoscete bene. Una scenetta vera e vissuta ogni domenica in circa 13 mila campetti di oratorio e periferia.

Queste sono le cose che “ridanno” speranza all’Italia e allo sport.

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