domenica 1 febbraio 2009

Obama: la svolta ambientale degli States parla al mondo

La presidenza Obama parte: fondi alle ong pro aborto, Guantanamo, limiti alle azioni dei lobbisti, piano di ritiro dall’Iraq, auto ecologiche, aperture al mondo arabo, provvedimenti economici. Tutti questi costituiscono segnali forti, atti simbolici, lanciati per comunicare la nuova agenda improntata ad una netta inversione di rotta. Messaggi che sono sostanza e che si impongono, come ha scritto Vittorio Zucconi su Repubblica, “con l’occupazione quotidiana dello spazio informativo” per dimostrare che, nella nostra epoca, contano di più i primi 10 giorni di governo dei fatidici 100.

Va in questa direzione anche il cambio di passo sul global warming che ha una matrice di fondo tutt’altro che esclusivamente ambientale: ispirato alla geopolitica, agli orizzonti di lungo periodo e al rafforzamento del sistema produttivo nazionale lanciando alle aziende una sfida innovativa tanto interna quanto globale.
Le scelte sono dettate, come esplicitato nel nuovo sito della White House, dalla necessità di risparmiare in 10 anni il petrolio importato abitualmente dal Medioriente e dal Venezuela, ridurre le emissioni clima alteranti dell’80% entro il 2050 e fare sì che le nuove auto siano costruite in America.
Per questo è stato anzitutto dato il via libera al testo che autorizza la California e altri 13 stati a derogare dalle prescrizioni federali sull'inquinamento automobilistico, dotandosi di disposizioni più stringenti in materia di emissioni; una deciso cambio di rotta basato su una convergenza bipartisan con il repubblicano Schwarzenegger.
Un intervento effettuato in un settore nel quale Obama è dotato di immediati poteri esecutivi anche se resta aperta la necessità di definire standard nazionali unici per evitare che i diversi stati procedano in ordine sparso. Per questo Obama ha dato istruzione al Dipartimento dei Trasporti di definire entro marzo gli standard di efficienza dei carburanti che entreranno in vigore nel 2011 per le auto costruite tra il 2011 e il 2015.

La nuova Presidenza si segnala anche per perseguire in maniera sempre più concreta un accordo globale alla Conferenza di Copenaghen sul clima di dicembre 2009. Tra l’altro a queste mosse va aggiunta la nomina di Todd Stern, già negoziatore americano nel 1997 a Kyoto durante la presidenza Clinton-Gore, a inviato speciale per il cambiamento climatico. Per noi sorge naturale una domanda: il nostro governo come si muoverà davanti a questo mutato scenario?

Antonio

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