Non nascondo che vivo tutta intera questa contraddizione. Chi fa politica non può sottrarsi dall'esprimere la propria opinione, tanto più quando i momenti sono difficili e forse drammatici. Contemporaneamente c'è in me un'intima e forte volontà di sottrarmi dal partecipare ad un circo di chiacchiere e veleni che non poco hanno contribuito al precipitare nella situazione nella quale si trova oggi il Partito Democratico. C'è di più ed è ciò che a pelle più mi mette a disagio e più rende fragile ogni pensiero o parola che matura nel mio intimo: che dire? Con quale credibilità? Con che faccia? Sono un po' disorientato. In questi giorni diverse volte mi sono fermato a pensare…mi sono fermato a discutere con i miei amici…mi sono fermato ad ascoltare la gente che mi chiedeva..dove stiamo andando!!!!
Non ho di certo la ricetta assoluta ma sentendo gli interventi di oggi in assemblea nazionale, a parte l’intervento di Realacci, non ho sentito nessuno che evidenziasse lo strano paradosso che ci pervade…in tutti i paesi democratici, quando si perdeno le elezioni, i partiti restano e cambiano i gruppi dirigenti....invece in Italia da vent'anni abbiamo sulla scena gli stessi protagonisti che quando perdono cambiano i partiti per rimanere sempre i protagonisti. Se non rompiamo questo paradosso sono convinto che uccideremo l’unico progetto che potrà modernizzare l’italia.perdono cambiano i partiti per rimanere sempre protagonisti. se non rompiamo qusto paradosso uccideremo l'unico progetto che puo modernizzare l'italia...
E’ eviednte che questo gruppo dirigente che ha la pesantissima responsabilità di aver portato un progetto ai limiti di un gravissimo fallimento politico. M domando: che credibilità ha questo stesso gruppo dirigente per indicare la strada di una ricostruzione? Quanto, invece, il continuare a metterci le mani non comporti il superamento di quel limite che appare così prossimo: il totale fallimento? Quale è la strada giusta, la strada maestra per riconsegnare a tante persone tradite dai nostri giochini di potere riguadagnare un briciolo di fiducia e la voglia di sperare ancora e, conseguentemente, di sentirsi impegnati per un rilancio, una ripresa? Con che faccia noi, proprio noi ci incarichiamo di raccogliere i cocci e tentare d rimetterli insieme? Come può questa classe dirigente, che ha sostanzialmente impedito che una nuova classe dirigente si formasse in questi anni assumersi la responsabilità di tornare a caricare le stesse medesime persone di un potere così enorme e indisponibile com'è la speranza collettiva verso il compimento di progetti e di ideali così attesi e non solo dalla nostra parte politica?
Spero che in queste ore prevalga in tutti, sia nei diretti responsabili di questa situazione sia in molti di noi/voi che ne siamo/siete stati involontari spettatori, un colpo di coda in termini di ragionevolezza, lungimiranza, tolleranza. Vorrei che il gruppo dirigente (di cui nel mio piccolo faccio comunque parte) invece di proseguire in un indecente spettacolo di guerre, divisioni, sgambetti, improperi, interdizioni, si dotasse di una robusta dose di umiltà e, contemporaneamente, di generosità ed individuasse un percorso che ci porti gradualmente ma inequivocabilmente ed irreversibilmente ad un ricambio di attori, di guida e di proposte. Cominciando una lenta ma inesorabile marcia indietro. Cominciando da subito a dare spazio, ma con metodi diversi dal passato, con decisioni tanto immediate quanto consistenti, con attribuzioni di responsabilità reali, a coloro che per il bene del PD, della politica e del nostro Paese, dobbiamo auspicare saranno meno egoisti più responsabili e capaci di distribuire ad un popolo che li aspetta speranza, fiducia e capacità.
Io per questo mi metto a disposizione e lavorerò. Altro procurerà in me solo ulteriore disorientamento.
La cosa più indegna di queste ore è che una sola persona ha ritenuto di dover chiedere scusa per non avercela fatta: Veltroni. E' quella faccia della politica che sagacemente riesce ad unire ipocrisia, ingenerosità, indecenza. Per questo unisco le mie parole a quelle di Veltroni nel chiedere scusa a ciascuno di Voi per aver portato il PD fino a questo punto
Speriamo ora di poter dare una mano per ridare credibilità al più grande progetto politico degli ultimi decenni
Antonio
Non ho di certo la ricetta assoluta ma sentendo gli interventi di oggi in assemblea nazionale, a parte l’intervento di Realacci, non ho sentito nessuno che evidenziasse lo strano paradosso che ci pervade…in tutti i paesi democratici, quando si perdeno le elezioni, i partiti restano e cambiano i gruppi dirigenti....invece in Italia da vent'anni abbiamo sulla scena gli stessi protagonisti che quando perdono cambiano i partiti per rimanere sempre i protagonisti. Se non rompiamo questo paradosso sono convinto che uccideremo l’unico progetto che potrà modernizzare l’italia.perdono cambiano i partiti per rimanere sempre protagonisti. se non rompiamo qusto paradosso uccideremo l'unico progetto che puo modernizzare l'italia...
E’ eviednte che questo gruppo dirigente che ha la pesantissima responsabilità di aver portato un progetto ai limiti di un gravissimo fallimento politico. M domando: che credibilità ha questo stesso gruppo dirigente per indicare la strada di una ricostruzione? Quanto, invece, il continuare a metterci le mani non comporti il superamento di quel limite che appare così prossimo: il totale fallimento? Quale è la strada giusta, la strada maestra per riconsegnare a tante persone tradite dai nostri giochini di potere riguadagnare un briciolo di fiducia e la voglia di sperare ancora e, conseguentemente, di sentirsi impegnati per un rilancio, una ripresa? Con che faccia noi, proprio noi ci incarichiamo di raccogliere i cocci e tentare d rimetterli insieme? Come può questa classe dirigente, che ha sostanzialmente impedito che una nuova classe dirigente si formasse in questi anni assumersi la responsabilità di tornare a caricare le stesse medesime persone di un potere così enorme e indisponibile com'è la speranza collettiva verso il compimento di progetti e di ideali così attesi e non solo dalla nostra parte politica?
Spero che in queste ore prevalga in tutti, sia nei diretti responsabili di questa situazione sia in molti di noi/voi che ne siamo/siete stati involontari spettatori, un colpo di coda in termini di ragionevolezza, lungimiranza, tolleranza. Vorrei che il gruppo dirigente (di cui nel mio piccolo faccio comunque parte) invece di proseguire in un indecente spettacolo di guerre, divisioni, sgambetti, improperi, interdizioni, si dotasse di una robusta dose di umiltà e, contemporaneamente, di generosità ed individuasse un percorso che ci porti gradualmente ma inequivocabilmente ed irreversibilmente ad un ricambio di attori, di guida e di proposte. Cominciando una lenta ma inesorabile marcia indietro. Cominciando da subito a dare spazio, ma con metodi diversi dal passato, con decisioni tanto immediate quanto consistenti, con attribuzioni di responsabilità reali, a coloro che per il bene del PD, della politica e del nostro Paese, dobbiamo auspicare saranno meno egoisti più responsabili e capaci di distribuire ad un popolo che li aspetta speranza, fiducia e capacità.
Io per questo mi metto a disposizione e lavorerò. Altro procurerà in me solo ulteriore disorientamento.
La cosa più indegna di queste ore è che una sola persona ha ritenuto di dover chiedere scusa per non avercela fatta: Veltroni. E' quella faccia della politica che sagacemente riesce ad unire ipocrisia, ingenerosità, indecenza. Per questo unisco le mie parole a quelle di Veltroni nel chiedere scusa a ciascuno di Voi per aver portato il PD fino a questo punto
Speriamo ora di poter dare una mano per ridare credibilità al più grande progetto politico degli ultimi decenni
Antonio
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