mercoledì 18 febbraio 2009

Sono d'accordo con Matteo "Ci salviamo se il partito si svecchia"

In questi giorni tante critiche ha ricevuto Matteo Renzi e i suo rapporti con elettori di “pseudo destra”. Io credo che Matteo abbia raccolto consenso perché parla il linguaggio che la gente comprende, perché in questi anni di Presidenza della Provincia ha provato ad innovare la macchina comunale, perchè ha saputo dare concretezza a quanto presentato in campagna elettorale, perché ha avuto il coraggio di rischiare. Quel coraggio che hai reggenti del PD (ma anche a noi iscritti e amministratori) è mancato negli scorsi mesi!!!!! Io credo che il “sogno” proposto da Veltroni al Lingotto non sia defunto…ma debba essere ravvivato da forze fresche …che riescano a parlare alla gente un linguaggio nuovo.

Non abbiamo paura di dircelo…se non lo faremo il progetto finirà definitivamente. Vogliamo questo?? Io NO

Antonio

Lo sa chi mi ha convinto a rischiare tutto?». Chi? «D’Alema. Dopo l’assemblea nazionale, a cena ci prende e ci fa, con quell’aria che ha lui, ha presente, tra sfida e sfottò, "voi trenta quarantenni dite sempre che volete più spazio, no? Prendételo. Abbiate il coraggio di una lotta in campo aperto". Voleva la sfida? Eccola. Io non dico che sarò il leader nazionale del Pd, sarei stupido, ora la mia battaglia è semplicemente vincere Firenze, ridare alla città un ruolo nazionale che con Domenici non ha mai avuto. Questa vittoria dimostra però che li possiamo affrontare, loro, con le loro logiche antiche, e battere. E se l’ho fatto io possono farlo anche altri, spero che lo facciano. Basta far capire alla gente che sei fuori dagli apparati, e giocarsi tutto: se perdevo l’ho detto, sarei tornato a lavorare in azienda.

Questo è piaciuto. Ho tifato per Soru, anche se molti amici di sinistra erano delusi da lui, mi hanno detto che stavolta non l’avrebbero più votato...». Matteo Renzi, trentaquattrenne, grande tifoso viola, che ha vinto domenica notte le primarie del centrosinistra fiorentino, è estroverso, ambizioso, cosa che in Italia volentieri ti fanno pagare, specie se hai più talento degli altri. Dunque dovrà stare attento, la sua gara comincia ora. Riceverà batoste. Proveranno ad arginarlo. Ma non sempre lo prenderanno. Chi, è chiaro. La mattina dopo la vittoria in quel disastro che è il Pd libanesizzato di Firenze, è stata un susseguirsi di telefonate, figuratevi quanto felici, di tutto quell’apparato del Pd che, piuttosto che vederlo candidato sindaco, si sarebbe dato una martellata sugli zebedei. «Ore otto, preceduto da una telefonata di Gentiloni mi chiama Veltroni. Mi fa "dai Matteo, complimenti, ora lavoriamo insieme". Magari credeva che io adesso mi sarei barricato col mi gruppo... Non farò così, stia tranquillo, gliel’ho detto. Poi fa un po’ l’imbronciato per certe cose che avevo detto alle Invasioni barbariche». In sostanza: i capi del partito la smettano di evocare la lesa maestà ogni volta che qualcosa non viene deciso nelle loro stanze. «Loro» - sostantivo e aggettivo - è l’espressione che Matteo usa per marcare la sua estraneità. Che è reale ma è, anche, una trovata di marketing. «E io vengo appunto dal marketing...», sorride nel suo studio sventolando il programma, «i miei cento punti».

Indossa una camicia bianca, i pantaloni slim fit, alla sua sinistra, alla parete, una Madonna di scuola raffaellita, alla destra una foto in cui si produce in un compito baciamano a Ratzinger, sul tavolo una copia del libro che ha scritto, "Tra De Gasperi e gli U2". Ultima passione letteraria, Dave Eggers; scrittore classico più amato, Antoine de Saint-Exupéry («ma non "Il piccolo principe", non sia mai, lo scriva; "Terra degli uomini"»); ultimo film visto, a San Valentino, The Millionaire. Renzi è sposato e ha tre figli. E’ cattolico, il suo mito è De Gasperi, ma sul testamento biologico può anche citare Andreotti: «La sua intervista alla Stampa conteneva la posizione più giusta, lasciare una possibilità di scelta. Napolitano ha fatto benissimo a non firmare il decreto. Io che farei se mi capitasse? Uff... che sofferenza solo pensarci... Certo non mi piacerebbe interrompere il cibo e far morire così una persona, a quel punto meglio farle un’iniezione. Ma sono materie su cui non può valere un’ortodossia di partito. E sa perché cito Andreotti? La Dc in fondo era più laica del Pd». E però il Pd alle cozze di Firenze, paradosso, potrebbe essere un’occasione. «Questa città avrebbe bisogno di tre cose, innanzitutto di esser riordinata, rimessa a lucido, quanto sarebbe bello ridare ai fiorentini le Cascine, il nostro parco più bello. Poi bisogna puntare sullo sviluppo, è vero, abbiamo l’eccellenza General Electric, ma la città langue, va rilanciata. La Cassa di risparmio è entrata in San Paolo Intesa, la Banca Toscana chiude e i dipendenti verranno presi dal Nonte dei Paschi...».

Renzi è stato discretamente sostenuto da uomini come Wanda Ferragamo, Bona Frescobaldi, Stefano Ricci. «E m’hanno dato del destro, del berlusconiano. Siamo a questo, nella sinistra di Firenze». La cultura sia anche un po’ paracula. «Nel 2004 per i 500 anni del David l’unica cosa che ha saputo fare Domenici è stato un convegno. Nel 2012 ci sarà l’anniversario della morte di Vespucci. Firenze è la città più americana d’Italia, ha 32 università Usa, più di Londra, più di Parigi. Perché non fare un grande anno americano? Voglio portare Obama in città a celebrarlo. Lui e Michelle hanno nominato una sola città italiana, Firenze». Altro caso-non caso: un suo grande sponsor è stato Paolo Fresco, l’ha introdotto agli ambienti americani della città. Domenici? «Sulla sua onestà personale scommetto. Ma il suo secondo mandato è stato deludente. Cioni? Io credo che dall’inchiesta su Castello non verrà fuori niente su di lui. Vedremo». Sì, vedremo anche se i tanti Crono del Pd lo inghiottiranno; Renzi ha dalla sua financo la forza della preghiera e, al piano terra del palazzo della Provincia di Firenze, l’aiuto della Madonna del Cardellino di Raffaello, che finora ha posato su di lui materno sguardo. «L’avevo pregata, però».


Tratto dalla Stampa del 17/02/09

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