di Maurizio Sereni
La tragedia aerea che ha colpito la 46° Aerobrigata e Pisa intera, ha riportato tristemente all’attenzione dell’opinione pubblica la pericolosità della collocazione di uno scalo aeroportuale a doppio uso, militare e civile, a stretto contatto con la realtà abitativa di interi quartieri e con la rete viaria e ferroviaria della zona sud della città.
Senza voler creare strumentalizzazioni che non forniscono risposte alle domande di sicurezza e di vivibilità (leggi dati sul numero di sorvoli dell’area urbana, viabilità in entrata ed uscita dallo scalo, insicurezza delle abitazioni di Via Cariola e progetti ulteriori di espansione dello scalo), è fortemente auspicabile da tutti i soggetti istituzionali, militari e civili una gestione collegiale e di totale trasparenza ed apertura nei confronti della cittadinanza, a partire dall’utilizzo di spazi pubblici di discussione come i prossimi Consigli Territoriali di Partecipazione.
In questo senso, pur comprendendo le esigenze di comunicazione di tutti i soggetti (Arpat, SAT, enti locali, Aeronautica, Comitati di cittadini), appare poco utile alla comprensione dei problemi molto complessi e alla soluzione degli stessi, la serie di dichiarazioni “di parte” a cui assistiamo in questi giorni, testimonianza di interessi e responsabilità limitate al proprio campo di esercizio.
Ad esempio, se è legittima la volontà di incrementare il business della SAT, è molto più importante per Pisa, lavorare ad un progetto condiviso di sviluppo dell’area sostenibile e con il minor impatto ambientale, specie per i quartieri contigui alla zona aeroportuale.
Molto più incisiva e coinvolgente, sarebbe, a mio giudizio, una azione pubblica da parte del Comune di Pisa (soggetto dalle cui mani passano molti nodi dello sviluppo futuro del business aeroportuale), con più appuntamenti specifici e con la finalità di definire una progettualità complessiva dell’area in tempi certi.
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