Pubblico nel resto del post una nota di Chiara sul Cinema Arsenale, che condivido totalmente. Credo che nelle difficoltà devono farsi avanti gli amici piu veri e per questo chiedo agli amici della cultura e del cinema di farsi promotori verso tutti i loro contatti dell’appello di Chiara.
I Cineclub indipendenti ormai non esistono più… a Pisa l’abbiamo: non disperdiamolo! E se possiamo diamo anche un contributo economico.
Grazie per il supporto
Antonio
La mia prima tessera, persa in uno dei tanti traslochi della mia vita, risale al 1993: 15 anni, pieno liceo classico, e la gioia carbonara di sottrarre ore alla versione di latino per correre allo spettacolo delle sei e mezzo con la mia amica Laura. È lì che è maturato il mio amore per il cinema, in quella piccola sala accogliente, con quell’ingresso angusto, in quel vicoletto un po’ nascosto: una nicchia in cui ogni volta si consumava un piccolo rito di visione collettiva che non aveva niente a che spartire con la confusione delle altre sale pisane, quelle che frequentavamo con la famiglia o con i compagni di scuola.
Lì dentro sono diventata una studentessa di storia del cinema, prima ancora di entrare all’università. Lì mi rifugiavo il pomeriggio dopo aver passato la giornata a studiare in biblioteca, ritrovando le facce che avevo lasciato poco prima sugli appunti. Lì poi ho lavorato, cassiera volontaria e molto altro, innamorata del mio Arsenale e fiera di farne parte.
I cineclub indipendenti in Italia non esistono più. Negli anni gli esperimenti più importanti, come a Roma, Milano, Bologna, sono stati assorbiti dalle Cineteche o hanno chiuso. Oggi tutta l’industria cinematografica è in crisi e le monosala cittadine, spesso molto grandi perché costruite per altri flussi di pubblico, magari chiuse nel perimetro delle zone a traffico limitato dei centri storici, negli ultimi anni hanno subito una costante emorragia di spettatori.
Ma quello che è più triste è accorgersi che non sono cambiate solo le abitudini di visione degli spettatori (più bisognosi di certe comodità, impigriti dall’offerta di cinema delle tv satellitari e da schermi televisivi casalinghi sempre più mastodontici): si è irreversibilmente spenta una cultura. Quella che mi ha insegnato ad amare la visione in sala, il buio, l’esperienza collettiva, la grana della pellicola, il suono avvolgente, i volti, i corpi e i paesaggi che si facevano carne viva ben prima che il 3D ce li facesse piombare addosso. La stessa cultura che mi fa amare anche lo splendore degli effetti speciali, se goduti su un grande schermo, e che ha insegnato alla mia generazione di studenti e di spettatori che, banalmente, il cinema è bello perché è vario, perché impasta come nessun altro medium l’intrattenimento e il pensiero, perché è un’esperienza emozionale che puoi ritagliarti e cucirti addosso ogni volta che vuoi. Guardo con un po’ di tristezza agli spettatori seriali, massificati, che consumano il cinema come un qualsiasi altro rito impersonale di una società che crede di poter scegliere tutto, e invece è sempre più incanalata.
Bene. Questo pistolotto un po’ retorico e un po’ nostalgico per arrivare alla sostanza. L’Arsenale rischia seriamente di chiudere, per la prima volta in 29 anni di vita. Meno spettatori, costi vivi sempre più alti, studenti evaporati: tante cause con una sola conseguenza. Nei prossimi due mesi gli amici che gestiscono l’associazione dovranno far fronte ad una serie di scadenze fiscali e bancarie che non hanno possibilità di rinvio. Mi rifiuto di credere che possa finire così, quindi ho scelto di dare una mano, con i mezzi che conosco meglio, che sono quelli della comunicazione.
La prima cosa che potete fare, se vi siete rivisti almeno un pochino nelle mie parole, è continuare a venire al cinema, anzi, venirci una volta di più. Con questo gruppo e con altre iniziative stiamo lanciando una libera sottoscrizioneper l’Arsenale: se non avete rinnovato la tessera vi invito a farlo, sapendo che avete la possibilità di lasciare liberamente un contributo più alto, a partire dal prezzo standard di 5 euro. Fate la tessera, regalate una tessera agli amici cinefili, se ne avete.
Poi c’è la tessera "Socio sostenitore", che abbiamo pensato per chi sente di poter dare un contributo economico più sostanzioso, e che ovviamente dà grandi vantaggi: con una sottoscrizione a partire da 200 euro si ha il diritto all’ingresso gratuito illimitato, per tutto il 2011, sia all’Arsenale che al Giardino Scotto.
Se la crisi vi impedisce di dare anche un piccolo contributo economico, vi chiediamo allora un piccolo favore: passate parola. Ne abbiamo bisogno. Stiamo organizzando una festa per l’Arsenale a febbraio e anche lì partecipare, con la presenza e con il cuore più che con il portafoglio, sarà un segno molto molto gradito.
Non lasciamo che muoia uno dei presidi culturali di questa città. Io non ho ancora voglia di veder scorrere i titoli di coda. E voi?
La mia prima tessera, persa in uno dei tanti traslochi della mia vita, risale al 1993: 15 anni, pieno liceo classico, e la gioia carbonara di sottrarre ore alla versione di latino per correre allo spettacolo delle sei e mezzo con la mia amica Laura. È lì che è maturato il mio amore per il cinema, in quella piccola sala accogliente, con quell’ingresso angusto, in quel vicoletto un po’ nascosto: una nicchia in cui ogni volta si consumava un piccolo rito di visione collettiva che non aveva niente a che spartire con la confusione delle altre sale pisane, quelle che frequentavamo con la famiglia o con i compagni di scuola.
Lì dentro sono diventata una studentessa di storia del cinema, prima ancora di entrare all’università. Lì mi rifugiavo il pomeriggio dopo aver passato la giornata a studiare in biblioteca, ritrovando le facce che avevo lasciato poco prima sugli appunti. Lì poi ho lavorato, cassiera volontaria e molto altro, innamorata del mio Arsenale e fiera di farne parte.
I cineclub indipendenti in Italia non esistono più. Negli anni gli esperimenti più importanti, come a Roma, Milano, Bologna, sono stati assorbiti dalle Cineteche o hanno chiuso. Oggi tutta l’industria cinematografica è in crisi e le monosala cittadine, spesso molto grandi perché costruite per altri flussi di pubblico, magari chiuse nel perimetro delle zone a traffico limitato dei centri storici, negli ultimi anni hanno subito una costante emorragia di spettatori.
Ma quello che è più triste è accorgersi che non sono cambiate solo le abitudini di visione degli spettatori (più bisognosi di certe comodità, impigriti dall’offerta di cinema delle tv satellitari e da schermi televisivi casalinghi sempre più mastodontici): si è irreversibilmente spenta una cultura. Quella che mi ha insegnato ad amare la visione in sala, il buio, l’esperienza collettiva, la grana della pellicola, il suono avvolgente, i volti, i corpi e i paesaggi che si facevano carne viva ben prima che il 3D ce li facesse piombare addosso. La stessa cultura che mi fa amare anche lo splendore degli effetti speciali, se goduti su un grande schermo, e che ha insegnato alla mia generazione di studenti e di spettatori che, banalmente, il cinema è bello perché è vario, perché impasta come nessun altro medium l’intrattenimento e il pensiero, perché è un’esperienza emozionale che puoi ritagliarti e cucirti addosso ogni volta che vuoi. Guardo con un po’ di tristezza agli spettatori seriali, massificati, che consumano il cinema come un qualsiasi altro rito impersonale di una società che crede di poter scegliere tutto, e invece è sempre più incanalata.
Bene. Questo pistolotto un po’ retorico e un po’ nostalgico per arrivare alla sostanza. L’Arsenale rischia seriamente di chiudere, per la prima volta in 29 anni di vita. Meno spettatori, costi vivi sempre più alti, studenti evaporati: tante cause con una sola conseguenza. Nei prossimi due mesi gli amici che gestiscono l’associazione dovranno far fronte ad una serie di scadenze fiscali e bancarie che non hanno possibilità di rinvio. Mi rifiuto di credere che possa finire così, quindi ho scelto di dare una mano, con i mezzi che conosco meglio, che sono quelli della comunicazione.
La prima cosa che potete fare, se vi siete rivisti almeno un pochino nelle mie parole, è continuare a venire al cinema, anzi, venirci una volta di più. Con questo gruppo e con altre iniziative stiamo lanciando una libera sottoscrizioneper l’Arsenale: se non avete rinnovato la tessera vi invito a farlo, sapendo che avete la possibilità di lasciare liberamente un contributo più alto, a partire dal prezzo standard di 5 euro. Fate la tessera, regalate una tessera agli amici cinefili, se ne avete.
Poi c’è la tessera "Socio sostenitore", che abbiamo pensato per chi sente di poter dare un contributo economico più sostanzioso, e che ovviamente dà grandi vantaggi: con una sottoscrizione a partire da 200 euro si ha il diritto all’ingresso gratuito illimitato, per tutto il 2011, sia all’Arsenale che al Giardino Scotto.
Se la crisi vi impedisce di dare anche un piccolo contributo economico, vi chiediamo allora un piccolo favore: passate parola. Ne abbiamo bisogno. Stiamo organizzando una festa per l’Arsenale a febbraio e anche lì partecipare, con la presenza e con il cuore più che con il portafoglio, sarà un segno molto molto gradito.
Non lasciamo che muoia uno dei presidi culturali di questa città. Io non ho ancora voglia di veder scorrere i titoli di coda. E voi?
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