lunedì 27 dicembre 2010

Come cambierà la tassazione per i nostri concittadini dal 2014? Vi presento l'IMU‏




In questi giorni di vacanza ho provato ad approfondire cosa succederà (semmai succederà) con l’arrivo del Federalismo Fiscale e della nuova tassa unica l’IMU (Imposta Municipale Unica), che raggrupperà le attuali tasse comunali (Ici, addizionale Irpef, etc); ad essa si sommerà l’imposta municipale secondaria (facoltativa) che sostituirà le preesistenti Tosap, Cosap, Pubblicità e via di seguito. I cambiamenti saranno tanti e tutt’altro che lineari e scontati.

Il decreto legislativo 292, in discussione alla Commissione bicamerale, prevede la devoluzione, a favore delle amministrazioni comunali, della fiscalità immobiliare e del gettito derivante della nuova cedolare secca sugli affitti. In altri termini: dal 2011 i tradizionali trasferimenti ai Comuni non arriveranno più dai capitoli di spesa che il ministero dell’Interno riserva agli enti locali, ma da un nuovo fondo alimentato dalle imposte di registro, di bollo, dell’imposta ipotecaria e catastale, dei tributi catastali speciali, dell’Irpef relativa i redditi fondiari e della cedolare secca sugli affitti.

L’erogazione diventerà effettiva a partire dal 2014 e avrà un ammontare complessivo stimato in 15 miliardi di euro, cifra simile a quello che lo Stato destina tuttora. Ma cosa possiamo leggere dall’analisi fatta dal Senatore Stradiotto (membro PD della Commissione) ? Si Legge che sorridono le città capoluogo, le località turistiche e i centri fortemente industrializzati; insomma, i ricchi. Stringono, ulteriormente, la cinghia, i poveracci, privi di risorse significative e già alle prese con bilanci in rosso.

Insomma, un federalismo fiscale municipale che agisce da Robin Hood alla rovescia: rimpingua il salvadanaio di Cortina (+353%) e svuota quello di Barile (-90%). «Propongo questo studio come un contributo costruttivo alla riflessione, aldilà della logica di schieramento», commenta Marco Stradiotto «è evidente che una riforma federalista che necessita di ingenti fondi perequativi, per evitare tracolli nei bilanci, richiede un correttivo di partenza. Perché il rischio concreto è quello di non riuscire a rompere la storica sedimentazione di privilegi creatisi con la spesa e i trasferimenti storici».

In questo caso alla nostra città va bene (almeno sulla carta e facendo pesare l’aumento sui cittadini) in quanto c’è un aumento stimato di introiti pari al 51% (vedi la tabella)… ma non è questa la via maestra. Non è forse meglio istituire (come da noi richiesto con un odg durante la votazione dello scorso Bilancio) una tassa di scopo per città d’arte e che offrono servizi metropolitani? Sarebbe più equa e peserebbe meno sulla collettività!

Cosa ne pensate?
Antonio

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