giovedì 2 dicembre 2010

DECIDERE DI NON DECIDERE di Maurizio Sereni‏

HO DECISO DI PUBBLICARE QUESTO POST DI MAURIZIO SUBITO (lo trovate nel resto del post). Senza pensarci un attimo, senza neanche chiederlo, perché in questa nota Mau è riuscito a rappresentare perfettamente i miei pensieri e le mie preoccupazioni. E' il momento di una svolta, di un cambio di passo. Quello che manca alla politica italiana per ridare speranza e futuro al nostro PAESE. Quel futuro e quella speranza che richiedono decine di migliaia di giovani che sono scesi in Piazza in queste settimane contro il DDL Gelmini, che richiedono i lavoratori che hanno perso un posto di lavoro, che richiedono quelle famiglie che non sanno come arrivare a fine mese.

Decidere di non decidere vuol dire frantumare le speranze di tutta questa gente!


La politica oggi è ad un tale livello di incapacità che le persone non la seguono più e scelgono sempre più di non farsi neanche una opinione di quello che le circonda. In un clima di totale abbandono e di personaggi incollati ai propri scranni e posizioni di rendita, si cercano e si creano i "diversivi di massa", pur di non discutere dei veri problemi e cercare di risolverli. E anche quando si prende spunto dalla cronaca, si vuole distorgere il singolo fatto per riuscire a nascondere la realtà sullo sfondo. Ci si chiede, ad esempio, perchè quando si parla di "morte" non si affrontino la vergogna degli incidenti sul lavoro o la piaga sempre più dilagante, delle nuove povertà. Su questi fronti la responsabilità della politica è diretta e presuppone forte senso dello Stato, confronto, scelte dure ma inevitabili se si ha a cuore la "vita" dei propri cittadini. Non sono argomenti che si possono lasciare all'arbitrio del mercato o alle scelte di altri soggetti.

Invece, alla Camera dei Deputati, l'ultima discussione prima di una bella sosta di una settimana imposta da chi del "non decidere di decidere" ha fatto uno stile di vita (mi piacerebbe capire se la diaria la percepiscono ugualmente...), si è incentrata sulle differenze fra suicidio ed eutanasia e su come la politica debba intervenire: un modo per dibattere del niente, stante il fatto che in Italia il suicidio non è perseguito e l'eutanasia si. Pro o contro il niente dunque, perchè tutto o quasi si riduce ad una crociata ideologica che ha lo scopo di creare materiale per i giornali e TV e per distogliere dalle vere preoccupazioni degli italiani. I quali, sul diritto di autodeterminarsi senza nuocere agli altri che poi è il vero quesito di fondo, non vengono mai interpellati seriamente da nessuno (tranne i Radicali), ma tutti vogliono imporre la propria visione.

Mentre invece del diritto di non rimanere schiacciato sotto un macchinario o di volare da un tetto perchè privo di dispositivi di sicurezza o formazione adeguata a nessuno (o quasi), proprio si fa a meno di chiedersi il perchè. Anzi, non mi meraviglierei se in clima di tagli per tenere sotto controllo i conti, il nostro caro Tremonti decidesse di intervenire sui risarcimenti per i familiari dei deceduti sul lavoro. Ecco, per il poco o niente che possa valere, chi mette al centro della propria politica questi argomenti e propone soluzioni convincenti, mi vedrà sostenerlo.

Nessun commento: