mercoledì 16 marzo 2011

La posizione del PD provinciale sui 150 anni dell'Unità d'Italia

Il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia cade in un periodo negativo, in cui la crescita economica è interrotta, crescono le differenze sociali, una generazione di giovani sembra tagliata fuori dalle garanzie sociali, il patrimonio culturale appare in via di dissipazione e sono messi in discussione perfino i fondamenti del patto costituzionale, della coesione tra i territori, i ceti sociali e le generazioni. Proprio per questo è fondamentale trarre ispirazione dai due momenti che hanno fondato l’Italia: Risorgimento e Resistenza.

Centocinquant’anni fa arrivava a un primo momento di conclusione il Risorgimento, che grazie al sacrificio di patrioti in gran parte giovani ha dato all'Italia forma di nazione e di stato e gli ha permesso di agganciarsi, pur tra contraddizioni, problemi e ritardi, al processo di modernizzazione che ha investito l’Europa nell’800 e nel '900.

Quasi settant’anni fa la Resistenza ha immesso nella politica e portato fino alla direzione dello stato ceti sociali e tradizioni politiche che ne erano rimaste escluse.

Ha consentito all’Italia di contribuire alla liberazione dal fascismo e dal nazismo e di costruire una democrazia repubblicana avanzata, sulla base di una Costituzione che, in modo ancora attuale, pone tra i compiti della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale.

Riandare a questi due momenti della nostra storia significa riconoscere che non da una sola tradizione culturale, ma da molte e spesso diverse e contrapposte tra di loro, sono venute le risposte ai nostri problemi più gravi.

Ma significa anche capire che, in momenti di svolta come è anche questo, in cui l’Italia deve adeguarsi alla globalizzazione economica e sociale, le risposte non si trovano nella paura del nuovo e nella chiusura in egoismi individuali, e nemmeno nell’indifferenza scettica di chi rifiuta la politica considerando uguali e inadeguate tutte le posizioni.

Si tratta di trovare strade che consentano di conciliare l’unità nazionale con la valorizzazione delle specificità di cui l’Italia è ricca; di coniugare principi come libertà, solidarietà ed eguaglianza in modi nuovi, di rispondere alle esigenze delle giovani generazioni, di trovare un equilibrio tra esigenze di crescita ed esigenze di redistribuzione.

Si tratta insomma di ricostruire, col contributo di forze anche molto diverse tra loro, il fondamento civile del nostro stare insieme. E la storia ci fa essere ottimisti sulla possibilità di trovare, anche nei momenti più bui, le energie necessarie per riuscirci.

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