lunedì 7 marzo 2011

'No' ad election day costerà 300 milioni di euro - E' scandaloso

Dire no all'election day significa buttare dalla finestra 300 milioni di euro in un momento di crisi economica per le famiglie e i lavoratori. Non ci sono ragioni logiche per non accorpare nel giorno delle elezioni amministrative anche il voto sui referendum sull'acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento. Il governo ci dovrà spiegare le ragioni di questa scelta sconsiderata quando dal 14 marzo sarà discussa in Aula la nostra mozione.


MOZIONE SI ALL'ELECTION DAY

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2011, ha deliberato l'ammissibilità di quattro richieste di referendum abrogativo: a) modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione; b) determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; c) nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; d) abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale;
in base all'articolo 34 della legge n. 352 del 1970 il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno»;
la legge n. 352 del 1970 che regolamenta i referendum impedisce esclusivamente, come si desume dall'articolo 31, l'abbinamento tra referendum ed elezioni politiche;
nella prossima primavera sono 1.310 i comuni italiani che andranno al voto nelle elezioni amministrative, e tra questi, 11 città che vantano una popolazione superiore a 100.000 abitanti: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina e Novara. Arezzo, Barletta e Catanzaro, appena sotto i 100.000. Si voterà anche per il rinnovo degli organi elettivi della regione Molise e di undici amministrazioni provinciali: Reggio Calabria, Ravenna, Trieste, Gorizia, Mantova, Pavia, Macerata, Campobasso, Vercelli, Lucca, Treviso;
non accorpare la data delle elezioni amministrative 2011 con quella dei referendum sarebbe una scelta molto grave, non solo per il disagio che porterebbe a molti cittadini chiamati a votare per tre volte, per tre settimane, ma anche e soprattutto perché produrrebbe un costo per i contribuenti italiani talmente alto da essere insopportabile;
la crisi economica impone di modulare le scadenze elettorali in modo ancor più attento per esigenze di risparmio della collettività, così da utilizzare le risorse risparmiate a fini di utilità pubblica;
la recente storia elettorale italiana dimostra come l'elettorato appare pienamente in grado di esprimere valutazioni differenziate anche su elezioni che avvengano contestualmente,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza volte a fissare la data di convocazione degli elettori per i quattro referendum abrogativi del 2011 nella stessa domenica in cui sono convocati gli elettori per il primo turno delle elezioni amministrative 2011.

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