domenica 20 febbraio 2011

Vecchie Glorie a Livorno - di Giuseppe Alberto Falci

Da alcuni giorni insieme a Giuseppe abbiamo deciso di commentare la rassegna stampa il venerdi e il sabato e di pubblicare la domenica un suo articolo su temi di poltica nazionale.
Oggi pubblico molto volentieri un suo resoconto di un dibattito sul socialismo che si è svolto ieri a Livorno.
Non ho potuto partecipare personalmente, ma leggendo l'analisi di Giuseppe sono sempre piu convinto che il PD deve essere il perno centrale di un centro sinistra riformista che fondi la sua proposta politica su un nuovo welfare e su una regolamentazione del mercato del lavoro.
In merito all'approdo del PD nel PSE credo che non sia la nostra priorità e che soprattutto la scelta deve nascere all'interno del PD e non come "consiglio" per fare l'accordo politico con SEL
A


Di Giuseppe Alberto Falci (pubblicato su PD e dintorni prima pagina The Front Page)

Succede che in un sabato pomeriggio qualunque, lì dove i comunisti si separarono dai socialisti, stiamo parlando di Livorno, per qualche ora non si parla del bunga-bunga, non si parla del processo di Milano nei confronti del Cav., né tanto meno della cosiddetta Santa Alleanza, né del totocandidato del centrosinistra. Arrivi in questa sala convegni, ubicata nella zona industriale della cittadina toscana, e ritrovi attorno ad un tavolo un pezzo di storia della sinistra italiana: Fausto Bertinotti, Emanuele Macaluso, Giuseppe Vacca, Giuseppe Tamburano. Modera i lavori: Lanfranco Turci, promotore del Network per il socialismo europeo.

Già il titolo della kermesse, “Dalla scissione comunista all’unione per il socialismo nel XXI secolo”, la dice tutta sul livello del dibattito. “Nell’attuale fase politica e sociale, ove nel Paese avanza il tentativo dei poteri forti per instaurare un modello di capitalismo autoritario a fronte della crisi irreversibile del neo liberismo, si rende necessario un rapido processo di scomposizione e ricomposizione della sinistra italiana per una sua unitaria ricostruzione…”, recitano le prime tre righe del volantino che racchiude il nocciolo del dibattito.

Cosa ne è stato della sinistra in Italia dopo la caduta del Muro? Macaluso ritiene che “la responsabilità è di chi nel Pci di allora fece una svolta senza indicare un approdo”. E di chi, “in occasione della svolta, fece una scissione rifondando un partito comunista”. Su questo punto Macaluso e Bertinotti si trovano sulla stessa lunghezza d’onda. Bertinotti è chiaro:”L’operazione di una seconda sinistra radicale è fallita. Abbiamo perso”. Si direbbe, il giorno del mea culpa.

Dalla platea un “compagno” socialista chiede quale sarebbe la ricetta. Di certo, continua Bertinotti, “l’operazione Pd è fallita, come dimostra la sua impotenza su ogni tema: Mirafiori, alternativa alla destra berlusconiana etc…”. L’exit strategy dalla frammentazione e divisione della sinistra italiana è “un’operazione costituente che muovendo da un big bang, ricostruisca un soggetto politico che possa approdare nel socialismo europeo”, conclude Bertinotti. D’altronde se ragioniamo in chiave Europa, “il Pd non ha sua particolar collocazione in Europa”. “Non è nel Pse”, tuona Macaluso. Ma “se dobbiamo fare un dibattito sul Pd, le riflessioni le faccio nel Pd nel quale credo fortemente”, rimanda al mittente Giuseppe Vacca. Ad ogni modo il problema sul ruolo del Pd, rincara la dose Vacca, ponetelo al Pd, che ha suggerito al “compagno” Vendola di rifondare insieme il partito. Per caso Vacca si riferiva alla proposta La Torre? Ah, saperlo.

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